Le emittenti regionali hanno adempiuto al loro mandato in termini di quantità e qualità dell'informazione nella copertura delle elezioni del 2019 e hanno integrato l'offerta dei canali pubblici, stando a uno studio presentato oggi.
Le reti televisive regionali hanno permesso al pubblico di conoscere meglio i candidati e i partiti cantonali (60% della copertura della campagna elettorale), mentre i canali della SSR si sono concentrati soprattutto sulla copertura nazionale e tematica (78%), hanno annunciato Telesuisse e la società di consulenza Publicom, che ha realizzato la ricerca.
Per quanto riguarda la qualità, non ci sono differenze significative tra le stazioni televisive regionali e la SSR, afferma Telesuisse. Il pubblico ha giudicato il servizio SSR leggermente migliore di quello delle emittenti private, ma gli attori politici non hanno percepito alcuna differenza.
Gli esponenti dei partiti intervistati nell'ambito della ricerca considerano le TV regionali come le piattaforme più importanti per la campagna elettorale. Al momento di decidere chi votare però i giornali si sono rivelati i media più utilizzati nella Svizzera tedesca (25% degli elettori) e romanda (31%), seguiti dalla SSR (rispettivamente 20 e 21%). In Ticino le proporzioni sono inverse: il 28% ha scelto seguendo la RSI e il 20% la stampa scritta. Le Tv private hanno un'importanza limitata (dal 2% in Ticino, 4% in Romandia e 3% nei cantoni germanofoni).
Nel comunicato stampa Telesuisse ha definito «incoraggianti» i risultati dello studio. A suo avviso le emittenti private «forniscono un servizio pubblico regionale indispensabile» che la SSR non è in grado di offrire. «Considerata la crescente importanza della cronaca regionale e la crisi dei media tradizionali», il 6% dei proventi del canone destinato alle tv regionali «è decisamente troppo poco», ha dichiarato il presidente di Telesuisse André Moesch.
Lo studio Publicum ha suscitato non poche perplessità. La SSR ha espresso riserve poiché l'analisi non è trasparente e risulta discutibile dal punto di vista metodologico. Anche l'Ufficio federale delle comunicazioni (Ufcom) su twitter si è detto dubbioso in particolare per quanto riguarda la presentazione e la contestualizzazione dei risultati.
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