COVID-19Paziente immuno-soppresso guarito grazie al «plasma convalescente»
ATS
19.11.2020
Un trattamento a base di plasma è risultato particolarmente efficace per un paziente immuno-soppresso dal Covid-19.
L'uomo, di 74 anni, ha ricevuto al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna trasfusioni di «plasma convalescente», ossia ottenuto grazie a donatori considerati guariti dal coronavirus. Un articolo scientifico è in corso di pubblicazione.
Quando una persona è malata di Covid-19, sviluppa anticorpi specifici. Tali anticorpi si ritrovano nel sangue e più precisamente nel plasma, una componente liquida del sangue, ha spiegato oggi il CHUV.
Immunità carente
Il 74enne soffriva di una forma di leucemia che ha necessitato, nel 2019, un trattamento chemioterapico e immunosoppressore, ha sottolineato il Dottor David Gachoud, citato nel comunicato.
Nel mese di marzo, il paziente ha contratto il coronavirus e sviluppato una forma cronica della malattia. Durante oltre due mesi, gli è stato impossibile eliminare il virus a causa del suo sistema immunitario carente.
Il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno. Per trattarlo, i medici hanno deciso di fargli una trasfusione di «plasma convalescente». Quattro cicli di trasfusione gli sono stati somministrati nell'arco di poco più di un mese.
Dopo il primo, il paziente mostrava già un miglioramento rapido del suo stato generale, della sua polmonite e del suo stato infiammatorio, ha spiegato il CHUV.
Anticorpi rafforzati
Il tasso di anticorpi specifici contro il virus SARS-CoV-2 ha potuto essere rafforzato dopo ciascuna trasfusione ed è stato accompagnato da una diminuzione progressiva della carica virale. Il paziente è riuscito a recuperare totalmente e può di nuovo camminare e fare del ciclismo su strada.
«Pensiamo che l'uso del plasma convalescente per trattare talune categorie ben selezionate di pazienti immuno-soppressi possa rivelarsi molto efficace. Si tratta in particolare di malati di Covid incapaci di generare anticorpi autonomamente», ha indicato la Dottoressa Nathalie Rufer, medico al Centro di trasfusione e ricercatrice presso il Dipartimento di oncologia.