Non solo musica «Il mio nome è mai più»: Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù tornano 25 anni dopo

Covermedia

20.6.2024 - 13:01

Ligabue
Ligabue

Dopo un quarto di secolo la canzone torna a risuonare con la stessa forza e rilevanza di allora.

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Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù hanno riproposto il celebre inno contro la guerra «Il mio nome è mai più» che verrà pubblicato il 6 settembre in versione CD singolo e vinile.

Come 25 anni fa, il ricavato delle vendite sarà devoluto a Emergency, l'organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada.

Quando «Il mio nome è mai più» uscì nel 1999, il mondo era sconvolto dalla guerra nella ex Jugoslavia e da altri 50 conflitti in corso. Oggi, mentre nuove guerre e crisi umanitarie continuano a devastare il nostro pianeta, questa canzone si conferma tragicamente attuale.

Il ritorno di LigaJovaPelù sulla scena musicale con questo brano non è solo un atto artistico, ma un messaggio di pace e solidarietà.

«La speranza va tenuta viva»

Il 17 giugno 1999, «Il mio nome è mai più» divenne il CD singolo più venduto di sempre in Italia.

Come riportato dal profilo Instagram di Emergency: «Il ricavato venne consegnato a una giovane Emergency, per i progetti in Cambogia, in Afghanistan, in Sierra Leone e nell'ex Jugoslavia».

La canzone, allora come oggi, rappresenta un grido inascoltato di pace, una speranza che, nonostante tutto, continua a vivere.

«La speranza va tenuta viva, anche con una «cosa» solo emotiva come è una canzone. Una canzone che continuerà a contribuire a sostenere il lavoro di Emergency, per tradurre la speranza in azione concreta», si legge ancora nel post.

Diverse le critiche

Nonostante il successo commerciale e l'impatto benefico, «Il mio nome è mai più» non fu esente da critiche. Piero Pelù ricorda: «Ci furono critiche dal mondo degli intellettuali della sinistra, dissero che era troppo populista. E io allora risposi che forse confondevano populista con pop».

La canzone, infatti, superò in vendite hit internazionali come «Mambo no. 5 (A little bit of...)» di Lou Bega e «Snow on the Sahara» di Anggun. P

elù aggiunge: «Comunque con i soldi di quella canzone sono stati aperti tre ospedali, in Kurdistan, Sierra Leone e Afghanistan. Quest'ultimo è ancora aperto».