Intervista «Mi è stato detto che non era opportuno che criticassi il papa»

Silvana Guanziroli e Markus Wanderl

13.3.2019

Dal 2016, Luc Humbel detiene la più alta carica cattolica eletta democraticamente in Svizzera. La Chiesa elvetica è organizzata in due parti distinte. Humbel si occupa di diritto pubblico ecclesiastico.
Dal 2016, Luc Humbel detiene la più alta carica cattolica eletta democraticamente in Svizzera. La Chiesa elvetica è organizzata in due parti distinte. Humbel si occupa di diritto pubblico ecclesiastico.
Giorgio von Arb

Scandali, misoginia e dimissioni: la Chiesa cattolica è in difficoltà. Intervistato da «Bluewin», Luc Humbel, che ricopre la principale carica cattolica eletta in modo democratico in Svizzera, parla senza peli sulla lingua.

L'avvocato argoviese Luc Humbel è a capo delle organizzazioni ecclesiastiche cantonali in Svizzera dal 2016. Come presidente della Conferenza centrale cattolica romana, è responsabile in materia di diritto pubblico ecclesiastico. Che si tratti di questioni legate all’uso del denaro proveniente dalle imposte, di dimissioni, o ancora di reclami, tutto finisce sulla sua scrivania.

In tempi in cui il Vaticano ha dovuto indire un vertice anti-abusi a causa della pressione dell'opinione pubblica, quello di Humbel è un compito tutt’altro che facile. Nel suo studio legale a Brugg, nel Canton Argovia, l'avvocato, noto all’opinione pubblica come legale delle vittime nel caso del quadruplo omicidio di Rupperswil, risponde alle domande dei giornalisti di «Bluewin».

Signor Humbel, due settimane fa le alte autorità cattoliche si sono incontrate a Roma in occasione di un vertice sulla lotta agli abusi sessuali. Si è discusso molto, ma non sono state prese decisioni concrete. Le vittime di abusi di tutto il mondo hanno espresso la loro delusione. Qual è la sua opinione a riguardo?

Al primo impatto, io stesso sono rimasto deluso. Comprendo tutti quei membri della Chiesa cattolica che dubitano dell'istituzione a cui appartengono. Per quanto mi riguarda, la consapevolezza che il sistema abbia cercato in tutti i modi di proteggere se stesso – tra l’altro a spese dei più deboli - è la cosa più devastante. La Chiesa ha perso notevolmente credibilità dopo questi avvenimenti. E per un'istituzione che pone la fede al centro di tutto, si tratta di un momento davvero difficile da gestire.

Quali conseguenze comporta una situazione del genere per la Chiesa cattolica in generale e per la Chiesa regionale in Svizzera in particolare?

Stiamo affrontando un'enorme prova. Dobbiamo recuperare la credibilità che abbiamo perso, sebbene in Svizzera abbiamo già assolto, in gran parte, ai nostri compiti in materia di abusi sessuali. Oserei dire che siamo i primi al mondo in questo senso: la Chiesa denuncia ogni sospetto fondato e consegna il caso alle autorità criminali. Abbiamo aperto archivi e formalizzato atti. Abbiamo, inoltre, istituito un fondo cui attingere nel momento in cui viene accolta una richiesta di risarcimento avanzata da vittime di abusi in casi in cui un indennizzo non sia più ottenibile a causa della decorrenza dei termini di prescrizione.

Qual è la somma che, in totale, siete riusciti a risarcire finora?

Complessivamente abbiamo versato circa un milione di franchi. E non tutti i casi sono stati archiviati. Per me, questa è l'unica strada giusta da seguire. Ci facciamo carico dei casi di tutte le vittime, senza escludere o mettere da parte quelli andati in prescrizione.

Tuttavia, sono consapevole del fatto che la situazione è completamente diversa nei Paesi in cui gli abusi sessuali commessi da sacerdoti non sono mai neanche oggetto di discussione pubblica. È per questa ragione che il vertice di Roma è stato così importante. Anche solo per chiarire che la Chiesa è colpita dal problema in tutto il mondo.

«Ci occupiamo di tutte le vittime e non ci nascondiamo dietro i termini di prescrizione, anche qualora essi siano decorsi.»

 
Luc Humbel, presidente della Conferenza centrale cattolica romana

I vescovi svizzeri hanno illustrato le misure adottate nel nostro Paese in occasione del summit contro gli abusi sessuali?

