Intervista «Questi individui devono scomparire dal mondo del calcio»

di Silvana Guanziroli

20.8.2019

Un faccia a faccia tra i giocatori del GC e un gruppo di hooligan della squadra dopo l'interruzione della partita fra l'FC Lucerna e lo stesso Grasshopper Club Zürich. Gli agitatori hanno costretto i giocatori a togliersi la maglia.
Un faccia a faccia tra i giocatori del GC e un gruppo di hooligan della squadra dopo l'interruzione della partita fra l'FC Lucerna e lo stesso Grasshopper Club Zürich. Gli agitatori hanno costretto i giocatori a togliersi la maglia.
Keystone

Urs Hofmann, da aprile presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP), parla a «Bluewin» della sua esasperazione nei confronti della nuova ondata di violenza negli stadi di calcio. C'è speranza?

Dal suo ufficio vede la strada che conduce allo stadio di calcio dell'FC Aarau. Gli piace contemplare lo spettacolo dei tifosi che confluiscono verso il Brügglifeld Stadion: Urs Hofmann è un grande tifoso dell’Aarau e rimpiange ancora amaramente la mancata rimonta, che non ha permesso alla sua squadra del cuore di salire in Super League al termine di una appassionante stagione. Questa passione per il pallone ce l'ha nel sangue: suo nonno, infatti, è stato presidente proprio del club argoviese.

Tuttavia, i recenti eccessi di violenza nel calcio alla fine del campionato, conclusosi a maggio, irritano molto il capo dei servizi di polizia. Soprattutto da quando occupa il nuovo posto di presidente del CDDGP.

Signor Hofmann, appena assunte le sue funzioni si ritrova già a doversi difendere dalle critiche. Alcuni Consiglieri agli Stati hanno contestato i Cantoni in merito al problema degli hooligan, affermando che non è stato fatto abbastanza. Lei cos'ha da dire a tal proposito?

È facile criticare quando non si hanno responsabilità. Questa è la mia prima risposta. C'è anche da dire che esistono grandi differenze tra i Cantoni in fatto di lotta agli hooligan. Alcune raccomandazioni del CDDGP non sono ancora state messe in pratica. Le ragioni sono diverse. Ciò è dovuto in parte al fatto che si è rivelato difficile trovare con le squadre soluzioni durature.

Noi intendiamo esaminare più da vicino queste lacune. È attualmente in corso una valutazione per stabilire esattamente dove risieda il problema e come rimediare. Tuttavia, sono convinto che ciò non sia legato al Concordato contro gli hooligan in se stesso. Le misure che ha introdotto sono corrette, complete e in grado di assicurare una buona protezione. Ma occorre anche applicarle.

Non respingo soltanto le critiche provenienti da Berna, ma anche la rivendicazione secondo la quale la Confederazione debba intervenire. Come si dovrebbe fare? In futuro avremo l'esercito negli stadi di calcio? È del tutto irreale.

La valutazione è da poco cominciata. Tuttavia può già identificare le lacune cui ha accennato?

Abbiamo notato che i divieti di accesso allo stadio e ad un'area, ma anche gli obblighi di presentarsi alla polizia, vengono decretati solo di rado. Abbiamo inoltre constatato importanti differenze nei controlli alle entrate degli stadi.

Ma come si può sapere che un individuo non è autorizzato ad entrare se non ci sono controlli? In questo caso, vanno coinvolte le squadre. Sono gli addetti all'interno degli stadi a dover applicare immediatamente i divieti, senza attendere mesi che una procedura più complessa e conforme ai principi dello Stato di diritto venga finalizzata.

È possibile stabilire quando saranno disponibili i risultati della valutazione?

Noi partiamo dal principio che il rapporto sarà pronto all'inizio dell'anno prossimo, dopodiché sarà sottoposto a consultazione.

L'obbligo di presentarsi alla polizia costituisce un punto particolare del Concordato. Come funziona esattamente?

L’obbligo di presentarsi in polizia è una misura ragionevole. Funziona in questo modo: se un individuo è stato oggetto di una condanna e gli è già stato imposto un divieto di accesso allo stadio o ad un'area, deve presentarsi alla stazione di polizia del suo comune di residenza in occasione di partite fuori casa. Ciò consente di garantire che non partecipi alle trasferte.

Urs Hofmann
Urs Hofmann

Con che frequenza è già stato applicato quest'obbligo?

Molto raramente. La domanda è perché tale misura non sia stata utilizzata più spesso. Le richieste sono eccessive? Viene aggirata perché troppo fastidiosa e complicata? Sono queste le questioni che stiamo studiando.

L'ultima ondata di violenza è strettamente legata al declino del Grasshoppers (GC), retrocesso a maggio il Challenge League. Cos'ha pensato quando ha visto le immagini dell'interruzione della partita a Lucerna?

