Advertorial«In fatto di digitalizzazione lo Stato non è uno specialista»
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28.1.2021
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Nei servizi online vengono trattati dati personali e somme di denaro. Chi dovrebbe occuparsi della gestione di tali dati sensibili? Un’intervista con l’avvocato Dr. Rolf Auf der Maur, specialista di diritto digitale.
Registro delle vaccinazioni, elenchi di dichiarazione dell’UFSP, esercito in home office: la Confederazione è alle prese con una serie di problemi che minano la fiducia nelle sue competenze digitali. Le aziende private se la cavano meglio. Ma chi è più all’altezza in fatto di tecnologie digitali? Proprio questa domanda è anche al centro del dibattito relativo alla legge sull’identità elettronica (eID) che verrà sottoposta alla votazione popolare a marzo.
Il nodo principale della discussione sull’eID è chi debba avere la facoltà di gestire i dati. Perché?
Dr. Rolf Auf der Maur: La discussione sulle nuove condizioni d’utilizzo di Whatsapp mostra che la popolazione guarda con occhio sempre più critico il trattamento dei suoi dati. Nel caso di singole applicazioni, gli utenti possono valutare se i vantaggi, ad esempio la facilità d’utilizzo, prevalgano rispetto alla tutela della privacy. L’utilità dell’identità elettronica (eID) è più astratta, motivo per cui la gente si dimostra più scettica. A causa del nome, molti pensano che l’eID sia un documento d’identità. In realtà l’eID non sostituisce né il passaporto né la carta d’identità, bensì serve a facilitare l’identificazione durante le transazioni online con aziende o autorità.
Il vantaggio di un’identità elettronica verificata è palese. Ma perché non se ne occupa lo Stato?
È emerso che soprattutto in presenza di procedure tecnologicamente complesse la soluzione più sicura ed efficiente è che lo Stato affidi tali servizi a terzi in modo da concentrarsi sulla mansione chiave, che in questo caso consiste nella verifica dell’identità operata dall’Ufficio federale di polizia. Lo Stato non è uno specialista nel settore della digitalizzazione. Basti pensare che anche le banconote non vengono stampate dalla Confederazione; se ne occupa Orell Füssli.
Perché dovrei affidare i miei dati a un operatore privato?
Lo facciamo praticamente ogni giorno. Vi ricordate l’ultima volta che avete fornito il vostro nome e la vostra data di nascita online? Con l’eID l’utilizzo di tali dati viene circoscritto il più possibile.
In alcuni cantoni si utilizzano già le identità elettroniche. A cosa serve dunque la legge sull’eID?
Più persone utilizzano le eID, più i vantaggi aumentano. Se ogni cantone impone regole diverse, sarà impossibile raggiungere la massa critica. E così continueremo a restare indietro in fatto di digitalizzazione rispetto ad altri Stati.
L’identità elettronica è davvero così importante per progredire nella digitalizzazione?
È paradossale: noi cittadini pretendiamo di poter gestire online le nostre pratiche con lo Stato. Ma per poter offrire dei servizi online, lo Stato deve assicurarsi di interagire con la persona in questione. L’eID serve proprio a questo.
Si dice che la protezione dei dati sia particolarmente severa nella legge sull’identità elettronica. Cosa si intende?
Per poter iniziare a operare, ogni fornitore di identità elettronica deve sottoporsi a una verifica della Confederazione sulla conformità alle disposizioni in materia di protezione dei dati nonché sulla sicurezza dei dati. Inoltre, lo scopo del trattamento dei dati si limita all’identificazione e all’autenticazione definite nella legge sull’identità elettronica. I fornitori di eID come aziende o autorità non possono utilizzare i dati per altre finalità.
Votazione sulla legge sull’eID
Con la legge sull’identità elettronica verificata e riconosciuta dallo Stato vengono poste le basi per un sistema di identificazione uniforme e sicuro nello spazio digitale. Parlamento, Consiglio federale, Cantoni della protezione dei dati sostengono la legge sull’eID. Contro la legge è stato indetto un referendum. La votazione popolare si terrà il 7 marzo 2021.