Spettacolo George Clooney: contro i suprematisti bianchi

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1.12.2017 - 12:27

Directors and actors attend a premiere for "Suburbicon" at the  42nd Toronto International Film Festival (TIFF) in Toronto, Canada.

Featuring: George Clooney
Where: Toronto, Canada
When: 09 Sep 2017
Credit: Euan Cherry/WENN.com
Directors and actors attend a premiere for "Suburbicon" at the 42nd Toronto International Film Festival (TIFF) in Toronto, Canada. Featuring: George Clooney Where: Toronto, Canada When: 09 Sep 2017 Credit: Euan Cherry/WENN.com
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(Cover) - IT Showbiz - George Clooney non avrebbe mai immaginato di assistere oggi a certe dimostrazioni di odio da parte dei suprematisti della razza bianca, nonostante l’opera del movimento dei diritti civili.

L’attore, che recentemente insieme alla moglie Amal ha donato 850mila euro per contrastare questi gruppi, è particolarmente colpito dalla marcia organizzata dai suprematisti bianchi il mese scorso a Charlottesville, perché i neo-nazisti non rappresentano certo il punto di vista della maggior parte dei suoi concittadini americani.

«Quando vedi quegli idioti con le torce, quei pollastri andare in giro con le loro piccole torce, devi sapere anche che non rappresentano nemmeno l’1% di questa nazione», ha dichiarato su Deadline.com. «Perciò dobbiamo combatterli e affrontarli, ma dobbiamo ricordare che non vale nemmeno troppo la pena pensarci».

Il tema razziale è affrontato da Clooney nel suo nuovo film, «Suburbicon», ispirato al putiferio storicamente causato da una famiglia nera che nel 1957 si trasferì nel quartiere bianco di Levittown, in Pennsylvania. La pellicola è stata presentata alla Mostra di Venezia e il tempismo della sua uscita non potrebbe essere più opportuno.

«Non è stato fatto di proposito, ma non c’è bisogno di essere degli indovini per capire che dovremo sempre confrontarci con questi problemi; escono in continuazione, è così brutto dover ancora combattere queste battaglie. Non pensavo, essendo cresciuto in uno stato del Sud negli anni Sessanta, che sarebbe successo ancora. Pensavo che dopo la fine della segregazione saremmo andati avanti e invece non l’abbiamo fatto. Ci siamo fermati. C’è molto lavoro da fare».

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