Ai miei occhi il fatto che simili atti di ricatto e coercizione possano verificarsi all'interno di uno stadio di calcio rappresenta l'inizio della fine. Lasciarsi ricattare equivale a capitolare. Secondo me abbiamo veramente toccato il fondo. Questa escalation dimostra che lo zoccolo duro dei tifosi del GC attraversa un brutto momento e ormai da diverso tempo. L'attuale ambiente della tifoseria e il modo in cui si sono svolti gli eventi non sono in alcun caso accettabili.

Ciò diventa particolarmente pericoloso quando si radica l'idea che i gruppi di tifosi violenti siano praticamente parte integrante del calcio. Ma la violenza alla fine è una perversione dello sport. E il calcio così come gli altri sport serve proprio anche a dissipare senza violenza una certa aggressività e a vivere in maniera più tranquilla le emozioni forti. Chiunque non lo comprenda si trova al posto sbagliato. Per me le cose sono molto chiare: non ci deve essere alcuna tolleranza per la violenza nello sport.

Lei ha lasciato intendere che in certi cantoni, le misure non vengono applicate correttamente. Può fare un esempio?

No, mi guardo bene dal fare nomi. E non serve a nulla scaricare la colpa sui Cantoni. Ciò che posso dire è che ce ne sono alcuni che accordano al problema degli hooligan maggiore priorità rispetto ad altri. In particolare, nel coordinamento con le squadre, che per me è un punto essenziale.

Noi dobbiamo sapere cosa accade negli stadi, chi vi è registrato e quanto prontamente le squadre ne inviano segnalazione alla polizia. Sfortunatamente, abbiamo notato che queste ultime talvolta si fanno scrupoli all'idea di «esporsi». La relazione di fiducia fra la direzione dei club e le autorità non è ottimale ovunque.

«Le FFS stanno lavorando ad una soluzione al problema. Nei nuovi treni, i macchinisti dovrebbero avere la possibilità di ignorare il segnale del freno di emergenza...»

Tuttavia il pericolo non è limitato agli stadi: gli atti di violenza vengono commessi anche all'esterno. Basti pensare agli epidosid avvenuti sui treni dei tifosi: freni di emergenza tirati e attacchi lungo i binari.

È giunto il momento di prendere misure in proposito. Le FFS stanno lavorando ad una soluzione al problema. Nei nuovi treni, i macchinisti dovrebbero avere la possibilità di ignorare il segnale del freno di emergenza e di proseguire il viaggio. Naturalmente anche questo comporta un certo rischio in caso di reale emergenza. Evidentemente è difficile per la polizia intervenire in tempo in caso di una frenata di emergenza. Del resto, è impossibile dispiegare poliziotti lungo tutta la linea ferroviaria.

Perché siamo giunti ad una simile recrudescenza della violenza? Qual è la causa secondo lei?

Nutro ancora la speranza che non si tratti del preludio a qualcosa di peggio. Sinceramente spero che la ventata di violenza sopraggiunta alla fine dell'ultima stagione sia direttamente legata alla difficile situazione del Grasshopper Club. A parte ciò, non vedo ragioni concrete per le quali il problema degli hooligan dovrebbe intensificarsi nel 2019.

In generale, tuttavia, questi movimenti ritornano ciclicamente, come è accaduto con la violenza fra i giovani. Qualche anno fa, ci furono numerosi casi. Oggi non è più un problema. E si verificano anche episodi positivi. La partita persa contro l'FC Xamax il 2 giugno è stata molto frustrante per tanti tifosi dell'Aarau. Ma la situazione è rimasta calma. Non c'è stata violenza, nessuno si è introdotto sul terreno di gioco. In questo caso faccio tanto di cappello ai tifosi.

Gli atti di violenza sono considerevoli quando gruppi differenti di agitatori si incontrano. Queste immagini mostrano gli scontri fra i tifosi dell'FC Basilea e del GC durante la finale di Coppa Svizzera nel maggio 2013 a Berna.

Il divieto di alcool durante le partite a rischio suscita ancora molta agitazione. Cos'ha da dire in proposito?

In effetti questo punto è controverso. E neppure io sono in grado di tirare conclusioni. Ci sono senza dubbio partite ad alto rischio che non potrebbero svolgersi affatto senza misure rigorose, in particolare il divieto di alcool. Ma quando si vedono molti tifosi recarsi allo stadio con la propria confezione di birra da sei prima ancora che la partita cominci, viene da chiedersi a cosa serva il divieto.

Inoltre, la polizia ritiene che gli atti di violenza più gravi non siano legati in primo luogo all'alcool, ma anche ad altre sostanze. In questo contesto, la cocaina, nota per il suo effetto stimolante, viene citata spesso. Di conseguenza, non penso che si possa risolvere il problema degli hooligan con un divieto generalizzato dell'alcool.

Il dispiegamento di agenti di polizia negli stadi è una misura richiesta a gran voce. Qual è la sua posizione a riguardo?

