Ele2019Lobbisti indeboliti in parlamento (per ora)
ATS
24.10.2019 - 14:07
Il rimescolamento nella composizione del Parlamento federale in seguito alle recenti elezioni, che hanno visto avanzare Verdi e Verdi liberali specie al Consiglio nazionale, avrà conseguenze anche sulla situazione di alcuni lobbisti.
A causa di diverse «trombature» eccellenti, i rappresentanti del mondo economico, dei sindacati e della casse malattia perderanno un po' dell'influenza avuta finora, almeno inizialmente.
«I perdenti sono i lobbisti dell'UDC, del PLR e del PS in rappresentanza dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e dei sindacati», ha affermato a Keystone-ATS Thomas Angeli, co-presidente di Lobbywatch.ch, un'associazione non a scopo di lucro composta di giornalisti di diversi media svizzeri.
L'USAM è senza dubbio il grande perdente in queste elezioni con la mancata riconferma del presidente Jean-François Rime (UDC/FR), del direttore Hans-Ulrich Bigler (PLR/ZH) e degli amministratori Hansjörg Brunner (PLR/TG) e Peter Schilliger (PLR/LU). Insomma, questo gruppo di interesse è uscito con le ossa rotte dalla consultazione.
Alla RSI, il giorno stesso delle elezioni, la direttrice di Economiesuisse, Monika Rühl, aveva dichiarato che la mancata rielezione di Rime e Bigler rappresenta una grossa perdita per il mondo economico.
Ma se il mondo imprenditoriale si lecca le ferite, per i sindacati non vi è motivo di sorridere, come dimostrano le «trombature» di Corrado Pardini (PS/BE), membro della direzione di Unia, di Adrian Wüthrich (PS/BE), presidente di Travail.Suisse e di Philipp Hadorn (PS/SO), segretario del Sindacato del personale dei trasporti (SEV). Questa emorragia è stata parzialmente compensata dall'elezione al Consiglio nazionale di Pierre-Yves Maillard (PS/VD), presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS).
Anche l'associazione mantello degli assicuratori malattia, Santésuisse, dovrà darsi da fare per allacciare nuovi contatti a Palazzo federale. Il suo presidente, Heinz Brand (UDC/GR), figura infatti tra i deputati «eccellenti» che dovranno lasciare il «Cupolone». Lo stesso vale per il Gruppo svizzero per le regioni di montagna, il cui direttore Thomas Egger (PPD/VS) dovrà fare le valigie. Anche la lobby nucleare ha subito uno smacco, con la non rielezione di Hans-Ulrich Bigler, presidente del Forum nucleare svizzero.
Secondo lo studio pubblicato in febbraio da Transparency International Switzerland, i 246 membri che compongono il Nazionale e il Consiglio degli Stati hanno più di 2000 legami di interesse con circa 1700 aziende e organizzazioni. I parlamentari possono concedere due tesserini d'ingresso a Palazzo federale a due persone o decidere di attribuire due badge d'entrata al giorno agli ospiti di loro gradimento.
Ma, come ha sottolineato lo scorso febbraio il presidente di Trasparency Switzerland, Eric Martin, «i maggiori lobbisti sono gli stessi parlamentari», dal momento che ognuno di loro dispone in media di tra sette e nove mandati in aziende, consigli di amministrazione, associazioni, organizzazioni, think tank, forum.
«Non ci saranno meno lobbisti nel nuovo parlamento, sia che si tratti degli stessi parlamentari o di lobbisti puri», ha sottolineato Thomas Angeli. Tuttavia, è difficile stimare quanti deputati neoeletti saranno dei lobbisti tradizionali
Unica certezza: molti lobbisti esterni al Parlamento perderanno la tessera di accreditamento a palazzo federale in seguito alle dimissioni o alla non rielezioni di alcuni parlamentari. «Le organizzazioni e le imprese dovranno quindi iniziare a cercare nuovi rappresentanti eletti che fanno al caso loro, agendo per il tramite dei partiti con i quali hanno contatti», ha spiegato Angeli.
Ci sono anche i casi di parlamentari attivi in consigli di amministrazione di aziende o consigli consultivi, come Sebastian Frehner (UDC/BS), che dovrà lasciare il gruppo di riflessione dell'assicuratore Groupe Mutuel perché non è stato rieletto al Nazionale.
«C'è una vicinanza ideologica tra il campo borghese e l'economia e tra il campo rosso-verde e le associazioni ambientaliste o sindacali», puntualizza Thomas Angeli. «Gli interessi delle associazioni ambientaliste saranno sicuramente meglio rappresentati e difesi nel nuovo parlamento», a detta del copresidente di Lobbywatch.ch.
Lo stesso Angeli si è detto anche curioso di sapere quanto saranno affini i sindacati e Verdi. Il settore «clean-tech» potrà sicuramente contare sui verdi liberali, secondo Angeli. «Ma altrimenti, nel complesso, non ci saranno grandi cambiamenti», ha sostenuto.
Tuttavia, Lobbywatch.ch si aspetta che i giovani parlamentari neoeletti saranno più critici nei confronti dei lobbisti. Per questo Angeli crede che il lavoro di lobbying durante la legislatura 2019-2023 sarà più complicato che in passato.
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