Kanye West dovrà difendersi da gravi accuse di razzismo. Nella denuncia, il suo ex dipendente Benjamin Deshon Provo ha dichiarato che il rapper avrebbe assunto con frequenza degli atteggiamenti discriminatori nei confronti dei suoi dipendenti di colore. Lo stesso Provo sarebbe stato licenziato in tronco da Ye per essersi rifiutato di tagliare i suoi dread.
Un altro dipendente, in una denuncia separata, ha rivelato di aver subito «gravi discriminazioni e molestie» mentre lavorava per Kanye nella sua scuola Donda Academy, ora chiusa, e per il suo brand Yeezy.
Nell’esposto, presentato a Los Angeles e ottenuto da People, si evince che Provo ha iniziato a lavorare per West intorno all'agosto 2021, prima di trascorrere sei mesi alla Donda Academy.
La scuola si è poi trasferita in una nuova sede; lì all’uomo sono stati «assegnati ulteriori compiti lavorativi a causa della mancanza di personale». Ha svolto servizi di sicurezza per gli eventi del Sunday Service di West e nel suo magazzino Yeezy.
West pare abbia chiesto che «chiunque fosse associato alla Donda si dovesse sbarazzare di libri relativi a Martin Luther King, Jr., Malcolm X e altre figure di spicco della comunità nera».
West tratta «in modo diverso» i suoi dipendenti di colore
Provo ha inoltre accusato di West di aver trattato «in modo diverso» i suoi dipendenti di colore; lui stesso sostiene di aver ricevuto un compenso inferiore rispetto ai suoi dipendenti bianchi «senza un motivo specifico».
L’uomo ha infine rivelato di aver assistito a una «diminuzione dei suoi stipendi» e che stranamente West «ha iniziato ingiustificatamente e irragionevolmente a chiedere a lui e ad altri di radersi la testa». A quel punto, Provo sostiene di essersi rifiutato di farlo nel rispetto della sua fede musulmana, ricevendo il benservito dalla star.
Un altro ex collaboratore, Trevor Phillips, ha accusato West di aver pronunciato discorsi di odio contro la comunità ebraica e le persone LGBTQ al cospetto degli studenti della sua scuola, minacciando questi ultimi di rinchiuderli in gabbie «simili a delle prigioni».
Il 46enne non ha ancora risposto ufficialmente alle gravi accuse.