Epidemia Bambini sovrappeso: un pasto extra al giorno in lockdown

CoverMedia

22.6.2020 - 16:09

Family eating dinner together

When: 01 Jan 2015
Credit: F. Cirou / PhotoAlto / Cover Images
Family eating dinner together When: 01 Jan 2015 Credit: F. Cirou / PhotoAlto / Cover Images
Source: F. Cirou / PhotoAlto / Cover Ima

La crisi del Covid-19 ha avuto un grave impatto sui giovani con problemi di peso.

Per i bambini e gli adolescenti sovrappeso o obesi, la quarantena dei mesi passati ha avuto degli effetti particolarmente deleteri. Una nuova ricerca condotta presso l’Università di Buffalo, negli USA, ha analizzato i casi di 41 bambini obesi di Verona, e l’impatto del lockdown sulla loro alimentazione, il sonno e l’attività fisica, nei mesi di marzo e aprile 2020.

Secondo i risultati, i bambini consumavano fino ad un pasto in più al giorno rispetto alla normalità (precedente allo stato di confinamento), dormivano un'ora in più al giorno e sedevano di fronte alla tv, al computer, o al cellulare per 5 ore al giorno circa. I ricercatori hanno osservato anche un netto aumento nel consumo di zuccheri, grassi, affettati/carne rossa, bevande gassate e altri «cibi spazzatura», junk food.

«La tragica pandemia del Covid-19 ha avuto effetti collaterali che vanno aldilà dell’infezione virale diretta», spiega Myles Faith, uno degli autori dello studio. «I bambini e i teenager che lottano con una condizione di obesità si trovano in una posizione di isolamento ancora più difficile, che sfavorisce il mantenimento di uno stile di vita sano».

Di solito, i giovani in questa fascia d'età tendono ad aumentare di peso durante le vacanze estive, quando non seguono una routine rigida come quella dettata dalle lezioni e dalle altre attività di studio o extrascolastiche. Un effetto simile si è presentato durante il lockdown, secondo il team di Faith.

«L’ambiente scolastico fornisce una struttura e una routine che coinvolge anche l’alimentazione, l’attività fisica e il sonno, tre fattori predominanti del nostro stile di vita ed implicati enormemente nel rischio di obesità».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Obesity.

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