Il 14 positivi del Genoa Calcio hanno rilanciato l'allarme: medici e ministri cercano di trovare soluzioni per non dover chiudere di nuovo.
La notizia dei quattordici positivi al test Covid-19 del Genoa Calcio hanno messo in subbuglio il calcio italiano che sta pian piano ripartendo, nel tentativo di ridare un poco di normalità nella vita dei tifosi che in esso trovano piacere, stacco e passione.
Per il momento la Serie A non si ferma
Il ministro italiano dello Sport Vincenzo Spadafora cerca di fare chiarezza sui fatti legati al Genoa, sulle partite da rinviare e sul rischio di un nuovo lock-down per il calcio.
«Non siamo ancora nelle condizioni di dover parlare di uno stop della Serie A. Mi preoccupa molto, certo, a breve sentirò il presidente della Serie A e il presidente della Figc».
I tamponi non sono la soluzione, almeno non così
Intervistato sul caso dei molti positivi riscontrati nel Genoa il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha cercato di chiarire come i test con i tamponi devono essere accompagnati da altri interventi: «Rischiamo di far circolare soggetti negativi al tampone ma in fase di incubazione che trasmettono il virus e chiudere in casa altri con tampone positivo che non trasmettono a nessuno».
Entra nella discussione anche il viceministro italiano alla Salute, Pierpaolo Sileri che non ammette sgarbi alle misure di contenimento proponendo di abolire anche abbracci e esultanze dopo le reti segnate.
«Gli abbracci e l'esultanza in campo dovrebbero essere vietati. La distanza deve comunque essere mantenuta. Se da 1 positivo nella squadra sono diventati 14 vuol dire che il virus è circolato, che non sono state mantenute le distanze. Se abbiamo un tampone negativo non dobbiamo pensare di essere invincibili. Continuare a mantenere le distanze è fondamentale.»
Genoa e Napoli, come procedere?
«Se c'è una squadra con 14 persone positive, disputare una partita è quasi impossibile», Sileri si riferisce alla situazione del Genoa.
Per quel che riguarda il Napoli invece - avversaria del Genoa nel match giocato domenica al San Paolo e vinto dagli azzurri per 6-0- è ovvio che i partenopei devono fare i tamponi, ma bisognerà aspettare un certo periodo di incubazione che è di 4-6 giorni.
«Devono andare in quarantena i giocatori che hanno avuto dei contatti stretti, non tutti, ma quelli che sono stati vicini sì», ha concluso il viceministro.