17 anni fa la Grecia affidata al tedesco Otto Rehhagel compì un'impresa eccezionale, forse unica nel suo genere: vincere gli Europei senza che nessuno se lo aspettasse.
Dapprima furono gli ostrogoti, poi i nazisti e infine toccò a Otto Rehagel. I popoli del nord hanno invaso e occupato la Grecia nel corso della storia e come tutti i conquistatori non sono mai stati visti di buon occhio. Il solo tedesco che può fregiarsi del titolo di 'amico del popolo greco', della statura di un semideo, è Otto Rehhagel.
Il tedesco creatore della favola greca
L'allenatore tedesco fu chiamato dalla Federazione Greca nel 2001 per guidare la Nazionale, per portarla una volta ancora agli Europei di calcio.
L'allora 63enne fece ciò che gli era stato chiesto di fare, riuscì nell'intento di qualificare per la seconda volta nella storia della competizione la Grecia alla fase finale dei campionati europei di calcio
La dodicesima edizione si sarebbe svolta in Portogallo. La Grecia, per i bookmaker, amanti del calcio, tifosi e addetti ai lavori non gode certo del titolo di favorita. Solo la cenerentola Lettonia ha meno possibilità di alzare la coppa continentale.
Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla squadra di Otto. Nikopolidis, Seitaridis, peccato per gli scommettitori e per le altre contendenti, Basinas, Zagorakis, Giannakopolous, Karisteas, Kafes, Giogiaidis, non sono certo nomi di grandi calciatori, se non dalle sembianze di eroi greci.
Ebbene sì, si tramuteranno in veri e propri eroi greci, calciatori i cui nomi riecheggeranno per le televisioni d'Europa, sui siti sportivi di mezzo mondo, tra le parole - un poco stantie - di tutti gli amanti del calcio. Angelos Charisteas e Theodoros Zagorakis diventeranno i simboli di un'impresa al limite dell'impensabile.
Ma andiamo per ordine.
L'esordio della favola
L’esordio della formazione di Rehhagel, coincide con la partita inaugurale, allo stadio do Dragão di Porto, contro i padroni di casa; favoritissimi di giornata, tra le favorite alla vittoria finale.
La piccola Grecia sconfigge per 2-1 i padroni di casa, tra le cui fila risuonano nomi altisonanti: Figo, Rui Costa, Couto, Carvahlo, Pauleta e quello di un promettentissimo diciannovenne, tale Cristiano Ronaldo.
La seconda sfida, ostica non meno della prima, vede la truppa di Rehhagel sfidare la Spagna dei vari Xavi, Xabi Alonso, Raul, Puyol e Torres. Un'altra sfida impari, sulla carta, che termina con un salomonico pareggio.
Si decide tutto all’ultima giornata: i portoghesi devono vincere per avere la certezza della qualificazione, agli spagnoli e agli ellenici basta un pari, la Russia e già fuori dai giochi.
Contro la rassegnata armata rossa Zagorakis e compagni vanno sotto 2-0, dopo un quarto d’ora. Sembra la fine di una bella favola, per alcuni durata fin troppo.
Ma gli dei - del calcio direbbero alcuni - che seguono tutto dal Monte Olimpo decidono che questa storia non può terminare così. I portoghesi vincono il derby iberico e Zisis Vryzas - un altro sconosciuto - accorcia le distanze per i greci contro la Russia. Una rete importantissima, vitale, che permette ai greci di andare avanti e che elimina la Spagna per la questione della differenza reti.
La favola continua
Ai quarti, capitan Zagorakis e compagni si trovano di fronte un'altra favorita alla vittoria finale - i francesi hanno dominato tutte le partite del girone di qualificazione compresa quella contro la Svizzera -, la Francia di Thuram, Dessaily, Zidane e Henry. Un'altra sfida impari.
I ragazzi di Otto, grazie allo stupendo colpo di testa di Charisteas, servito magistralmente da Zagorakis, mettono in ginocchio i magnifici galletti francesi, che devono abbassare le creste per lasciar spazio ad una banda di ragazzi che ha deciso di difendere la propria favola con i denti e muscoli d'acciaio. Le lance transalpine vengono spuntate dall’estenuante pressing greco, Antonios Nikopolidis diventa un vero e proprio muro miceneo sul quale si spengono i tentativi di Henry, Zidane e Trezeguet.
La prima semifinale della storia
Succede così che il branco di mister Otto si ritrova per la prima volta nella sua storia in una semifinale dei campionati europei di calcio.
Tocca ora alla Repubblica Ceca di Nedved, Baros, Rosicky, Koller e Jankulovski. I greci sembrano stanchi, cercano le giuste contromisure per arginare Nedved, Baros e Koller, ma la macchina di Rehhagel non gira bene come nei quarti. Anche ai cechi però le cose non vanno benissimo: Nedved - vera e propria anima di una Nazionale gagliarda e talentosa - deve lasciare il campo per uno strappo, Koller e Jankulovski non riescono a superare le linee nemiche, che difendono strenuamente il loro muro miceneo. Si va ai supplementari e qualcuno osa già pensare che forse gli dei non si sono dimenticati dei loro ragazzi. È il 105esimo minuto, quando su calcio d'angolo Traianos Dellas si alza in cielo, quasi fosse sospinto da Zeus in persona, e insacca il pallone alle spalle di Petr Cech. Collina fischia tre volte. La favola continua. Otto e i suoi ragazzi sembrano oramai invincibili. Qualcuno ora scommette sulla Grecia campione d'Europa.
Un finale tutto inedito
Al Da Luz di Lisbona si ritrovano i padroni di casa - che in semifinale si sono sbarazzati dell'Olanda grazie ad una rete di Ronaldo e una seconda di Maniche - e la Grecia di mister Otto.
Il copione è sempre lo stesso: pressing vigoroso e rigoroso, avversari che tengono palla, ci provano ma che con l'andare del tempo devono concedere campo ai greci, tanto che la 12esimo del secondo tempo sono proprio loro ad andare in vantaggio, con il solito Angelos Charisteas. I lusitani feriti e spinti dal pubblico casalingo si ributtano avanti con rabbia: Carvalho, Figo e Pauleta caricano senza sosta le linee greche che però non cascano. Sorretti dagli dei, da mister Otto e dal richiamo della storia, Karagounis, Charisteas, Zagorakis, Dellas, Ktsouranis, Basinas e gli altri magnifici cinque in maglia bianco-azzurra diventano nomi noti, popolari, immortali.
La sorte, ironica, gioca la sua ultima carta dopo il triplice fischio finale. Tocca a Eusebio - la leggenda del calcio lusitano - nella sua Lisbona, consegnare la Coppa al quasi prima di allora sconosciuto Zagorakis, la medaglia d'argento ai magnifici Figo, Rui Costa, Couto, Carvahlo, Pauleta e al diciannovenne Cristiano Ronaldo, che lascerà così in sospeso il suo conto con la massima competizione continentale per nazioni.
Rehhagel e i suoi ragazzi invece diventano eroi senza tempo, simbolo di un popolo che torna a guardare tutti dall'altro in basso con l'umiltà dei grandi.
Cosa succederà questa volta? La Grecia non si è qualificata per la fase finale di EURO 2020, ma un'altra cenerentola potrebbe essere pronta a compiere un nuovo colpaccio storico.