Un'avventura speciale Lapierre: «A Lugano avrei giocato per 15 anni»

fon

24.3.2021

Lapierre ha amato il tempo passato in Svizzera.
Lapierre ha amato il tempo passato in Svizzera.
Keystone

Intervistato in un podcast dei Montréal Canadiens sui momenti più rilevanti della propria carriera Maxim Lapierre ha parlato del suo grande amore per Lugano.

fon

24.3.2021

«Ci sono rimasto cinque anni, e ho adorato ogni secondo. Sinceramente è stato uno dei migliori momenti della mia carriera, assieme al periodo in cui ho giocato per i Canadiens. A Lugano avrei giocato 15 anni», così si è espresso l'ex bianconero Maxim Lapierre ricordando il suo periodo passato in Svizzera con la maglia del Lugano.

«La città è bellissima, eravamo anche molto vicini a Milano, inoltre hanno trattato benissimo la mia famiglia; in Europa le società hockeystiche curano molto il lato umano», ha spiegato nel podcast dei Montréal Canadiens il centro nato a St-Léonard e che in Svizzera ha giocato 175 partite, tutte con la maglia del Lugano, realizzando 48 reti e fornendo 72 assist per un totale di 120 punti.

«La qualità del gioco è eccellente - ha poi proseguito l'ex Top Scorer bianconero -, è basato sulla velocità ed è molto offensivo, ci sono spesso dei bei gol. Allo stesso tempo c'è molta meno violenza e non c'è lo stress di doversi battere in vere e proprie bagarre come in Nord America, aldilà dell'oceano preferiscono vedere dei gol. Anche per noi giocatori è divertente, è un bell'hockey».

In Europa Lapierre ha trovato una nuova realtà oltre ad un altro stile di gioco rispetto al Canada. Anche l'ambiente in cui vengono giocate le partite è molto diverso, così come il rapporto con i tifosi. «Sono rimasto sorpreso, a Lugano c'erano 8-9 mila persone allo stadio, i tifosi erano davvero caldi. Spesso si parla dell'ambiente che c'è a Montréal, ma in Europa è addirittura di un livello superiore. Mi ricordo una delle mie prime esperienze a Lugano, stavamo rientrando dopo una partita fuori casa che avevamo perso, e ci siamo ritrovati quasi mille tifosi, alcuni con mazze da baseball, che volevano parlare al capitano. Volevano spiegazioni sulla nostra sconfitta. Mi sono detto: "Wow è incredibile, che passione!"».

«Qui in Nord America viviamo un po' come in una bolla - ha poi analizzato il 35enne -, si parla solo della NHL, ma anche in Europa i tifosi sono molto appassionati, hanno lo stesso attaccamento alle loro squadre che abbiamo noi québécois per il Montréal Canadiens. Era una cosa che ignoravo, giocando in Europa mi si è aperto un nuovo mondo».

Durante la sua parentesi in Svizzera Maxim Lapierre ha avuto occasione di giocare il classico torneo natalizio a Davos, la Coppa Spengler, evento molto seguito anche in Canada. «La Coppa Spengler è qualcosa di speciale, è un avvenimento famigliare. Si gioca un bell'hockey e Davos è una bellissima cittadina sulle montagne. Inoltre, per me, quel torneo era un campo d'allenamento dove potermi mettere in mostra per riuscire a trovare un posto per le Olimpiadi (nel 2017 Lapierre aveva giocato con il Team Canada ritagliandosi un posto per il torneo olimpico andato in scena alcuni mesi dopo ndr.). È stato uno dei più bei tornei ai quali abbia mai partecipato».

Dopo aver appeso i pattini al chiodo dodici mesi or sono al termine di un'ultima stagione giocata in Europa con la maglia degli Eisbären di Berlino, l'ex attaccante è oggi molto impegnato. Il québécois si è infatti imbarcato in una nuova avventura: insieme all'ex compagno di squadra Guillaume Latendresse dirige infatti un nuovo podcast chiamato La Poche Bleu, dove i due intervistano soprattutto protagonisti del mondo dell'hockey presenti e passati. Inoltre è pure diventato analista presso TVA Sport durante le partite trasmesse in Québec dei Montréal Canadiens. Nonostante ciò la sua parentesi di Lugano è ancora ben presente nella mente di Maxim, esattamente come nel cuore di molti tifosi bianconeri.