Alexei Navalny vive in un «inferno» e i suoi sostenitori sono sottoposti alle «brutali rappresaglie» delle autorità. E' quanto scrive oggi in un comunicato Amnesty International, nel primo anniversario del ritorno in Russia e dell'arresto dell'oppositore del Cremlino.
Secondo l'organizzazione, «negli ultimi 12 mesi le autorità russe hanno scatenato una campagna senza precedenti di repressione e rappresaglie contro il leader dell'opposizione ingiustamente incarcerato e i suoi sostenitori, distruggendo tutto ciò che rimaneva dei diritti alla libertà di espressione e associazione».
«Decine di collaboratori e sostenitori di Navalny – afferma Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale – devono difendersi da accuse costruite, mentre un numero crescente di loro è già in prigione. Nel frattempo le autorità hanno classificato le sue organizzazioni come 'estremiste'».
Navalny, arrestato al suo rientro dalla Germania, dove era stato curato dopo avere subito un avvelenamento nell'estate del 2020, sta scontando una condanna a 2 anni e cinque mesi di reclusione. Ma secondo Amnesty rischia altri 15 anni di detenzione se verrà trovato colpevole di altre «false accuse».