12 mesi, 12 voltiEcco chi ha lasciato un segno in Svizzera nell'anno della pandemia
Redazione «blue News»
22.3.2021
Da un anno a questa parte, il Covid-19 è parte della nostra quotidianità. È stato spiegato, combattuto, negato; porta alla luce il meglio di noi e ci getta nella disperazione. Queste sono le persone che hanno lasciato un segno negli ultimi dodici mesi.
22.03.2021, 12:10
22.03.2021, 12:19
Redazione «blue News»
Marzo: Daniel Koch, il signor Coronavirus
In Svizzera, è il volto della crisi del Covid-19 nelle prime settimane: Daniel Koch. Dirige la Divisione malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica quando si diffonde l'infezione da SARS-CoV-2 (il nome ufficiale del coronavirus). Il 25 febbraio, viene documentato il primo contagio in Svizzera. In questo periodo, Daniel Koch è presente su tutti i canali. I suoi modi pacati trasmettono un minimo di tranquillità proprio mentre la situazione peggiora, la prima ondata di Covid-19 si abbatte sulla Svizzera e il Paese è costretto al primo lockdown. Per Daniel Koch, si tratta dello scatto finale della sua carriera. La sua ultima apparizione risale al 27 maggio in occasione di una conferenza stampa del governo; alla fine di quello stesso mese, va in pensione. Anche dopo il pensionamento, però, è comunque molto presente sui media.
Aprile: una Svizzera a Ischgl
Ad aprile, la località sciistica tirolese di Ischgl viene colpita da un contagio di massa, in quello che viene ribattezzato dai media il primo Super Spreading Event in Europa. Proprio qui, durante la stagione invernale, centinaia di turisti vengono contagiati in occasione di un party dopo lo sci e altri raduni, per poi diffondere il virus in una dozzina di Paesi. La presunta «paziente 0»: una cameriera svizzera. Una notizia falsa, come rivelato successivamente. Si tratta di uno dei molti errori commessi in questa località sciistica. Ben presto, emerge come i responsabili abbiano ignorato i primi segnali di allarme, in quanto una grossa fetta dell'economia locale dipende dal turismo invernale. Un modello replicato poi in diversi luoghi: economia e salute, l'una contro l'altra.
Maggio: Marcel Salathé, epidemiologo
Durante una conferenza stampa, l'epidemiologo e membro della task force federale per il Covid-19 annuncia la possibilità di tracciare i contatti tramite lo smartphone. «Possediamo la tecnologia», afferma Salathé, ma sottolinea anche come l'effettivo funzionamento dell'app non sia ancora stato dimostrato. La Svizzera si distingue in qualità di pioniere nello sviluppo della tecnologia per smartphone, eppure non centra appieno il bersaglio: il numero degli utenti non aumenta. Alla fine, anche Salathé perde la propria fiducia nella possibilità di una Svizzera digitale. A febbraio 2021, abbandona la task force per il Covid-19 e partecipa alla fondazione di una nuova organizzazione che intende rafforzare le competenze scientifiche e tecnologiche della politica, delle autorità e della società. Il quarantaseienne giustifica la propria scelta al settimanale «Sonntagszeitung», sottolineando come la pandemia gli abbia mostrato quanto la Svizzera sia arretrata in molte aree tecnologiche, in particolare per quanto riguarda la digitalizzazione: «Stiamo procedendo alla cieca in fatto di dati; invece di utilizzare sistemi informatici rapidi, cerchiamo di padroneggiare le evoluzioni che si susseguono con grande velocità utilizzando la tecnologia fax.»
Giugno: Matthias Egger, capo della task force
La vita pubblica compie un nuovo grande passo in direzione della normalità: dal 22 giugno, il Consiglio federale elimina quasi tutte le restrizioni in vigore. Vengono aboliti l'orario di chiusura e l'obbligo di sedersi in bar e ristoranti, il distanziamento minimo viene ridotto da 2 a 1,5 metri, decade l'obbligo di home office e sono nuovamente consentite le manifestazioni con un massimo di 1000 persone. Tutto insieme. Troppo velocemente, secondo Matthias Egger, direttore della task force federale per il Covid-19. La Svizzera non è ancora pronta per questi allentamenti, ammonisce l'epidemiologo in un'intervista con diversi giornali domenicali. Dal punto di vista scientifico, sussisterebbe il forte rischio che la situazione degeneri se i casi dovessero tornare ad aumentare. Egger esprime i propri dubbi in merito all'efficacia del contact tracing e si schiera a favore dell'obbligo di indossare la mascherina. A luglio, si dimette dal ruolo di capo della task force, ma i suoi avvertimenti riecheggeranno nel corso dell'epidemia.
