Zoo di Zurigo «Probabilmente non sapremo mai perché la tigre ha agito così»

Di Jennifer Furer

7.8.2020

Una tigre della Siberia dello Zoo di Zurigo nel 2012 (archivio).
Una tigre della Siberia dello Zoo di Zurigo nel 2012 (archivio).
KEYSTONE/PATRICK B. KRAEMER

Lo zoo di Zurigo sta attraversando un periodo turbolento. Nella nostra intervista, il suo nuovo direttore Severin Dressen spiega quale lezione trarre dall'attacco mortale della tigre, come lo zoo affronta l’emergenza coronavirus e qual è il prossimo grande progetto.

Signor Dressen, qual è il suo animale preferito nello zoo?

Me lo chiedono spesso. Non ho davvero un animale preferito.

Se tutto va bene, presto nascerà un elefantino. Questo cucciolo non potrebbe essere un buon candidato considerato che nascerà, per così dire,  sotto la sua ala?

A proposito di Severin Dressen

Il Dr. Severin Dressen è il direttore dello zoo di Zurigo dal primo aprile.

Ovviamente, gli elefanti sono molto carini e appassionanti. Ma tutti gli animali lo sono. Beninteso, sono felice che avremo un elefantino, ma sono anche felice che i fenicotteri del Cile stiano così bene quest’anno o che possiamo allevare i nostri grandi pappagalli vasa.

E ha un animale da compagnia preferito?

Non ho animali da compagnia. Ho uno zoo pieno di animali, mi basta questo. E i miei due bambini a casa sono già abbastanza turbolenti. [Ride.]

Proprio di recente ha lasciato Wuppertal per Zurigo. Come si trova qui?

L’atmosfera generale è incredibilmente positiva. È un grande regalo per me il fatto di poter essere qui. Lo zoo di Zurigo è fantastico, c’è un’equipe formidabile. Ma le condizioni ovviamente sono state difficili all’inizio.

L’elefante asiatico Omysha attende un piccolo per la prima volta.
L’elefante asiatico Omysha attende un piccolo per la prima volta.
Zoo Zürich, Enzo Franchini

Come mai?

I primi mesi allo zoo di Zurigo sono stati particolari. Da una parte c’è stata l’emergenza coronavirus e dall’altra parte il tragico incidente nel recinto delle tigri, durante il quale una guardiana ha perso la vita.

Cosa ne pensa oggi di questo tragico evento?

Nella comunità degli zoo e in particolare in quella dei custodi, sappiamo che la professione comporta un livello di rischio elevato. Sfortunatamente, ci sono continuamente situazioni che costano la vita ai guardiani. Beninteso, tutti preferirebbero non avere mai a che fare con questo genere di fatti.

A che punto è l’inchiesta?

Il tribunale sta esaminando il caso.

Le persone hanno un gran bisogno di conoscere la causa dei fatti…

Noi condividiamo questo bisogno.

Il recinto delle tigri era sorvegliato in diretta da una telecamera. Ciò permetterebbe di chiarire le cause del dramma?

Non c’è una videocamera che riprenda la parte superiore. Abbiamo una webcam puntata verso la parte inferiore.

Fate sempre attenzione a che umani e animali non siano mai nello stesso recinto. Chi è responsabile della protezione?

La questione viene trattata diversamente in ogni zoo. Da noi, il guardiano bada personalmente alla sua protezione. Pensiamo che sia preferibile concentrarsi su questo e non affidarsi ad altri per tale aspetto nella routine quotidiana.

Contate di conservare quest’approccio dopo l’attacco mortale della tigre?

Al momento, attendiamo i risultati dell'inchiesta del tribunale. In seguito vedremo se bisognerà rivedere il tutto.

Perché lo zoo non fa in modo che gli animali si affezionino alle persone di riferimento loro vicine affinché queste ultime non vengano attaccate?

Quello che facciamo, è un addomesticamento a fini medici. Ciò ci permette di prelevare dei campioni di urina e di sangue, di effettuare controlli dentali o ultrasuoni senza dover anestetizzare gli animali. Ciò funziona da una parte all’altra del recinto. Lo facciamo con tutti gli animali che ne hanno le capacità cognitive. Tuttavia, sarebbe un male se l’animale considerasse gli umani come persone di riferimento. Potrebbe cominciare a pensare di essere lui stesso un essere umano. Questo problema è per esempio frequente nei pappagalli che vivono da soli in una casa. Gli animali devono tuttavia avere un comportamento sociale proprio della loro specie, evolvere nel loro gruppo sociale e riprodursi normalmente.

