UcrainaI difensori di Azovstal: «Mai la resa». Strage a Lugansk
SDA
8.5.2022 - 22:01
«La resa per noi è inaccettabile». Rimasti soli nei sotterranei dell'acciaieria Azovstal, i combattenti del reggimento Azov scandiscono la loro parola d'ordine. Nei territori dell'est continua intanto l'offensiva con bombardamenti a tappeto.
Keystone-SDA
08.05.2022, 22:01
08.05.2022, 22:13
SDA/Red.
Dopo l'evacuazione di tutti i civili dall'acciaieria assediata Azovstal, confermata da Kiev e Mosca, gli ultimi resistenti di Mariupol convocano una conferenza stampa online per ribadire che nel loro futuro non c'è altra strada se non continuare a lottare, pur con i pochi mezzi rimasti.
«Ci sono molti militari feriti da evacuare, ma combatteremo fino alla fine», ha assicurato il vice comandante del battaglione, il capitano Svyatoslav Kalina Palamar, parlando accanto al responsabile dell'intelligence, il tenente Ilya Samoilenko. «Le forze russe stanno continuando a bombardare l'area e stanno cercando di assaltare l'impianto. Ora i nostri politici stanno provando a negoziare con quegli animali. Ma non ricordano cosa hanno fatto? – ha aggiunto, puntando il dito anche contro la linea del presidente Volodymyr Zelensky -. Non possiamo parlare con questa gente. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia. Non stiamo difendendo solo l'Ucraina, ma anche il mondo libero».
A poche ore dalle celebrazioni del 9 maggio, la giornata in cui ricorda la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale, Mosca è ancora a caccia di un successo simbolico da brandire dopo 74 giorni di guerra. La presa dell'ultima sacca di resistenza di Mariupol, circondata in un raggio di almeno cento km da sole forze nemiche, resta il trofeo più prestigioso da offrire alla retorica di Vladimir Putin.
Ma in attesa del minacciato assalto finale, Mosca si prepara già a governare. Nella città portuale sul mar d'Azov si è recato il vicepremier russo Marat Khusnullin, inviato dal Cremlino «per valutare le opere di ricostruzione» dopo il conflitto, in compagnia dal leader filorusso di Donetsk, Denis Pushilin, che ha annunciato la riapertura entro questo mese del porto cittadino per l'esportazione di merci dal Donbass.
Proprio nei territori dell'est continua intanto l'offensiva con bombardamenti a tappeto. Un attacco aereo ha centrato una scuola trasformata in rifugio nel villaggio di Bilohirivka, nell'oblast di Lugansk, nei cui sotterranei si nascondevano 90 persone. Una trentina sono state tratte in salvo, secondo il governatore regionale, Serhiy Gaidai. «Ma tutte le 60 persone rimaste sotto le macerie degli edifici – ha aggiunto – sono molto probabilmente morte». Una strage che andrebbe ad aggravare il drammatico bilancio di migliaia di vittime civili denunciato dagli ucraini.
I raid proseguono in tutto il Paese, mantenendo la contraerea ucraina sotto costante pressione. «I principali sforzi del nemico si sono concentrati sulla distruzione delle infrastrutture aeroportuali al fine di prevenire le azioni dei nostri aerei, inclusi i droni Bayraktar», in particolare nell'Ucraina orientale e nella zona operativa del mar Nero, ha riferito lo Stato maggiore di Kiev.
Un altro attacco ha ucciso due ragazzini di 11 e 14 anni nella città di Pryvillia, nel distretto di Severodonetsk, sempre nella martoriata regione di Lugansk. «Forti esplosioni» si sono registrate anche a Odessa e in zone residenziali di Mykolaiv, dove un'anziana insegnante è rimasta uccisa e altri 27 civili sono stati feriti. Ma le sirene d'allarme antiaereo hanno risuonato in tutto il Paese. E dopo due giorni di ricerche, è stata trovata morta Sofia, la 13enne scomparsa dopo il bombardamento su una colonna di mezzi che stavano evacuando civili nella regione orientale di Kharkiv, che i familiari avevano cercato di rintracciare con appelli sui social. «Purtroppo – ha riferito il capo della polizia regionale Serhiy Bolvinov – i resti del corpo e un ciondolo indicato dai suoi parenti sono stati trovati nell'auto su cui viaggiava» con la sorella di 6 mesi e la madre, rimasta gravemente ferita.
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