Luglio: Alain Berset, Consiglio federale
In estate, la pandemia sembra essere ormai lontana. Il numero dei casi scende a livelli molto bassi, gli stabilimenti termali riaprono e si svolgono anche le manifestazioni: il virus, tuttavia, non è scomparso. Eppure, poiché il pericolo non è più evidente, la Svizzera non presenta un fronte unitario: invece di attuare un'unica strategia, il Paese combatte l'emergenza del Covid-19 con 26 strategie parziali. Il 3 luglio, ancora una volta il Consigliere federale Alain Berset (PS) lancia pubblicamente un avvertimento che ripete spesso in quei giorni. I Cantoni sono ora «padroni del gioco», dichiara in un'intervista al «Blick». «Sono consapevoli della propria responsabilità.» Gli appelli di Berset avranno un'utilità estremamente limitata, come è ora noto a posteriori.
Agosto: Simonetta Sommaruga, Presidente della Confederazione
Secondo uno studio di alcuni informatici di Losanna, nell'ambito del quale sono state intervistate 12'194 persone provenienti da Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Corea del Sud, Italia e Spagna, l'allora Presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga sarebbe una delle persone i cui messaggi relativi alla pandemia sono risultati più attendibili. Nel suo discorso ufficiale del 1° agosto, la Consigliera esprime il proprio apprezzamento per la solidarietà e il sostegno dei cittadini svizzeri: «Nei momenti che contano, siamo più di 26 Cantoni e più di otto milioni e mezzo di abitanti.» Un'affermazione che, con il perdurare della pandemia, viene messa sempre più duramente alla prova.
Settembre: Marco Rima, comico
Sin dall'inizio, l'emergenza Covid-19 procede di pari passo con lo scetticismo. Molti mettono in dubbio la presenza di una crisi sanitaria, ritengono che la pericolosità della pandemia sia ingigantita e vedono le misure per contrastarla come una completa esagerazione e un'inammissibile limitazione della propria libertà personale. Ben presto, iniziano le manifestazioni contro le disposizioni volte a combattere il virus e i partecipanti non osservano nemmeno i divieti di assembramento.
Il comico Marco Rima è un volto noto degli scettici, o negazionisti, come vengono definiti dagli oppositori. A maggio, posta un video su Facebook in cui mette in dubbio diversi elementi. Le sue opinioni suscitano grande scalpore tra sostenitori e oppositori. Un modello che si ripropone più volte, in quanto le opinioni a volte estreme di coloro che si oppongono alle misure si diffondono a macchia d'olio sui social media. A metà settembre, Rima partecipa insieme ad altri scettici a una manifestazione contro le «menzogne del coronavirus» e, in questa occasione, pronuncia un discorso accorato: a causa di alcune affermazioni, dopo soli pochi giorni, si vede costretto a fare marcia indietro. A gennaio 2021, Rima stesso contrae il Covid-19, come annunciato successivamente dal «Blick».
Ottobre: Lukas Engelberger, Presidente della CDS
Quando, in autunno, il numero di casi torna a salire violentemente in Svizzera, Lukas Engelberger, Presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS), è sicuro che i Cantoni non abbiano trascurato la situazione durante l'estate. Durante una conferenza stampa del governo in cui vengono annunciate nuove misure per il contenimento della seconda ondata, non considera solo le responsabilità dei Cantoni, ma reputa necessari ulteriori disposizioni a livello nazionale. Secondo Engelberger, sarebbe possibile evitare un lockdown limitando i propri comportamenti nel tempo libero. Pronuncia anche una frase memorabile: «Non serve un lockdown, bensì uno slowdown.»