Alcuni hanno un altro approccio, come il zurighese Dean Schneider, che lavora con i leoni: entra nel loro recinto e riesce addirittura a coccolarli.

Sono concetti diversi. Naturalmente si può addomesticare un animale perché non sia pericoloso – noi lo facciamo con gli animali da compagnia oltre che con le razze di cani potenzialmente pericolose. Non voglio giudicare questo. Ma non è la nostra pretesa, in quanto siamo uno zoo che si basa su metodi scientifici. Vogliamo interagire il meno possibile con gli animali. Devono manifestare il loro comportamento naturale. Ciò implica che noi, gli umani, dobbiamo restare il più possibile accorti e in disparte.

Sta parlando del comportamento normale degli animali negli zoo. L’attacco contro la guardiana era altrettanto naturale?

Sì. Ma in fin dei conti, probabilmente non sapremo mai di quale comportamento si trattava esattamente – difesa del territorio, ricerca di cibo o istinto di gioco. Non è neppure una domanda pertinente al momento. Noi custodiamo animali selvatici. Essi si comportano come tali: questo è il nostro obiettivo. Non facciamo in modo che si leghino agli umani. Personalmente, ho poca voglia di ritrovarmi di fronte a una tigre tanto nella natura che in un recinto. Le possibilità di uscirne vivi non sono molto elevate, in un caso come nell’altro.

Dopo l'attacco alcuni volevano che la tigre fosse abbattuta. 

È stato subito chiaro che ciò non sarebbe avvenuto in nessun caso. Non è colpa della tigre. L’unica ragione per la quale l'animale avrebbe potuto lasciarci sarebbe stata quella di inviarla in un altro zoo, tramite il coordinatore del programma di allevamento conservativo, perché si riproducesse con una tigre maschio.

All’indomani dell’attacco, lo zoo è stato chiuso. Perché ha preso questa decisione?

Lo abbiamo deciso fin dal giorno del dramma, innanzitutto per rispetto nei confronti dei parenti. Qualsiasi altro comportamento sarebbe stato inappropriato. Non si trattava tanto di mandare un segnale all’esterno, quanto piuttosto di mostrare all’interno che era avvenuto qualcosa di terribile e anche che ci veniva concesso di prenderci il tempo di fermarci.

Lunedì di due settimane fa, lo zoo ha riaperto i battenti. I recinti degli animali selvatici erano stati puliti come se nulla fosse successo. Sembra esserci stata una grande fiducia nello zoo e nei suoi meccanismi.

Sicuramente un dramma del genere ricorda i rischi del mestiere ai guardiani che lavorano con gli animali pericolosi. Ma sarebbe sbagliato ora sviluppare un sentimento di paura – e questa emozione non smette di emergere dagli scambi con il personale. La paura ci inibisce. Ci scoraggia e ci blocca. Non ci fa più pensare in maniera razionale. Ciò non deve accadere. Va bene provare rispetto, ma non paura.

La zona intorno al recinto delle tigri è stata chiusa.
La zona intorno al recinto delle tigri è stata chiusa.
Jennifer Furer

Alcuni potrebbero muovere delle critiche e dire che lo zoo di Zurigo è tornato troppo rapidamente alla normalità.

Ci sono due aspetti diversi che sono intervenuti. Da una parte, c’era il fatto di proseguire con il lavoro. Bisognava nutrire gli animali e innaffiare le piante. E questo malgrado il tragico incidente e il lutto. Abbiamo dovuto dunque continuare a lavorare il giorno stesso dei fatti.

E d’altra parte?

Ognuno gestisce diversamente il lutto. C’erano due impiegati per i quali era importante continuare. E invece altri avevano bisogno di più tempo. Abbiamo sempre fatto sapere ai dipendenti che comprendevamo il loro stato d’animo.

Quale è stata la reazione dei visitatori?

