SvizzeraLevrat: «La consegna tardiva dei giornali va discussa»
hm, ats
10.11.2023 - 11:01
La Posta torna alla carica sul tema dell'obbligo di consegnare i giornali entro le 12.30, a cui vorrebbe sottrarsi: l'azienda perde soldi e occorre agire, afferma il presidente del Consiglio di amministrazione Christian Levrat.
10.11.2023, 11:01
10.11.2023, 11:39
SDA
«Si tratta di un problema comune degli editori e della Posta», sostiene il 53enne in un'intervista pubblicata oggi da diverse testate romande, fra cui La Liberté. «Il numero di giornali stampati è in calo e i prezzi non coprono più i costi.
Nonostante una sovvenzione di 50 milioni versata dalla Confederazione nell'ambito degli aiuti ai media, la Posta perde 70 milioni all'anno in questo settore. Dobbiamo mettere le cose sul tavolo e discutere onestamente».
Ma un giornale consegnato agli abbonati solo il pomeriggio – osserva l'intervistatrice – non ha più senso. «Il dibattito politico è di competenza del parlamento e riguarderà sia gli editori che la Posta», risponde l'ex consigliere nazionale (2003-2012) e consigliere agli stati (2012-2021).
«Noi oggi non facciamo altro che sottolineare la necessità di agire, perché allo stesso tempo anche la consegna pomeridiana dei pacchi risponde a un'esigenza dei nostri clienti che hanno effettuato gli ordini la sera prima. E spesso sono gli stessi postini a consegnare pacchi, posta e giornali».
«Ripensare al modo in cui è organizzata la distribuzione»
L'ex uomo politico a lungo presidente del Partito socialista svizzero (dal 2008 al 2020) ammette peraltro che consegnare un quotidiano fa parte del servizio pubblico. Ma aggiunge: «Dobbiamo semplicemente ripensare al modo in cui è organizzata la distribuzione, nell'interesse dei nostri clienti e a causa dei cambiamenti in atto nel mondo dei media».
Nell'intervista Levrat parla pure degli aumenti delle tariffe postali ("come chiunque, subiamo il rincaro"), anche alla luce del fatto che i conti 2023 dovrebbero comunque chiudersi con un utile ("ma siamo sotto pressione di fronte al clima generale dei consumi e dell'inflazione"), come pure del costante calo del volume delle lettere e del forte arretramento dei pagamenti allo sportello.
Non manca un accenno ai quasi 3900 dipendenti di Direct Mail Company (DMC) – filiale della posta attiva nella distribuzione di pubblicità e giornali – per la grandissima pare attivi a tempo parziale che perderanno il posto di lavoro: sarà «molto difficile» trovare una soluzione per loro, dice.
A questo proposito il padre di tre figli riferisce di avere problemi con la moglie per l'adesivo «Stop alla pubblicità» sulla cassetta della posta. «A casa mia è un casus belli da anni. Mia moglie ci tiene, perché è lei che si occupa della posta e dei rifiuti. Io no, perché trovo interessante sfogliare il materiale per vedere cosa succede nella mia regione».
«Il 70% delle domande dei clienti gestite direttamente dal nostro chatbot»
Non mancano le considerazioni sull'intelligenza artificiale (IA). «Oggi, il 70% delle domande dei clienti ricevute tramite il canale di chat vengono gestite direttamente dal nostro chatbot», spiega Levrat. «L'IA viene utilizzata anche per pianificare i giri dei postini, incorporando informazioni sul traffico e sulla meteo».
E a chi critica la Posta sostenendo che, attraverso l'acquisto di aziende, distorce la concorrenza, il giurista con laurea in giurisprudenza conseguita a Friburgo risponde in modo lapidario: «Il sistema della Posta è semplice: offriamo servizi in concorrenza con altri e copriamo i costi non coperti del servizio universale. Mi sembra molto più intelligente che ricorrere a sovvenzioni statali».
Christian Levrat è presidente del Cda della Posta dal primo dicembre 2021. Ha alle spalle una carriera politica, ma nessun incarico di dirigente aziendale. La sua nomina è avvenuta da parte del Consiglio federale su proposta della collega di partito e responsabile del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) Simonetta Sommaruga.
Levrat era succeduto a Urs Schwaller: un altro friburghese, ma PPD, che da parte sua era stato a sua volta proposto dall'allora numero uno del DATEC Doris Leuthard, pure lei esponente dell'allora Partito popolare democratico (PPD), oggi Centro.