Votazioni 15 maggio No Frontex, i fondi aumenteranno solo le violenze

pv, ats

25.2.2022 - 12:07

Il presidente dei Verdi Balthasar Glaettli ha illustrato i motivi per cui il suo partito appoggia il referendum.
Il presidente dei Verdi Balthasar Glaettli ha illustrato i motivi per cui il suo partito appoggia il referendum.
Keystone

La realtà al di là delle frontiere esterne dell'Europa è fatta di violenza, miseria e morte e le persone in fuga dalla guerra e dai regimi repressivi si vedono negare i loro diritti. Il regolamento europeo Frontex ha la sua responsabilità e non va quindi appoggiato.

pv, ats

Lo ha sostenuto oggi in una conferenza stampa il comitato No Frontex, lanciando la campagna contro l'adozione da parte della Svizzera delle nuove disposizioni Ue in materia adottate nell'ambito del trattato Schengen.

Contro tale adozione l'associazione Migrant Solidarity Network ha lanciato con successo un referendum su cui si voterà il prossimo 15 maggio, ritenendo che Frontex non faccia che complicare l'ingresso in Europa dei migranti, anche di coloro che necessitano di protezione, violando di fatto i diritti umani. Il comitato interpartitico No Frontex chiede più libertà di movimento per i migranti, non una maggiore protezione delle frontiere esterne europee.

«La solidarietà e la protezione dei diritti fondamentali sono valori europei centrali e il diritto di chiedere asilo è uno di questi. Questo diritto è attualmente violato da Frontex. Votando no, la Svizzera rafforza quelle forze all'interno dell'UE e del Parlamento europeo che chiedono a Frontex di rispettare i diritti fondamentali», ha affermato il presidente dei Verdi Balthasar Glättli, illustrando le motivazioni del suo partito.

La peggiore agenzia di frontiera

L'agenzia europea in realtà non rispetta i suoi mandati, tollera le violenze alle frontiere e in alcuni casi vi prende pure parte: «si tratta della peggiore autorità di frontiera al mondo, come l'ha definita un mio collega parlamentare europeo», ha aggiunto l'ecologista.

In nome del partito socialista, il zurighese Daniel Jositsch ha sottolineato che il PS sostiene i rapporti bilaterali, Schengen e le agenzie che ne fanno parte. Non condivide invece la politica europea di gestione dei migranti e per questo motivo sostiene il referendum. Di fatto l'Europa ha fatto in modo che non vi siano metodi legali per entrare nel suo territorio: ciò spinge i migranti ad intraprendere vie pericolosissime per mettersi in salvo.

«Si calcola che ogni giorno nel Mediterraneo muoiano in media 10 persone. Quello che noi abbiamo criticato alla politica migratoria di Donald Trump (il muro con il Messico), lo assistiamo di fatto anche in Europa: è stato creato un muro invalicabile e ciò non è tollerabile. Come svizzeri non possiamo combattere questa cosa, ma possiamo decidere misure di accompagnamento (ad esempio i programmi di reinsediamento – resettlement) in Parlamento in modo che si rispettino i diritti umani», ha concluso Jositsch. Il socialista, sottolineando l'urgenza di ripensare il sistema di Dublino, non ha risparmiato critiche alla consigliera federale Karin Keller-Sutter, per la sua inattività in questo ambito.

Più soldi a Frontex – maggior violenza

Gli ha fatto eco Saeed Farkhondeh, di Migrant Solidarity Network, sottolineando che «Frontex si comporta come se la migrazione fosse un pericolo, come se le persone che fuggono dal loro paese fossero pericolose». In realtà – ha proseguito il 20enne rifugiato iraniano che da nove anni vive in Svizzera – queste persone «stanno semplicemente cercando sicurezza e opportunità di vita per per pianificare il futuro. Dare più soldi a Frontex significa che ci sarà più violenza alle frontiere».

Mussie Zerai – parroco cattolico eritreo e uno dei fondatori di Alarmphone, che a lungo ha soggiornato in Svizzera e ora vive in Italia – ha sottolineato che l'Europa ha bisogno di un'agenzia di aiuto e di sostegno alle persone che passano attraverso il Mediterraneo. Frontex è uno strumento che impedisce l'accesso legale a questo persone e ciò costituisce una violazione dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra del 1951 che la Svizzera ha sottoscritto.

Fili spinati e barriere legali

Zerai ha ricordato le violenze dei lager in Libia o in Sudan: l'Europa e la Svizzera sono corresponsabili di queste violazioni dei diritti umani che i migranti subiscono. L'agenzia europea deve essere riformata: bisogna introdurre dei meccanismi di controllo, non è possibile che non debba rendere conto a nessuno del suo operato. Ci vuole un progetto europeo di ricerca, soccorso e protezione delle persone che sono in pericolo.

Graziella de Coulon del collettivo «Droit de Rester», ha denunciato le violenze che i migranti subiscono in tutto il percorso che fanno dal loro paese fino al loro arrivo in terra europea. «Si può dire che stiamo conducendo – noi, Europa e Svizzera – una guerra contro queste persone. Abbiamo creato la figura del migrante-nemico. In questa guerra Frontex è sempre presente, ovunque, per respingere questo cosiddetto nemico. Viola costantemente i diritti umani dei migranti». Rifiutare la violenza istituzionale è un dovere, un atto di civiltà, ha concluso.

Stiamo parlando di esseri umani, ha enfatizzato dal canto suo Andrea Meier, teologa cattolica dell'alleanza «Chiese contro l'estensione di Frontex»: «Ogni essere umano è fatto a immagine di Dio e ha diritto a una vita dignitosa. È assurdo proteggere le nostre frontiere da coloro che cercano protezione!». Finché ciò avverrà noi come Chiese dovremo esprimere il nostro dissenso e protestare contro queste violazioni nei confronti dei diritti fondamentali di queste persone.

Fino a 61 milioni entro il 2027

Per controllare meglio le frontiere esterne di Schengen, e sulla scorta delle ondate migratorie degli ultimi anni, come nel 2015, l'Ue ha deciso di rafforzare il mandato di Frontex, istituita nel 2004. Il nuovo regolamento mira, tra le altre cose, a migliorare il rimpatrio dei migranti illegali, a sostenere i ritorni volontari e a ottenere documenti di viaggio.

Il Parlamento elvetico ha approvato il progetto: i contributi finanziari della Svizzera a Frontex aumenteranno di conseguenza, passando dai 24 milioni di franchi del 2021 a 61 milioni nel 2027.

Stando al progetto europeo, adottato definitivamente dal Consiglio nazionale lo scorso settembre, per garantire il personale necessario, tra il 2021 e il 2027 Frontex dovrebbe costituire un corpo permanente comprendente fino a 10 mila membri al massimo. La Svizzera partecipava già in precedenza agli interventi di Frontex con i propri esperti. Entro il 2027 dovrà presumibilmente svolgere al massimo 16 interventi della durata di due anni e fino a 59 di quattro mesi ciascuno. Pertanto, Berna dovrebbe mettere a disposizione al massimo 39 esperti all'anno.