Spettacolo L'entertainment dice no alla violenza in Virginia

CoverMedia

1.12.2017 - 13:11

(Cover) - IT Showbiz - Il mondo dell’entertainment si è opposto alla violenza insensata nata dalla manifestazione di Unite the Right avvenuta a Charlottesville, in Virginia.

Il gruppo di neo-nazisti è inizialmente sceso in città l’11 agosto per protestare contro la rimozione di una statua che rappresenta il Confederato Generale Robert E. Lee, il quale durante la guerra civile degli Stati Uniti sopportava la schiavitù nel Sud del Paese.

La manifestazione iniziata come una marcia è degenerata in violenza e brutalità sulla folla, perpetrata da parte dei nazionalisti bianchi e culminata il 12 agosto con un morto, quando una macchina si è schiantata sui presenti.

L’increscioso evento ha richiesto al governatore della Virginia Terry McAuliffe di dichiarare lo stato di emergenza.

«Queste notizie mi fanno venire la nausea, è stomachevole vedere i razzisti soddisfatti del fatto che i nazionalisti sfilano per le strade in pieno giorno», ha scritto Hayley Williams della band Paramore, su Twitter.

Durante gli eventi il presidente americano Donald Trump, noto per i suoi tweet rampanti, è rimasto stranamente silenzioso finché non ha finalmente condannato la manifestazione di Unite the Right.

«Tutti noi dobbiamo rimanere uniti e condannare l'odio. In America, non c'è posto per questo tipo di violenza. Siamo un popolo unito!», ha scritto il 45esimo presidente americano nel pomeriggio, per poi affermare in una dichiarazione successiva che la violenza al rally è stata provocata «su molti fronti».

Alcune stelle sono incensate da come Trump ha reagito alla manifestazione: argomento sul quale è stato richiamato all'attenzione dalla scrittrice britannica J.K. Rowling.

«Dev’essere stata una giornata infernale se il presidente si è dimenticato come usare Twitter».

Anche John Legend ha richiamato all’attenzione una replica di Trump, postando via social: «Nella Casa Bianca abbiamo sia simpatizzanti nazisti che nazionalisti bianchi, condanniamo anche loro, non dovrebbero ricevere il denaro dei contribuenti».

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