SvizzeraMolti medici sottoccupati malgrado il COVID-19
ATS
15.7.2020 - 17:45
L'epidemia di coronavirus non ha avuto le stesse ripercussioni per tutti i medici. Se da un lato alcuni sono stati sommersi dal lavoro, dall'altro parecchi hanno dovuto forzatamente ridurre le proprie attività, con conseguenze non indifferenti sulle entrate.
È quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Federazione dei medici svizzeri (FMH) coinvolgendo i propri membri. I risultati dell'indagine, che riguarda il periodo fra marzo e maggio, sono stati pubblicati oggi all'interno della rivista dell'associazione.
Il virus ha toccato in modo molto variegato l'occupazione dei medici. A marzo, appena il 13% ha indicato di aver avuto «molto più lavoro», una percentuale inferiore a quella di chi ne ha avuto «un po' meno» (22%) o «molto meno» (32%). Un trend che ha sorpreso anche i diretti interessati.
Lo scarto si è addirittura allargato il mese seguente. In aprile infatti, solo il 7% ha riferito di un carico di lavoro maggiore. Quasi la metà – il 46% – ha parlato di molto meno lavoro e il 24% di un po' meno. In maggio la situazione si è normalizzata: sia la menzione molto più lavoro che quella molto meno hanno raggiunto il 9%.
Un caloche ha inevitabilmente influito sui guadagni
Questo calo delle attività ha inevitabilmente influito sui guadagni. Oltre due terzi degli interpellati si aspetta delle perdite e il 43% che tali perdite siano «importanti». Per il 4% del campione, il deficit accusato potrebbe perfino costituire «una minaccia esistenziale». Il 36% dei medici ha rivelato di aver richiesto le indennità del lavoro ridotto, mentre l'1,6% ha effettuato licenziamenti.
Per quel che concerne i contatti con persone malate, un terzo dei dottori confida di essersi ritrovato in marzo almeno un giorno su due vicino a pazienti infetti o potenzialmente infetti. In aprile il tasso è sceso al 27% e in maggio al 12%. Il 26% ha invece dichiarato di non aver avuto alcuna interazione diretta con soggetti potenzialmente contagiosi.
I medici, un quarto dei quali rientra in un gruppo a rischio, si lamentano poi della carenza di materiale. Stando al 57% le mascherine erano difficilmente reperibili o del tutto introvabili a marzo e per il 40% la situazione era ancora così ad aprile. Un miglioramento in tal senso non si è infatti osservato prima di maggio. Lo stesso vale per le forniture di prodotti disinfettanti e di altro equipaggiamento.
282 dottori (il 2,3%) positivi al tampone per il Covid-19
Secondo il sondaggio, a cui hanno partecipato 12'111 medici dei 33'269 contattati suddivisi nelle tre regioni linguistiche, 282 dottori, ovvero il 2,3%, sono risultati positivi al tampone per il Covid-19. La quota rimane stabile fra chi esercita in ambulatorio e chi in ospedale. In 719 hanno affermato di aver avuto sintomi, ma di non essersi sottoposti al test.
Ai medici è anche stato chiesto di dare un voto all'operato delle varie autorità. Ne escono vincitori soprattutto i cantoni: il 51% ritiene che abbiano gestito «piuttosto bene» la crisi e il 35% che l'abbiano fatto «molto bene».
Leggermente inferiore il consenso per la Confederazione, il cui intervento è stato giudicato molto buono dal 25% e piuttosto buono dal 56%. Circa il 18% l'ha invece definito abbastanza o decisamente negativo.