VotazioniTassa di bollo: l'abolizione rafforzerebbe le PMI e l'occupazione
cp, ats
4.1.2022 - 11:18
La tassa di bollo sull'emissione di capitale proprio, sulla cui abolizione si voterà il 13 di febbraio, indebolisce l'economia svizzera nel suo insieme poiché colpisce soprattutto le piccole e medie imprese (PMI).
cp, ats
04.01.2022, 11:18
04.01.2022, 11:58
SDA
Uno stralcio di questo prelievo gioverebbe quindi alle società desiderose di svilupparsi e, di riflesso, all'occupazione. L'eliminazione di tale prelievo non è quindi una «truffa» o un «regalo alle grandi imprese», come sostenuto dalla sinistra.
Il 90% delle aziende che pagano questa tassa sono infatti piccole ditte, stando al comitato interpartitico che ha invitato oggi ad approvare la riforma voluta dal Parlamento e sostenuta dal Consiglio federale. Tale prelievo incide in senso negativo sui fondi propri dell'azienda e ne restringe quindi l'autonomia.
PMI penalizzate
Il copresidente del comitato, nonché presidente dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), Fabio Regazzi (Centro/TI), ha ricordato nel suo intervento che il prelievo sulle società è aumentato negli ultimi anni.
Il consigliere nazionale ticinese, egli stesso imprenditore, ha sottolineato che, a differenza di quanto affermato dalla sinistra, questa tassa colpisce soprattutto le imprese che devono passare alla cassa quando dopo la seconda o terza raccolta di fondi – destinati a sviluppare l'impresa – superano il limite di esenzione di un milione di franchi.
Per Regazzi si tratta di un'imposta speciale sui fondi propri, una reliquia della prima guerra mondiale che non ha più ragion d'essere, che in Europa solo la Grecia e la Spagna conoscono, anche se in forma diversa.
Anche Lars Guggisberg (UDC/BE) ha insistito sul fatto che la tassa colpisce soprattutto le PMI, spina dorsale dell'economia elvetica.
A parere del deputato democentrista, tale balzello va abolito: «dobbiamo smettere di penalizzare il lavoro e l'innovazione», ha puntualizzato, dal momento che tale prelievo rende gli investimenti più costosi e ostacola le persone che vogliono creare o espandere un'impresa. L'esistenza di questa tassa, a parere di Guggisberrg, è «assurda» soprattutto in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo a causa della pandemia di coronavirus.
Preservare concorrenzialità
Nel suo intervento, il consigliere agli stati Thierry Burkhart (PLR/AG) ha sottolineato i benefici derivanti dall'abolizione della tassa di bollo che giustificano la modesta riduzione delle entrate fiscali di circa 250 milioni di franchi annui. A suo avviso, si tratta di preservare la concorrenzialità dell'economia elvetica, alla luce in particolare delle riforme avviate dall'OCSE per un'imposizione minima – 15%, n.d.r. – sugli utili delle imprese.
Diversi cantoni applicano aliquote più basse e sono quindi direttamente toccati da tali riforme, ha spiegato Burkart. Per il «senatore» argoviese si tratta di sfruttare il margine di manovra a nostra disposizione per evitare che imprese e capitali si trasferiscano altrove. Un piccolo Paese come la Svizzera ha bisogno di investimenti dal mondo intero per prosperare, ha rammentato
Per Judith Bellaiche (Verdi liberali/ZH), non v'è dubbio alcuno che la tasse debbano venir pagate sugli utili effettivi realizzati dalle aziende, PMI comprese, tuttavia molti imprenditori sostengono che è del tutto insensato pagare tasse in anticipo su un capitale che è stato faticosamente raccolto ancora prima che abbia generato un fatturato o che sia stato investito in ricerca e tecnologia. Le start-up, che solitamente pagano salarti modesti, hanno un estremo bisogno di denaro e contano su ogni franco racimolato, ha spiegato la deputata zurighese, economista di formazione e specialista nel settore delle tecnologie digitali e nella promozione delle start-up.
I fondamenti
Questa tassa viene prelevata quando una società lancia una raccolta di capitali, quando viene fondata o quando decide un incremento di capitale. Essa ammonta all'1% dei fondi raccolti che superano il milione di franchi. Per il Partito socialista, che ha promosso il referendum, l'abolizione di questo prelievo avrà un impatto molto negativo sulle finanze: si stima infatti un calo delle entrate tra i 200 e i 250 milioni di franchi all'anno.
A parere della sinistra, lo stralcio di questa imposta andrà a beneficio solo delle grandi imprese, del settore finanziario e dei proprietari di capitali e svuoterebbe le casse pubbliche in un momento in cui la crisi pandemica ha portato a un enorme aumento della spesa.
Il Consiglio federale, sostenuto dalla destra e dalle associazioni economiche, crede invece che l'abolizione di questa tassa avrà un effetto positivo sulla crescita economica e sull'occupazione. I mancati introiti verrebbero compensati da maggiori investimenti delle aziende interessate dal momento che verrebbe a cadere questo balzello.
L'abolizione gioverebbe in particolare alle aziende giovani e in forte crescita che non possono contare su un cuscinetto, ossia riserve, in grado di attutire i contraccolpi di una crisi. Le aziende ben capitalizzate hanno infatti più probabilità di superare i momenti difficili poiché dispongono di maggiori riserve.