So che il vescovo Felix Gmür ha posto al centro della discussione argomenti quali il potere, il sistema dominato dagli uomini e il celibato. Ha dunque richiamato l'attenzione su problemi fondamentali.

Il celibato come elemento scatenante. Cosa pensa a riguardo?

Come avvocato, sono cauto nell'attribuire responsabilità. Tuttavia, quel che posso dire è che per me è evidente come la limitata libertà sessuale all'interno della Chiesa abbia qualcosa a che fare con gli scandali di abuso. Chi ha abusato era consapevole di agire in un ambiente al cui interno avrebbe goduto di una relativa protezione.

Di fronte ai problemi che la Chiesa cattolica deve affrontare, ha mai pensato di dimettersi?

No, mai. Sono convinto che sia possibile ottenere dei cambiamenti soltanto impegnandosi direttamente. Non voglio dire che la situazione attuale mi motivi, ma comunque mi tormenta e mi spinge a fare qualcosa di concreto.

Verso la fine del 2018, sei donne di spicco hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica della Svizzera in segno di protesta. Si tratta delle ex consigliere nazionali Cécile Bühlmann (Partito ecologista) e Ruth Gaby Vermot (PS), insieme all'ex consigliera comunale di Zurigo Monika Stocker, alle teologhe Regula Strobel, Doris Strahm e Anne-Marie Holenstein e, infine, all'ex direttrice dell'Opera cattolica svizzera di solidarietà Hilfswerks Fastenopfer. Tutte hanno giustificato le dimissioni puntando il dito contro la misoginia della Chiesa cattolica. Che effetto ha avuto la loro protesta su di lei?

Quanto accaduto mi ha scioccato, soprattutto perché si trattava di cattoliche fortemente impegnate nel sociale. Mi rammarico di ogni singola dimissione, ma mi è dispiaciuto di queste in particolar modo. Il modo in cui sono avanzate è stato, in definitiva, un attacco e un forte rimprovero rivolti all'istituzione. E, in questo caso, occorre essere chiaramente disposti ad ascoltare.

L'ex consigliera nazionale Ruth Gaby Vermot (PS) ha abbandonato la Chiesa cattolica verso la fine del 2018 e, con lei, altre cinque politiche di primo piano. Si è dimessa dall'istituzione in segno di protesta contro «il sistema di potere patriarcale».
L'ex consigliera nazionale Ruth Gaby Vermot (PS) ha abbandonato la Chiesa cattolica verso la fine del 2018 e, con lei, altre cinque politiche di primo piano. Si è dimessa dall'istituzione in segno di protesta contro «il sistema di potere patriarcale».
Keystone

La Chiesa cattolica è misogina?

Io la vedo in questo modo: la Chiesa cattolica non ha problemi con le donne, bensì con gli uomini. Si tratta di qualcosa che sta fermentando all'interno dell'istituzione, ma non sono sicuro che tutte le persone responsabili ai vertici lo abbiano capito. Questa è una delle ragioni per cui è difficile dare una risposta precisa alla domanda. Per quanto mi riguarda, fino ad oggi nessuno è riuscito a darmi una giustificazione esauriente sul motivo per cui l'episcopato femminile o il matrimonio dei preti non siano ammessi all’interno della Chiesa cattolica in linea di principio. Nel convento Fahr del Canton Argovia, alla periferia di Zurigo, da due settimane ha preso piede una nuova iniziativa. L’intera struttura del Benediktinerinnenkloster (monastero di suore benedettine) si riunisce in preghiera ogni giovedì, affinché alle donne ecclesiastiche sia riconosciuta, all’interno della Chiesa, la posizione che meritano per dedizione e dignità. Ciò mi dà forza in questa battaglia.

Dobbiamo aspettarci che un giorno siano le donne a celebrare la messa?

Spero che ciò avvenga, non solo perché l'aspettativa di vita sta aumentando enormemente. Seriamente: sì, ci credo. Se non lo facessi, per me sarebbe un problema.

Non sono soltanto le personalità eminenti ad abbandonare la Chiesa cattolica. Come si sta muovendo per frenare questa tendenza?

