Regno Unito Partygate: Johnson, mi scuso con tutto il cuore

SDA

19.4.2022 - 21:39

Il premier britannico si è scusato per il cosiddetto Partygate.
Il premier britannico si è scusato per il cosiddetto Partygate.
Keystone

«Mi scuso con tutto il cuore» ma resto al mio posto per svolgere il mio dovere con «umiltà» anche per contrastare Vladimir Putin e rafforzare il sostegno del Regno Unito all'Ucraina.

Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson a proposito dello scandalo Partygate, intervenendo alla Camera dei Comuni per la prima volta dopo aver ricevuto la multa di Scotland Yard per aver violato le restrizioni anti Covid, introdotte dal suo stesso governo, in un evento del giugno 2020 in cui si festeggiava il suo compleanno alla Cabinet Room di Downing Street.

Insieme alle scuse contrite e «senza riserve» pronunciate nel corso di un animato dibattito ai Comuni insieme al tentativo di giustificarsi con la sua «buona fede», Johnson ha ribadito che i britannici «hanno il diritto di aspettarsi di meglio dal loro primo ministro». La domanda cruciale gli è stata rivolta da un deputato compagno di partito, Peter Bone: «Ha deliberatamente ingannato il Parlamento?». «No», ha risposto il premier Tory, che insiste sul fatto di non aver consapevolmente violato la legge.

Johnson a fronte dell'offensiva delle opposizioni, a partire dal Labour che ne chiede con forza le dimissioni, ha sottolineato di aver cercato di rimediare a quanto fatto, pagando subito la multa, rimettendosi all'indagine ancora in corso (che potrebbe fra l'altro riservargli nuove sanzioni) e portando a termine una riorganizzazione interna fra i suoi collaboratori a Downing Street, e allo stesso tempo ha rilanciato sulla necessità di restare al suo posto.

«Il mio compito è quello di lavorare ogni giorno per rendere il popolo britannico più sicuro, più protetto e più prospero ed è quello che continuerò a fare''. Questa la sua dichiarazione d'intenti per cercare di superare il momento di difficoltà, ricordando le priorità per il Paese, sul fronte internazionale con la minaccia della Russia ma anche su quello interno, con uno scenario economico complesso e mutevole tra conseguenze dell'attacco di Putin e caro vita coi prezzi record dell'energia.

Ha rimarcato alcune volte i successi del suo governo, in particolare sulla campagna vaccinale anti Covid, ma ha prevalso in lui la scelta del profilo basso. Sembra comunque al momento reggere il partito di maggioranza: un solo deputato Tory ha formalizzato la sfiducia a BoJo, Mark Harper, ex ministro dell'era Cameron e dissidente interno dei Conservatori negli ultimi anni, fra l'altro come capofila degli oppositori del lockdown anche nei periodi peggiori della pandemia da Covid.

Il leader dell'opposizione Keir Starmer ha respinto come «una barzelletta» le «scuse contorte» di Johnson, definendolo «un disonesto» (venendo ripreso dal presidente della Camera per il linguaggio non parlamentare). Il laburista ha respinto il tentativo del premier di legare la vicenda alla crisi ucraina e ha ripetuto che il Paese lo ha già giudicato e che egli dovrebbe dimettersi «se avesse un minimo di dignità».

La Camera dei Comuni potrà votare giovedì su una mozione presentata dalle opposizioni che chiede di deferire Johnson dinanzi al Privileges committee (sorta di commissione sulle autorizzazioni a procedere) per valutare se il premier conservatore abbia ingannato il Parlamento. La proposta è stata dichiarata ammissibile dallo speaker dell'assemblea di Westminster, Lindsay Hoyle: ora spetterà all'aula decidere, anche se la maggioranza Tory ha largamente i numeri per silurarla, salvo una rivolta di massa.