È stato ucciso in Libano un noto intellettuale, attivista politico, editore, fondatore e direttore di una delle più importanti organizzazioni non governative libanesi, e noto per essere in aperto dissenso con gli Hezbollah.
Secondo quanto riferito dai media locali, il corpo senza vita di Loqman Slim, 58 anni, è stato ritrovato stamani nella sua auto nel sud del Libano, in una località a circa 70 km a sud di Beirut, nel distretto di Zahrani. Dalle prime informazioni risulta evidente sul capo il foro di una pallottola.
Da ieri sera si erano perse le tracce di Slim, che in giornata si era recato nel sud del paese per ragioni personali. I familiari avevano dato l'allarme nelle ultime ore perché il suo telefono cellulare risultava irraggiungibile.
Slim, originario di una famiglia sciita di spicco della periferia sud di Beirut, negli ultimi decenni diventata la roccaforte degli Hezbollah filo-iraniani, si opponeva apertamente col suo lavoro, le sue pubblicazioni e i suoi interventi pubblici al principio del confessionalismo politico, all'identitarismo e all'egemonia culturale e politica di Hezbollah.
Difensore invece dei principi di cittadinanza, di pari opportunità, di uguaglianza dei cittadini al di là delle loro appartenenze confessionali, Slim era da anni una figura di riferimento per l'attivismo civile in Libano e in Medio Oriente.
Aveva fondato una casa editrice e, nei primi anni 2000, aveva dato vita con la moglie tedesca Monika Borgman all'organizzazione Umam (Nazioni) per la conservazione della memoria collettiva scritta e orale libanese.
Gli uffici e lo spazio espositivo dell'organizzazione Umam erano sempre stati nel cuore della periferia sud di Beirut, a Haret Hreik, nonostante Slim e i suoi collaboratori avessero più volte ricevuto pressioni dalle istituzioni locali e minacce, anche di morte, da parte di sostenitori di Hezbollah.
Media di Beirut riferiscono dei sit-in di manifestanti e attivisti della società civile a Beirut e Sidone, 40 km a sud della capitale. I partecipanti esibivano fotografie di Slim. Secondo Georges Nader, generale dell'esercito libanese in pensione e presente al sit-in di Beirut, «l'uccisione di Lokman Slim è un segnale pericoloso». Citato dal quotidiano libanese «L'Orient-Le Jour», Nader ha proseguito: «siamo entrati in una nuova fase e temo che ci potranno essere altri assassini politici».
Intanto i vertici istituzionali libanesi, i leader dei principali partiti politici, esponenti religiosi libanesi e i rappresentanti dell'Onu e dell'Unione europea a Beirut hanno espresso unanime condanna per l'uccisione dell'attivista.
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