Se il calcio d'inizio di una partita non può essere battuto se non con una massiccia presenza di polizia nello stadio, il prosieguo, a dire il vero, non dovrebbe di certo svolgersi in questo modo. Non è fra i compiti principali dello Stato assumersi la responsabilità della sicurezza in spazi privati come gli stadi.

Noi dobbiamo verificare anche che tutto ciò non si trasformi intenzionalmente in un gioco al gatto e al topo fra hooligan e polizia. Ci sono infatti tifosi che cercano deliberatamente il confronto con le forze dell'ordine. Se un simile rischio di violenze obbliga la polizia a presidiare una partita fin dall'inizio, ciò finisce col fare il gioco di questi individui. In tal caso, secondo me, non c'è altra soluzione che l'annullamento della partita, lo svolgimento a porte chiuse o la chiusura degli spalti.

Ma la polizia deve ovviamente intervenire quando, durante una partita, si verificano inaspettatamente scatti di violenza e quando si tratta di proteggere la vita e l’integrità fisica delle persone.

Dove risiedono secondo lei le cause? Chi sono questi hooligan?

È vero che sono difficili da localizzare. Provengono da tutti i ceti sociali. Da un lato, ci sono i tifosi coinvolti emotivamente che non cercano il confronto violento in se stesso ma che, trascinati da questo ambiente di teppisti, finiscono col seguire la massa. C'è anche un certo estremismo violento di matrice politica e infine coloro che cercano lo scontro per carattere. Spesso si tratta di gente che rimane nei ranghi per tutta la settimana per poi sfogarsi nel week end.

Adesso questa violenza mira anche ai più deboli. Alcuni tifosi dell'FC Scaiffusa hanno sventolato degli striscioni che incitavano alla violenza contro le donne allo stadio di Schützenwiese a Winterthour.

La situazione sta degenerando, è criminale. Quasi mi mancano le parole. Mi chiedo come si possa anche solo concepire l'idea di scrivere simili striscioni.

È possibile determinare i costi della lotta agli hooligan in Svizzera?

Sì, posso citarle l'ultima inchiesta svolta nel 2014. I corpi di polizia svizzeri hanno dedicato circa 135'000 ore di servizio alle partite della Super League, per un costo totale di circa 15 milioni di franchi. Tale cifra non comprende i campionati minori, né le partite di hockey sul ghiaccio o le spese per la sicurezza privata. La polizia quindi è già molto attiva nella protezione in ambito calcistico. Misure supplementari aumenterebbero ancora considerevolmente tali costi.

Non penso che i contribuenti sarebbero disposti a spendere ancora di più per operazioni di polizia durante le partite di calcio, anche se le squadre coprirebbero una parte dei costi. E anche in questo caso, se l'impiego di personale venisse aumentato considerevolmente, i vari corpi di polizia non sarebbero in grado di svolgere appieno tutte le altre mansioni fondamentali.

In passato si è rivolto direttamente ai fomentatori dei disordini e la situazione si è successivamente calmata ad Aarau. Evidentemente ha avuto successo parlando chiaramente. Ci vorrebbero più persone capaci di parlare senza riserve?

Sfortunatamente l'FC Aarau milita da diversi anni nella Challenge League. La calma è sopraggiunta da sola naturalmente. Frequento spesso lo stadio di Brügglifeld, dove si svolgono incontri diretti con i gruppi di tifosi. In queste occasioni dico chiaramente cosa penso della violenza nello sport. I fomentatori di disordini devono inoltre comprendere che vi sono delle sanzioni e che la polizia non si lascia mettere i piedi in testa.

Per quanto possibile, dobbiamo avere tutti una reazione chiara. Lancio quindi un appello a tutti i tifosi: bisogna fischiare gli hooligan violenti! La maggior parte della gente che frequenta gli stadi vuole godersi il calcio come fosse una festa e non lasciare che gli hooligan rovinino la partita. Bisogna farglielo capire.

Lei ha a che fare con questo problema ormai da molto tempo. Non le dispiace che ci siano ancora e ancora degli irriducibili?

Si, questa gente mi infastidisce oltre ogni modo. Ciò è dovuto anche al fatto che sono anch'io un tifoso emotivo. Capisco che una sconfitta possa deludere, ma la violenza non deve trovare posto qui. Questi individui devono scomparire dal mondo del calcio.

Pensa che tutto ciò proseguirà la prossima stagione, appena iniziata?

Per rispondere bisognerebbe avere la sfera di cristallo. Io mi aspetto che la nuova stagione non cominci sulle medesime basi su cui si è conclusa la precedente. In fin dei conti abbiamo tutti – Stato e squadre – una responsabilità comune e dobbiamo affermare tutti all'unisono e in maniera chiara e concisa che la violenza non ha nulla a che fare con lo sport.

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