Spettacolo Fabrizio Corona, nuova lettera a Massimo Giletti: «Come un cannibale mordo tutto»

Covermedia

22.3.2021 - 16:35

Fabrizio Corona
Fabrizio Corona

Il messaggio condiviso dall'ex re dei paparazzi con il conduttore di «Non è l'Arena» è straziante ma pieno di determinazione.

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Fabrizio Corona ha inviato un'altra lettera a Massimo Giletti.

L'ex re dei paparazzi è rinchiuso nel reparto di psichiatria dell'ospedale Niguarda di Milano, dove da oltre 9 giorni sta facendo lo sciopero della fame e della sete.

«Voglio che Massimo sappia cosa mi è successo ieri, una storia bruttissima. Ho chiesto di poter andare in bagno a fumare, mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista da tre uomini della polizia penitenziaria. Mi siedo sul water e mi metto a fumare a torso nudo, i pantaloni tirati su. Vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura che mi sono fatto pugnalandomi con una penna Bic», legge Massimo Giletti al pubblico di «Non è l'Arena».

«La guardo, fumo, la riguardo. A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Provo a scavare nella ferita. Sono da solo in un cesso schifoso, circondato da urla di povera gente disgraziata. Mi avvicino con la bocca alla ferita, a poco a poco spingendo sempre di più riesco ad afferrare i punti del giorno prima con la bocca e con i denti. Li tiro, si rompono».

Le parole di Corona proseguono, ricche di dettagli crudi e dettagliati.

«Schizza il sangue ovunque, sulla faccia, sulla bocca, sugli occhi, sulle braccia, sul petto. Sento uno strano sapore, mi piace. È amaro. E continuo, sono convinto che nella ferita ci siano i pezzi di vetro dell'ambulanza rotta. È notte e come un cannibale mordo tutto: pelle, fili di punti, carne, tatuaggi, pezzettini di vetro. Sono incontenibile, non ho più freni».

La lettera è lunga e il conduttore continua a leggerla al suo pubblico: «Di colpo si apre la porta e cinque infermieri vedono un uomo di 47 anni seduto sul cesso, tutto sporco di sangue che si mangia il suo braccio. C'è chi urla, chi piange, chi mi abbraccia, io sono impassibile, guardo solo il vuoto. Sono uno psicopatico in un ospedale psichiatrico».

Grazie alla sua lucidità, Fabrizio è cosciente che la situazione in cui si trova non è certo delle migliori.

«Sono in una stanza singola, vuota. Non c'è tv, non c'è radio. Le finestre sono chiuse e non c'è nessun tipo di vetro. Nulla con cui mi possa ferire. È un reparto con altri 15 pazienti, uno dei migliori del Niguarda. Massimo, io da qui non posso uscire perché sono detenuto – ma ribadisce – sono pronto a morire per i miei diritti. Nulla, e Massimo lo deve sapere, era premeditato».