Pandemia Un anno fa il lockdown, i nostri ricordi: «Non sapevamo se ridere o piangere»

Redazione blue News

21.3.2021

Gli scaffali vuoti di un negozio dopo che la gente ha deciso di fare scorta per paura di rimanere senza viveri in casa.
Gli scaffali vuoti di un negozio dopo che la gente ha deciso di fare scorta per paura di rimanere senza viveri in casa.
Keystone

Un anno fa, il 16 marzo 2020, la Svizzera entrava in lockdown: negozi e ristoranti si sono fermati e anche i confini sono stati praticamente chiusi. Abbiamo raccolto alcuni dei nostri ricordi di quel lunedì, così diverso dagli altri, quando fu annunciata una delle misure più drastiche mai adottate nella storia del nostro Paese.

Negroni da fine del mondo e scaffali vuoti

Non ho percepito realmente la gravità della situazione fino a quando il Consiglio federale non ha annunciato che i bar avrebbero chiuso il giorno successivo. Il nostro ultimo atto d’ufficio il venerdì è stato un Negroni «da isteria collettiva» fuori dal Bar Sacchi a Zurigo.

Poco prima della chiusura, un amico voleva fare la spesa per cena nel supermercato dall’altra parte della strada. È tornato sconvolto e senza niente: «Gli scaffali sono tutti vuoti, la gente sta andando fuori di testa». Akon gli ha fatto eco dalla macchina: «Sono chiuso dentro, non mi lasceranno più uscire...». Non sapevamo se ridere o piangere, così siamo andati a casa.

Acquisti da panico per il lavoro da casa

Gil Bieler
Gil
blue News

Reporter rubrica News

È stato il mio primo acquisto da panico, ma ne è valsa la pena: all’ultimo minuto, mi sono precipitato nel mio negozio di elettronica di fiducia (ok, quello più vicino a casa) e ho comprato un bel monitor grande. Di fronte allo scaffale quasi vuoto, ho scambiato due parole con un altro cliente: «Anche tu devi trasformare in quattro e quattr’otto il salotto in un ufficio?». «Sembrerebbe di sì». Avrei potuto ordinare uno schermo online, ma l’assalto al negozio è stato decisamente più in stile pandemico.

Badminton, come ogni lunedì

Bruno Bötschi
blue News

Redattore rubrica Lifestyle

Volevo uscire ancora una volta. Fare ancora un po’ di sport. Un ultimo pizzico di normalità. Perciò, lunedì 16 marzo 2020 alle 18:15, ho fatto quello che per 15 anni ha segnato l’inizio della mia settimana: sono andato a giocare a badminton con il mio amico Christoph e, come la maggior parte delle volte, ne ho ricavato un’arrabbiatura. Ma non per la sconfitta. Dopo la partita siamo andati insieme al ristorante per un’ultima cena e questo ha fatto venire a entrambi un gran senso di colpa.

Badminton, come ogni lunedì
Badminton, come ogni lunedì
bb

Scaffali vuoti alla Coop dietro l’angolo

Julia Käser
Julia
blue News

Redattrice rubrica News

Oggi non entro più in un negozio senza indossare una mascherina che mi copra naso e bocca. Chi l’avrebbe detto esattamente un anno fa, quando è stata scattata questa fotografia? Ma è bastato poco perché fosse chiaro a tutti: questo virus, grande circa 100 nanometri, avrebbe stravolto completamente la nostra vita quotidiana. Tutto è iniziato nell’incertezza più totale e con i famigerati accaparramenti che ne sono diventati simbolo. Di fronte agli scaffali vuoti della Coop dietro l’angolo, ho capito che da quel momento in poi tutto sarebbe stato diverso.

Scaffali vuoti alla Coop dietro l’angolo.
Scaffali vuoti alla Coop dietro l’angolo.
jk

Lockdown? Hip hip urrà!

Paolo Beretta
Paolo
blue News

Caporedattore Svizzera italiana blue News

Ho visto il Governo annunciare il lockdown in TV e sul Mac: ero già in telelavoro a Zurigo da giorni perché, conoscendo la situazione in Ticino, dove il virus faceva i primi morti, avevo chiesto di poter fare «home office», pratica consolidata in azienda, per prudenza.

Come giornalista, ero sotto stress. Sapevo che dovevo lavorare veloce e senza errori perché era una delle poche notizie che veramente avrebbe avuto un impatto concreto e istantaneo sulla vita dei lettori.

Come cittadino, invece, ero sollevato, per tre motivi. Pensavo, anche grazie ai consigli di mio fratello biochimico, che fermarsi era la migliore soluzione. In secondo luogo perché sapevo che il Ticino era colpito più duramente del resto della Svizzera, dove vedevo che le persone non erano coscienti della gravità della situazione. Infine, vivendo spesso in montagna, sono previdente per natura e quindi avevo già fatto scorte di generi di prima necessità, sia in città che in valle. Ero quindi pronto alla chiusura.

Una notizia tra le più significative dell'anno. 
Una notizia tra le più significative dell'anno. 
pab

I cavalli oltre il confine tedesco

Nadine Wozny
blue News

Caporedattrice generale blue News

«Nadine, dobbiamo portare qui i cavalli. Ho bisogno del tuo aiuto!». Non dimenticherò mai la telefonata disperata di mia sorella il 16 marzo scorso. Abita in Svizzera, vicino al confine. I suoi cavalli sono alloggiati a cinque minuti di macchina dall’altra parte della frontiera, in Germania.

Con la chiusura del confine tra Svizzera e Germania era chiaro che dovevamo portare qui gli animali: sarebbe stato impensabile abbandonarli per settimane o addirittura mesi. All’epoca, la portata delle severe misure anti-Covid non era ancora chiara. Avevamo un giorno per allestire un fienile vuoto in Svizzera, trovare mangime, lettiere, carriole e forconi. Alla fine, mancavano solo gli animali.

Cominciava a farsi buio e il tempo stringeva: volevamo attraversare il confine entro fine giornata. Nella fretta, uno dei pass per i cavalli non si trovava e il livello di adrenalina è aumentato quando siamo arrivati alla dogana. Ci avrebbero lasciato entrare? Altrimenti, cosa avremmo fatto? Dovevamo attraversare al buio il confine verde a cavallo? I pensieri si susseguivano nelle nostre menti. Abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo quando i doganieri si sono mostrati accomodanti: ci hanno lasciato passare. Le formalità burocratiche potevano aspettare il giorno dopo.

Gli ultimi spettatori al cinema

Fabian Tschamper
blue News

Redattore rubrica TV & Film

Un anno fa chiudevano i cinema, uno dei miei passatempi preferiti. Il mercoledì sera ero lì, all’ultima proiezione e il giorno dopo era tutto finito. «The Gentlemen» di Guy Ritchie è stato il mio ultimo film sul grande schermo prima del lockdown. Io e la persona che mi accompagnava eravamo gli unici in sala e siamo stati gli ultimi spettatori a lasciare il Metropol-Kino.

Annuncio sul balcone

Lukas Meyer
blue News

Redattore rubrica News

La notizia del lockdown mi ha raggiunto mentre bevevo una birra dopo il lavoro. Avevo già spostato fuori il mio albero di limoni e fatto un po’ di giardinaggio, così come i miei vicini con balcone sul cortile interno.

Aspettavamo con impazienza il nuovo annuncio del Consiglio federale, insieme a 125'000 persone già collegate su YouTube. Quello che è successo dopo non è più una sorpresa.

lm