Il regista sta lavorando al seguito del documentario sulle presunte molestie sessuali perpetrate da Michael Jackson nei confronti di Wade Robson e James Safechuck.
Dan Reed ha già iniziato a filmare il sequel di «Leaving Neverland», il documentario del 2019 incentrato sul ballerino Wade Robson e l’attore James Safechuck, che raccontano di essere stati abusati sessualmente dal cantante Michael Jackson quando erano bambini.
Secondo il sito Deadline, Reed ha già iniziato con le riprese relative alla battaglia legale di Robson e Safechuck contro la MJJ Productions e la MJJ Ventures, le etichette appartenenti al cantante di «Thriller», presso la Corte Suprema di Los Angeles.
Tuttavia lo scorso 21 settembre, la casa di produzione del progetto, Amos Pictures, ha ricevuto dei mandati di comparizione che invitano Reed a recarsi in tribunale e consegnare tutti i documenti e il materiale relativi al documentario e il suo potenziale sequel.
L’intenzione degli avvocati di Jackson è quella di screditare il director accusandolo, tra le altre cose, di aver pagato Safechuck e Robson per apparire nel suo film.
In tutta risposta, Reed ha dichiarato di essere residente nel Regno Unito e che la Amos Picture non opera in California: per questo il giudice di Los Angeles troverebbe non poche difficoltà ad ordinargli di depositare il materiale di produzione del film.
«Il sequel del documentario su cui sto attualmente lavorando tratta eventi attuali che in parte avvengono in pubblico, e la narrazione è fatta attraverso molteplici punti di vista», si legge su una delle 79 pagine dell’istanza per il tribunale di Reed.
La dichiarazione è sostenuta da Louisa Compton, a capo del dipartimento di Notizie e informazione di Channel 4, canale su cui andrà in onda il nuovo documentario.
La rete HBO, che ha trasmesso il primo film, si è difatti tirata indietro per il sequel, proprio a causa delle rogne legali tra Reed e i legali di Jackson.
La prossima udienza è prevista per il prossimo 9 aprile.
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