Ha vinto in Francia, Italia, Inghilterra e ha conquistato la Copa America con il suo Uruguay nel 2011. Ma nel marzo del 2017 fu una tremenda sconfitta ad aprirgli le porte delle ansie e delle paure.
È una stagione speciale per Edinson Cavani. Dopo aver firmato per il Valencia nel corso dell'estate, l'uruguaiano attende con piacere la sua ultima Coppa del Mondo con la maglia dell'Uruguay, la quarta della sua brillante carriera. Con la nazionale del suo Paese El Matador ha giocato 133 partite, segnando 58 reti. Ispiratosi all'argentino Batistuta, in carriera, fino a oggi l'attaccante ha messo a segno 372 gol.
A 35 anni e dopo essere passato per tutti i principali campionati europei, El Matador è un giocatore che lavora tutt'ora su tutti gli aspetti per migliorare le sue prestazioni.
Attento anche all'aspetto psicologico
Inoltre, come ha ammesso lui stesso in un'intervista a Relevo, anche l'aspetto psicologico non sfugge alle manie del serio professionista di Salto.
Curiosamente, per sua ammissione, la prima volta che è andato in terapia psicologica è stato dopo una sconfitta subita al Camp Nou.
Si tratta di quell'indimenticabile 6-1 con cui i catalani rimontarono e annientarono il PSG in Champions League. Era l'8 marzo del 2017. L'uruguaiano era l'unica punta dei parigini, che potevano però contare su di un centrocampo a cinque di grande spessore, oltre che di una difesa nella quale figuravano Thiago Silva, Marquinhos e Meunier. Nulla servì contro Messi, Suarez e Neymar.
Una sconfitta che lo riportò con i piedi per terra
«La prima volta che ho visto un terapista è stato dopo la rimonta del Barça contro il PSG. Mi ha colpito molto e ci sono cose che ti travolgono. In cinque minuti cambiò tutto quello che avevamo fatto in precedenza», ha raccontato il 35enne.
Ricordiamo che i parigini avevano stravinto la gara di andata degli ottavi di finale in casa per 4-0. Le cose sembravano fatte, invece...
«È stato un colpo così grande che non sono riuscito a controllare e, anche se si tratta di calcio, ha toccato molte parti di me. Ho avvertito sintomi di ansia, sudori freddi, mi girava la testa mentre mi addormentavo e avevo paura di addormentarmi».
Pensando di avere un problema serio l'attaccante raccontò i suoi vissuti al suo medico, il quale gli disse: "Quello che ti sta succedendo succede a molte persone in diversi campi", quando si rendono conto di non essere supereroi».
L'attaccante puro
Nella stessa intervista al sito spagnolo, all'uruguaiano del Valencia è stato chiesto qual è secondo lui il più grande attaccante puro in circolazione.
«Robert Lewandowski», ha risposto il Matador, perché «ha tutto quello che serve per essere un "9", anche se il calcio moderno richiede altre cose».