Se un membro della Chiesa si è distaccato dall'istituzione già da tempo, allora è del tutto comprensibile per me che questi casi di abuso siano l'ultima goccia prima di allontanarsi definitivamente. Ecco perché occorre coinvolgere maggiormente i membri passivi. Questi ultimi sono comunque disposti a pagare le imposte ecclesiastiche, quindi per loro la Chiesa resta qualcosa che presenta un determinato valore. Nella pratica, ciò significa che la Chiesa deve essere più trasparente e parlare apertamente di come vengono usati i soldi dei contribuenti. «Fai del bene e fallo sapere»: questo detto vale in generale, non soltanto per il contesto ecclesiastico. Ma bisogna imparare a metterlo in pratica.

E ci tengo assolutamente ad aggiungere una cosa in merito al numero di membri: non ci sono mai stati così tanti cattolici in Svizzera come oggi. Sfido a trovare un'altra organizzazione con oltre tre milioni di membri. Naturalmente, anche le migrazioni hanno contribuito a formare questo grande numero. Malgrado ciò, un dato così elevato è un fatto inoppugnabile.

«Sono un credente responsabile e non devo dare conto al papa di come vivo la mia fede.»

 
Luc Humbel, presidente della Conferenza centrale cattolica romana

Per molti giovani, la chiesa è qualcosa di «out». Come intende raggiungerli e stimolarli a far parte dell’istituzione? Altre chiese, ad esempio, puntano su celebrazioni religiose che si trasformano in autentiche feste.

La messa in salsa popolare non mi sembra la giusta soluzione. Per quanto mi riguarda, si tratta di qualcosa che, tendenzialmente, è troppo populista. Un luogo di fede non può rappresentare un posto in cui, banalmente, si canta una canzone pop di domenica mattina. Per questo, ci vogliono altre soluzioni.

Lei ha criticato papa Francesco. Quest’ultimo ha affermato che abortire è come «affittare un sicario». Una frase che lei ha giudicato indifendibile.

Aver fatto un'affermazione del genere in quel modo è stato offensivo - e questo mi ha infastidito. Ha una posizione piuttosto sfumata sulla questione, probabilmente più di tutti i suoi predecessori. Ma è intollerabile che abbia ferito il prossimo con semplificazioni pronunciate a cuor leggero. Mi sento di dirlo nonostante lui sia anche il mio papa. Per i vescovi ciò non costituisce un problema; se per il Papa in persona valga lo stesso, questo non so dirlo.

La sua affermazione ha provocato una loro reazione?

Sì, certo. Ovviamente mi è stato detto che non avrei dovuto criticare il papa. Ma qui entra in gioco, ancora una volta, il concetto di sistema che ruota intorno al potere, che io non condivido. Sono un credente responsabile e non devo dare conto al papa di come vivo la mia fede. Non metto in dubbio la sua autorità, ma non devo necessariamente condividere sempre la sua opinione.

Papa Francesco, portatore di speranza e supremo pastore della Chiesa cattolica. 
Papa Francesco, portatore di speranza e supremo pastore della Chiesa cattolica. 
Keystone

Papa Francesco è stato considerato un portatore di speranza sin dall’inizio della sua investitura. Il che porta a porsi delle domande: se la Chiesa cattolica fallisce nel tentativo di risolvere i propri problemi sotto questo pontificato, quando ci riuscirà?

Difficile da dire. Naturalmente, anch'io ho provato una sensazione di euforia quando ho sentito i suoi primi voti pubblici. Oggi, tuttavia, sembra che il papa sia influenzato, più di prima, dalla politica della Chiesa e che sia più orientato verso il possibile piuttosto che verso il desiderabile. Ma proprio com'è stato sorprendente il fatto che Francesco diventasse papa, ci si può aspettare allo stesso modo una seconda sorpresa. Non voglio, comunque, caricarlo del peso di essere l'unico responsabile del futuro della Chiesa. Questa responsabilità è da condividere tra tutti i credenti.

Qual è l'asso nella manica della Chiesa cattolica?

Il più grande «ambasciatore» di cui la Chiesa dispone è Gesù. Oggigiorno, Gesù verrebbe senz’altro riconosciuto come una star. Ha avuto il coraggio di ribellarsi e di chiamare gli abusi con il loro nome ed è stato il primo modello da seguire per tutta l'istituzione in assoluto. Il suo messaggio sulla gestione del creato o sulla costruzione di una società solidale è del tutto attuale ed è, per questo, importante che venga recepito in tutto il mondo.

La Svizzera in immagini

Tornare alla home page