Venticinque anni fa si compiva in Svizzera una svolta nella politica di gestione degli stupefacenti: il 14 febbraio 1995 Zurigo poneva fine alla «scena aperta» del Letten, dopo che il governo aveva autorizzato centri per la somministrazione controllata dell'eroina.
Un primo tentativo – organizzato frettolosamente dalle autorità cittadine e senza una vera e propria strategia – di risolvere la questione della droga era stato compiuto il 5 febbraio 1992, con la chiusura del cosiddetto «parco delle siringhe» al Platzspitz. Tuttavia il tentativo di far scomparire la cosiddetta «scena aperta» da Zurigo fallì: spacciatori e tossicomani si spostarono dapprima nelle strade del «Kreis 5» e trovarono nel giro di breve tempo una nuova sistemazione nella stazione in disuso del Letten.
La nuova scena si era decuplicata in dimensioni e orrore, trasformandosi in un teatro a cielo aperto. Le immagini girate sul posto avevano fatto il giro del mondo. I casi di overdose di eroina erano aumentati, così come la criminalità. Nell'estate del 1994, la violenza raggiunse il suo apice: la polizia registrò quattro omicidi nel giro di pochi giorni.
Il secondo tentativo di liberare la città dalla «scena aperta» della droga centrò l'obiettivo di confinare lo spaccio di stupefacenti al «chiuso». Annunciato e preparato da mesi, lo sgombero del Letten riuscì in particolare grazie all'offerta di misure di assistenza ai tossicomani. L'intervento di circa 300 agenti di polizia era stato preparato con cura e la Confederazione aveva autorizzato la città di Zurigo ad attuare una nuova politica in materia di droga. Basata su «quattro pilastri» (prevenzione, terapia, riduzione dei rischi e repressione), era stata poi estesa al resto del Paese.
Come pioniere, Zurigo creò infrastrutture per accogliere i tossicodipendenti in situazioni di emergenza, centri di rinvio per i «turisti» della droga e antenne di distribuzione controllata di eroina per le persone fortemente dipendenti. L'obiettivo era quello di salvare questi tossicodipendenti da una morte certa per mano di prodotti impuri venduti dagli spacciatori e dall'infezione da HIV.
Inizialmente attivi solo a Zurigo, i «Fixerräume» (locali di iniezione) dove i tossicomani potevano iniettarsi le dosi in condizioni igieniche accettabili, vennero poi estesi ad altre città della Svizzera tedesca e, in un secondo tempo, in Romandia. Da allora polizia, giustizia e servizi sociali lavorano fianco a fianco in questo settore.
Un film uscito nella Svizzera tedesca un mese fa ripercorre gli anni della scena della droga aperta a Zurigo. Tratto dal libro della zurighese Michelle Halbheer, «Platzspitz Baby» («I bambini del Platzspitz») è programmato in questi giorni anche nelle sale della Svizzera italiana.
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