Vita privata e carrieraLino Banfi sul docu-film: «È meglio farlo adesso che sono ancora vivo»
Covermedia
4.8.2023 - 16:30
L’attore pugliese è al lavoro con Mario Sesti sulla pellicola che ripercorrerà vita privata e carriera.
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04.08.2023, 16:30
04.08.2023, 17:17
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Lino Banfi a 360 gradi: è questo che promette l’attore pugliese quando parla del docu-film che lo vedrà protagonista. Ad aiutarlo c’è il regista Mario Sesti, assieme al quale realizzerà l’ambiziosa opera.
«Ho detto a Mario: non devi farlo quando sono morto, è meglio farlo adesso che sono ancora vivo. Non sarà un lungometraggio, né un cortometraggio, sarà un largo-metraggio. Voglio far lavorare tutti i personaggi che sono dentro di me: dal Commissario Lo Gatto all’allenatore nel pallone, dal Pasquale Baudaffi del Vieni avanti cretino a Nonno Libero, e tanti altri... li interpreto tutti e li faccio rivivere. E poi, come Zagaria Pasquale, mi arrabbio con tutti loro, dicendo: voi esistete perché esisto io, se non ci fossi stato, sareste tutti morti di fame! E poi viene fuori anche mio padre», ha ironizzato Banfi nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, parlando poi del ruolo paterno all’interno della pellicola.
«Ovviamente io (lo interpreterò, ndr)! Lui è scomparso una trentina di anni fa e, nel corso del largo-metraggio, mi comparirà. Gli chiederò: tu che ci fai qui? Mi risponderà: sono qui per parlar bene di te. Mio padre faceva il contadino ma affermava che, se avesse potuto studiare, si sarebbe laureato almeno cinque volte. Mi apparirà con occhiali e pizzetto, un vero intellettuale, comunicandomi che, in questi anni passati altrove, ha preso tre lauree. Sarà un Lino la vendetta a tutto tondo».
Vena artistica fin dalla tenera età
La vena artistica di Banfi si è presenata in tenera età, quando le infelici circostanze imponevano un po’ di leggerezza.
«Una passione innata. Quando c’era la guerra, avevo 7-8 anni, durante i bombardamenti scappavamo nei rifugi. Per non far piangere i bambini più piccoli, inventavo gli spettacolini con pupazzetti che costruivo io: li facevo ridere, non piangevano più. Poi sono entrato in seminario…».
Un’avventura conclusasi presto, per via del carattere ribelle del giovane Lino.
«Volevo studiare, e infatti ho fatto il liceo classico, però ero impertinente e, insieme a un mio compagno, ne combinavamo di tutti i colori: salivamo di notte su un cornicione, per buttare un occhio nel convento vicino, per vedere le suorine carine. Eravamo scatenati, e ci dissero: meglio due ragazzi fuori dal seminario oggi, piuttosto che due cattivi preti domani. Addirittura il vescovo di Andria venne una sera, quando ne combinammo una delle nostre: io piangevo, temevo i rimproveri. Il vescovo disse: Zagaria perché piangi? La tua missione è far ridere!».