Anche in quel caso, ci sono state diverse reazioni di fronte al dramma. Abbiamo avuto molti visitatori che non ne erano al corrente. C'erano persone che l’avevano saputo, ma hanno dissociato l'informazione dalla visita allo zoo. Ovviamente, ci sono anche stati degli habitué che sono stati molto colpiti da tutto questo.

Ci sono stati dei curiosi che hanno voluto trattenersi sul luogo dell’incidente?

Non ho notato nulla del genere. Ma è per questo che abbiamo ugualmente chiuso la zona delle tigri per qualche giorno. In ogni caso, i guardiani non hanno segnalato di essere stati assaliti da domande o disturbati.

Questo dramma ha certamente lasciato delle tracce nei custodi. Come hanno potuto continuare a lavorare nel recinto delle tigri?

Penso che anche in questo caso fosse importante un ritorno rapido alla normalità. Questa è la ragione per cui abbiamo ripreso la routine dopo il dramma. Ovviamente, tutti i dipendenti, in particolare i guardiani di questa zona, sapevano che lasciavamo a ciascuno la libertà di affrontare il dolore come preferiva.

Ci sono degli impiegati che non hanno ancora ripreso il lavoro?

No, sono tornati tutti.

Avete organizzato una cerimonia funebre all’interno dello zoo di Zurigo una quindicina di giorni fa.

L’abbiamo organizzata all’esterno, sul sito dello zoo. Ciascuno ha ricevuto un girasole e ha potuto porlo in un grande vaso in silenzio. Questi vasi alla fine sono stati posti nel recinto delle tigri. È stato un momento molto emozionante.

Quante persone hanno assistito alla cerimonia funebre?

Erano presenti più di 200 persone – numerosi dipendenti dell’azienda, ex colleghi e alcuni parenti. Queste cerimonie funebri sono importanti perché possono essere utili per affrontare il lutto. Spero almeno che sia così per molte persone.

Come percepisce l’atmosfera tra i suoi dipendenti?

Ciò che mi colpisce e mi impressiona molto, è vedere a che punto la gente si è sostenuta dopo il dramma. La solidarietà, l’empatia e il mutuo sostegno all’interno dell’equipe sono stati molto importanti. È la prova di un’atmosfera di lavoro positiva – e ciò è stato ed è tuttora molto utile per affrontare questo tragico evento.

Dopo il dramma, ci sono state delle proteste. Le persone hanno puntato il dito contro la presenza di animali selvatici allo zoo. Come risponderebbe loro?

Mi guardo bene dal discutere di questi argomenti nel contesto di un decesso. Si tratta di una grossa mancanza di rispetto. Questa è una cosa. L’altra è la questione generale dell’esistenza degli zoo.

Lei ha una posizione chiara sull’argomento.

Gli zoo sono più importanti che mai. Se non esistessero, bisognerebbe inventarli immediatamente. Abbiamo una funzione estremamente importante nella protezione delle specie e della natura. Abbiamo inoltre un potenziale enorme in materia di ricerca – oltre a svolgere una missione educativa estremamente importante in una società che si allontana sempre di più dalla natura, la comprende sempre meno e vive sempre più nelle città.

Perché è importante per la società colmare queste lacune?

Come società nel suo insieme, abbiamo la responsabilità di prendere in mano in una maniera o nell’altra la coesistenza tra l’uomo e la natura. Si tratta di contrastare la distruzione dell’ambiente e la scomparsa delle specie. Gli zoo giocano un ruolo importante da questo punto di vista, ma non possono riuscirci da soli.

I vostri detrattori potranno ora ribattere che anche se tutto questo è vero, il bisogno di accogliere le tigri allo zoo resta fonte di interrogativi.

Le tigri sono altamente minacciate. Il motto dello zoo di Zurigo è «Chi conosce gli animali li protegge». Noi umani abbiamo tendenza a proteggere solo coloro che conosciamo. Quando vediamo un animale in carne ed ossa e quando lo sentiamo, ci fa un certo effetto. Siamo allora più disposti ad adattare il nostro comportamento in maniera da proteggere gli animali e la natura.

Ci sono altre ragioni?

Per proteggere gli animali, dobbiamo comprenderli. Gli zoo offrono proprio un enorme potenziale di ricerca. Molti animali che custodiamo negli zoo non sono ancora stati studiati sufficientemente da un punto di vista scientifico.

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