Spettacolo Pietro Castellitto, le mie famiglie di prede e predatori

ANSA

13.10.2020 - 15:15

Dopo Lido film a Festa Roma e in sala. Aspettando serie su Totti

ROMA, 13 OTT – Un primo film, da regista, I predatori, scritto a 22 anni, «quando la carriera da attore non mi andava benissimo». Sei anni dopo Pietro Castellitto sta vivendo una fase molto diversa: I predatori ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura di Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, sarà alla Festa del Cinema di Roma in Alice nella città e debutterà in sala con 01 il 22 ottobre. Inoltre l'attore/regista è sotto i riflettori come interprete di Francesco Totti nella serie Sky in preparazione sul campione, 'Speravo de morì prima', al debutto nel 2021. «E' un un momento po' disorientante – commenta Pietro Castellitto -: è arrivato tutto insieme, ma l'importante è cercare di mantenere viva quella rabbia che nutre la voglia di raccontare».

Un sentimento che nel film prende la forma di una trascinante commedia nera, con tocchi surreali e sfumature noir, costruita su un cast impeccabile che comprende Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Anita Caprioli, Giulia Petrini, Dario Cassini, Mara Ubaldi, Vinicio Marchioni e Antonio Gerardi. Al centro del racconto i percorsi, con inaspettati incroci, fra una una famiglia borghese, gli annoiati e feroci Pavone, e i popolari 'Vismara', armaioli fascisti tendenti al crimine. «E' un film dove sono tutti prede e predatori, con le eccezioni forse dei due componenti più giovani, Federico (interpretato dallo stesso Castellitto) e il piccolo Cesare, capace però di compiere un grave atto». Nella storia, «la speranza è nella ricerca della libertà più che in quella della felicità, che è un sentimento più da impiegati».

Castellitto risponde con un sorriso quando viene sottolineata l'originalità della sua messa in scena: «In Italia i film dei giovani autori si assomigliano un po' tutti, la soglia oltre cui un prodotto diventa originale non è altissima. Volevo anche superare poi alcuni pregiudizi, come usare sempre gli stessi attori o certe regole tecniche che sembrano inamovibili e non lo sono».

Il primo a leggere la sceneggiatura è stato il padre di Pietro, Sergio Castellitto: «Alla fine era felice e sollevato – racconta sorridendo -: aveva temuto fosse brutta». (ANSA).

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