Novembre: Junus Celebi, DJ per matrimoni e agente per artisti
Il settore degli eventi viene colpito in maniera particolarmente dura dalla pandemia. Il DJ zurighese Junus Celebi gestisce un'agenzia di rappresentanza per DJ per eventi e si occupa in prima persona di matrimoni e feste aziendali. Nel 2020, perde la maggior parte dei suoi incarichi: «Da metà giugno, quando è stato nuovamente possibile, alla fine di ottobre, ho avuto circa 20 matrimoni. Negli anni normali, i matrimoni sono 50 da marzo alla fine dell'anno.» Il 24 ottobre, svolge quello che, per ora, è il suo ultimo incarico: un matrimonio durante il quale gli invitati danzano indossando la mascherina e in cui lo spray disinfettante è ovunque. Per quanto riguarda gli eventi aziendali, il suo secondo importante settore di attività, Celebi non ha avuto nemmeno un incarico nel corso dell'anno passato. Infatti, da novembre, tutti gli eventi sono nuovamente vietati, compresi i party di Natale aziendali. Da allora, Celebi, la sua partner e i loro tre figli vivono grazie all'indennità per la perdita di guadagno che lui percepisce dalla previdenza sociale e al reddito della sua compagna. Nel frattempo, anche la stagione dei matrimoni del 2021 appare incerta se non verranno presto concessi allentamenti essenziali.
Dicembre: Özlem Türeci e Ugur Sahin, ricercatori
Poco prima di Natale, si diffonde la speranza che l'autorità di omologazione Swissmedic approvi il primo vaccino anti Covid-19 in Svizzera. Si tratta del principio attivo dell'azienda statunitense Pfizer e dell'azienda tedesca Biontech. A destare grande interesse non è solo la modalità di funzionamento del vaccino, bensì anche le persone che si celano dietro il suo sviluppo. I tedeschi di origine turca Özlem Türeci e Ugur Sahin sono le menti dietro l'acclamato vaccino a mRNA, il cui nome durante la sperimentazione è BNT162b2. I due medici rappresentano ora un esempio emblematico di integrazione andata a buon fine in Germania, non solo perché hanno ottenuto successo nell'ambito scientifico, bensì soprattutto perché sono riusciti laddove la maggior parte dei ricercatori fallisce: trasformare un'idea in un prodotto di successo. Benché i coniugi Türeci e Sahin si ritrovino improvvisamente miliardari grazie alle opzioni su azioni di Biontech, secondo i colleghi non sarebbero affatto affaristi e sarebbero interessati soprattutto al progresso scientifico.
Gennaio: Nora Kronig, funzionaria
Già poco prima di Natale, la Svizzera autorizza il primo vaccino anti coronavirus prodotto da Pfizer/Biontech, diventando il primo Paese al mondo nel processo di regolamentazione, come non si stancano di sottolineare le responsabili. Nora Kronig è ora al centro dell'interesse: dirige la Divisione affari internazionali dell'Ufficio federale della sanità pubblica e presiede il gruppo di lavoro responsabile dell'approvvigionamento dei vaccini in Svizzera. Pertanto, si trova sempre nella spiacevole posizione di dover spiegare per quale motivo la Svizzera sia a corto di vaccini. La sua formazione in qualità di diplomatica le torna quindi utile: mantiene la calma anche di fronte alle domande critiche su questo o quel vaccino e risponde pazientemente alle domande dei media, senza scoprire le proprie carte, purtroppo per loro. Infatti, anche per motivi strategici, rimane normalmente responsabile delle informazioni circa lo stato esatto delle trattative. Eppure, nemmeno lei può cambiare il fatto che la Svizzera, a causa di problemi di fornitura, non riceva le quantità di vaccino previste dai contratti stipulati.
Febbraio: Tanja Stadler, scienziata
«Se le frontiere sono state chiuse con l'obiettivo di non lasciar entrare il virus, era già troppo tardi», afferma chiaramente Tanja Stadler a febbraio. Insieme ai suoi colleghi, la scienziata, che lavora presso il Dipartimento Biosistemi del Politecnico federale di Zurigo (ETH Zürich), ha ricostruito in uno studio la diffusione dell'agente patogeno Sars-CoV-2 sulla base dei genomi decodificati del virus provenienti da 19 Paesi europei e dalla provincia cinese di Hubei. La decisione dell'UE e della Svizzera di chiudere le frontiere il 17 marzo 2020 sarebbe stata inutile. Secondo Stadler, si sarebbe dovuto intervenire molto prima: «È estremamente importante agire rapidamente all'inizio per evitare che il virus possa circolare a livello globale. Tuttavia, a posteriori, tutto è sempre più chiaro.» Ad esempio, si sa che è necessario intervenire fermamente sui focolai: «Dalla prospettiva epidemiologica, sarebbe stato fondamentale l'isolamento precoce delle località da cui ha avuto inizio la pandemia nella provincia cinese di Hubei.» Da queste conoscenze, possiamo perlomeno trarre conclusioni per una nuova eventuale pandemia.