Dibattito giuridico Sesso consenziente, la donna deve dire sì?

ATS

29.5.2019 - 17:28

Sesso consenziente, basta che la donna non dica no o deve dire sì? (foto simbolica)
Sesso consenziente, basta che la donna non dica no o deve dire sì? (foto simbolica)
Source: KEYSTONE/GAETAN BALLY

Affinché il sesso sia consenziente basta che la donna non dica no? Oppure è necessario che dica sì? E il sì deve essere esplicito o può essere sottinteso?

Sono gli interrogativi che emergono sulla scia di un inasprimento del delitto penale che taluni vorrebbero operare.

Il tema – riferisce un articolo odierno della Weltwoche dall'impronta spiccatamente giuridica – è ritornato d'attualità con un'inchiesta di Amnesty International che ha messo in luce come in Svizzera il 12% di circa 4500 donne interrogate nell'ambito di un sondaggio abbia subito un rapporto sessuale contro la sua volontà e il 7% sia stato portato a farlo con la violenza o la costrizione.

Secondo Nora Scheidegger, assistente all'Università di Berna ed esperta del ramo, il diritto penale in materia di reati sessuali è obsoleto: si dovrebbe punire qualunque atto sessuale commesso senza consenso. Se tutti sono d'accordo sul principio che «no significa no», il dibattito si fa più accesso nel determinare cosa sia da definire un sì. Una discussione su cavilli, si potrebbe pensare, ma che secondo il settimanale non è per nulla tale, considerato che per il reato di violenza carnale un uomo rischia da uno a dieci anni di carcere.

Serve quindi davvero un giro di vite? «Per me non è per nulla chiaro cosa si intenda», afferma Marcel Niggli, professore di diritto penale all'Università di Friburgo, in dichiarazioni rilasciate alla Weltwoche. «Già oggi vige in Svizzera il principio del consenso. Chi fa qualunque cosa di carattere sessuale contro la volontà di una persona commette un reato. Se una coppia si trova a letto e la donna all'improvviso dice no, questo significa che tutto quanto succede dopo avviene contro la sua volontà ed è punibile. Naturalmente però deve dire no in modo sufficientemente forte che l'uomo lo capisca e sappia a che punto sia».

Secondo Amnesty però questo è chiedere già troppo, perché una donna potrebbe essere come paralizzata o in uno stato di shock. Per Niggli comunque non è vero che gli ostacoli a una condanna per stupro siano oggi troppo elevati: «no, assolutamente». Non è per esempio vero che la donna si debba difendere con la forza: basta anche un no, se l'uomo esercita pressione psichica. L'esperto pone il caso di un maschio che vuole costringere la partner a fare sesso, minacciandola di saltare dalla finestra se lei non acconsente: in tal caso sussiste una coercizione psicologica e quindi una violenza carnale. «Detto in modo diverso: un atto sessuale è punibile appena la donna rifiuta il beneplacito».

L'articolista della Weltwoche (una giornalista-giurista) pone anche sul tappeto una questione di società. Il diritto attuale ritiene che una donna adulta sia in grado di dire no, mentre chi punta su una soluzione del consenso ritiene che nell'ambito sessuale la donna non sia attivamente responsabile, bensì che la sua integrità debba essere garantita dall'uomo. Una visione paternalistica, insomma.

Ma tornando all'aspetto prettamente legale, come avverrebbe il consenso? Secondo quanto dichiarato da Scheidegger sui media, «non è necessario un sì esplicito, basta un comportamento concludente». Quindi potrebbero bastare segnali o gesti, che l'uomo dovrebbe però capire: se dovesse interpretare in modo errato il linguaggio del corpo potrebbe venire a sapere solo in seguito di aver violentato una donna, osserva la giornalista.

Secondo il giurista e consigliere agli stati Daniel Jositsch (PS/ZH) una nuova normativa come quella proposta porterebbe di fatto a un ribaltamento dell'onere della prova: in futuro spetterebbe all'uomo dimostrare di avere ricevuto il consenso.

Un'opinione condivisa anche da Konrad Jeker, un avvocato specializzato nel diritto penale. «Occorre immaginarsi la situazione in tribunale. Si arriverebbe al processo, quando la vittima direbbe di non aver dato l'assenso. Il giudice chiederebbe perciò all'imputato in base a cosa ha presunto il consenso. Se non dovesse ricevere una risposta convincente o se le asserzioni dovessero essere diverse da quelle della vittima l'uomo verrebbe condannato».

Secondo Jeker nei reati che avvengono a quattr'occhi è molto difficile portare una prova che sia sufficientemente solida in tribunale. «Per questa ragione si cerca probabilmente di introdurre meccanismi che aggirino la presunzione di innocenza.»

Per Niggli anche in futuro nulla cambierà nella sostanza del problema fondamentale dei delitti sessuali: quello, appunto, della prova. Nove volte su dieci questo tipo di reati avvengono fra persone che si conoscono. «In queste condizioni è difficile determinare chi dice la verità e chi mente».

Secondo la Weltwoche le coppie che vogliono andare sul sicuro dovrebbero quindi, prima di passare in camera da letto, sedersi al tavolo della cucina e stabilire in modo poi provabile (dichiarazione scritta, video dello smartphone) le intenzioni comuni.

Negli Stati Uniti in diverse università è già normale che uomo e donna regolino la cosa in una sorta di contratto. In tal caso qualcosa andrebbe però perso: «se il tutto alla fine diventa così eccitante come comprare un litro di latte in un negozio qualcuno preferirà rinunciare al sesso», si rammarica Niggli.

Tornare alla home page