L'ex rugbysta Faingaa «Donerò il mio cervello per fare ricerca sulle commozioni cerebrali»

bfi

6.3.2020

Anthony Faingaa
Anthony Faingaa
Getty

L'ex Wallabies Anthony Faingaa ha accettato di donare il suo cervello per la ricerca medica sulle commozioni cerebrali una volta morto. 

Anthony Faingaa è un nome noto nel mondo della palla ovale. Il 33enne ex giocatore della nazionale australiana - conosciuta con il nome di Wallabies -ritiratosi un anno fa dall'attività professionistica, ha subito diverse commozioni cerebrali nel corso della sua carriera.

A soli 32 anni i medici gli sconsigliarono di continuare con lo sport che lo rese famoso. Lui accettò il consiglio e oggi, a distanza di un anno, è tornato a parlare di sé. 

Faingaa a terra privo di coscienza (Coppa del Mondo 2011)
Faingaa a terra privo di coscienza (Coppa del Mondo 2011)
Getty

«Ho parlato a lungo con mia moglie e con la mia famiglia - ha dichiarato l'ex rugbysta - e ho già firmato il documento ufficiale che permetterà , una volta morto, di espiantare il mio cervello a scopo di ricerca». 

50 commozioni cerebrali in carriera 

Faingaa è stato un centrocampista indomito, di quelli non sfiorati dalla paura di farsi male. Una cinquantina sembrano siano state le piccole e grandi commozioni cerebrali patite dall'apparato cerebrale del 33enne. La più terribile e paurosa di tutte avvenne nel 2011 nel corso di una gara della Coppa del Mondo contro gli Stati Uniti d'America, quando colpito fortuitamente da un ginocchio avversario Faingaa rimase al suolo privo di coscienza. 

Un altro colpo brutale gli fu assestato durante un match del campionato di Super Rugby, quando con la maglia dei Canterbury Crusaders fermò un gigante neozelandese lanciato verso la meta.

Vaghi ricordi del matrimonio del fratello gemello

Alcuni giorni dopo Anthony Faingaa era vestito da testimone per il matrimonio di suo fratello gemella Saia - anch'egli rugbysta -, evento del quale Anthony ha solo dei vaghi ricordi.

«È veramente dura accettare di avere solo dei vaghi ricordi del matrimonio di mio fratello; mi dovette anche ricordare dove avevo messo l'anello...».

Faingaa racconta di come sia stato un giocatore che faceva i tackle bassi, al bacino e alle ginocchia degli avversari e «se prendevo un colpo dicevo a me stesso: 'Non mollare, stai bene, gioca avanti'».

Troppi i colpi alla testa nel mondo rugby

Ma 50 commozioni cerebrali nel corso di una carriera relativamente corta sono molte, troppe. Gli effetti a lungo termine di questi duri colpi sono stati al centro di molte ricerche in Australia e non solo, in special modo dopo il primo caso di encefalopatia traumatica cronica - una malattia simile all'Alzheimer - che colpì un ex giocatore di football australiano. 

La federazione mondiale di rugby - così come per il football americano e l'hockey su ghiaccio - ha da tempo introdotto regolamenti più severi per ridurre questo genere di impatti pericolosi. 

Anthony Faingaa si ritiene comunque fortunato di aver potuto vivere giocando a rugby e spera che altri giocatori si aprano sulle questioni di salute riguardanti il loro apparato cerebrale.

«Sarà qualcosa che farà discutere ancora per molto, conosco molti giocatori, giunti oramai al termine della loro carriera, che sono preoccupati per la loro salute», ha aggiunto l'australiano.

«Ciò che posso fare io è rimanere positivo e aiutare come posso».

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