Una nuova rubrica dedicata interamente a giovani della Svizzera italiana. Entreremo nelle vite di giovani calciatori, tennisti, giocatori di hockey e pallanuotisti per conoscere meglio i loro mondi fatti di passione, impegno e sogni.
Questa nuova rubrica, a scadenze più o meno regolari, proporrà dei giovani talenti dello sport, provenienti dalla Svizzera Italiana, che crediamo valga la pena tener d'occhio.
Gli intenti di questo progetto redazionale sono perlomeno due: far conoscere anche delle realtà sportive poco popolari alle nostre latitudini e, soprattutto, seguire da vicino ragazzi e ragazze che grazie al loro impegno e ai loro successi nello sport crediamo abbiano qualcosa da insegnare ai loro coetanei - anche agli adulti, perché no - che hanno scelto altre vie. Non si finisce mai di imparare e di stupirsi. Iniziamo questa avventura con uno sport minore: la pallanuoto e con un suo talentato esponente: Ryan Maffioli.
Pallanuoto, questa sconosciuta
La pallanuoto è uno sport di squadra acquatico nato nel XIX secolo in Inghilterra e in Scozia. Inserita nel programma olimpico fin dal 1900, la pallanuoto è diventata nel tempo uno degli sport più popolari di tale competizione. La pallanuoto è considerata da molti uno degli sport più duri. Se si pensa infatti che il giocatore deve muoversi in acqua, con tutta la fatica ed il disagio che una situazione del genere comporta, se si pensa alla somma di energie necessarie per balzare fuori dall’acqua il più alto possibile per sferrare il tiro con maggiore violenza e al numero di volte che dovrà spostarsi da una zona all’altra dello specchio d’acqua, si capirà facilmente come la pallanuoto possa essere definita «massacrante».
Una partita di pallanuoto vede affrontarsi due squadre, ognuna rappresentata in campo da sette giocatori (sei di movimento più un portiere) che possono essere sostituiti nell’arco della partita per un numero illimitato di volte, tranne nel caso commettano tre falli gravi, nel qual caso, viene decretata una espulsione definitiva con relativo obbligo di sostituzione. Nuotando in uno specchio d’acqua gli atleti devono scagliare con le mani (vige per tutto l’incontro, tranne che per il portiere, l’obbligo di toccare la palla obbligatoriamente con una mano sola) un pallone il maggior numero di volte possibile nella porta avversaria. Ogni volta che ciò avviene si effettua un punto (detto gol o rete).
Pallanuoto in Svizzera
Per la cronaca recente ricordiamo che a fine luglio il Kreuzlingen ha conquistato il titolo di campione svizzero battendo gli Sharks Lugano in finale playoff. I turgoviesi hanno conquistato il decimo titolo nazionale della loro storia battendo i ticinesi, dominatori della scena nazionale dell'ultimo decennio con all'attivo 17 titoli nazionali.
Il nostro primo ospite
Ryan Maffioli e un ragazzo di 16 anni, al secondo anno di liceo, che ama divertirsi come molti suoi coetanei. Ryan gioca nelle fila degli Sharks Lugano, compagine U-17 che milita in lega nazionale B. Ci incontriamo fuori dai cancelli del Lido di Lugano, dove al termine dell'intervista entrerà per l'ennesimo allenamento. È sorridente Ryan, gentile, e pronto per darci la possibilità di farci entrare un poco nel suo mondo.
Ryan Maffioli, 16 anni
Ryan, come ti sei avvicinato alla pallanuoto?
«È nato tutto molto casualmente: mio padre, che ha fatto nuoto per molti anni e lo fa tutt'ora - mi diceva che la pallanuoto gli è sempre piaciuta. Fino a dieci anni io ho giocato a calcio, quando un giorno a mio padre chiesero se non voleva portare il figlio al Lido per provare la pallanuoto. Non se lo fece ripetere due volte e dopo aver partecipato ad alcuni allenamenti decisi di continuare».
La pallanuoto è conosciuta come un sport duro. Cosa ci racconti a proposito?
«Succede tutto sott'acqua: le gambe che si muovo in continuazione, quello che gli spettatori non vedono».
Ovvero?
«Dipende dalle diverse marcature e dalle zone del campo. Si cerca di tenere l'avversario, lontano dagli occhi dell'arbitro ovviamente, per sapere sempre dov'è senza dover costantemente doverlo guardare, per ostruirlo nell'azione: calci e gomitate capitano spesso, e non sono sempre intenzionali. Gli arbitri migliori, coloro che hanno giocato a loro volta, riescono a vedere meglio cosa succede sotto lo specchio dell'acqua».
Calci, gomitate e...
«Una volta sono tornato a casa con un morso sull'orecchio. È successo ad un torneo in Italia, dove c'è più malizia, il livello è più alto e la foga agonistica risulta superiore. In Svizzera questi episodi sono molto rari».
Quanto vi allenate?
«Inizio con il dire che la pausa estiva in genere dura due mesi, quest'anno anche meno perché dovevamo prepararci per le finali svizzere: un programma molto intenso fatto di cinque allenamenti settimanali in acqua più due sedute di palestra o di allenamento a secco. Durante gli altri mesi dell'anno ci alleniamo quattro volte a settimana in piscina più due sessioni dedicate al rinforzamento muscolare. La partecipazione al campionato svizzero comporta molta costanza e allenamento duro per arrivare ben preparati alle partite».
Non è certo semplice conciliare lo studio, lo sport e il tempo libero.
«Ho la fortuna di sapermi organizzare abbastanza bene: terminate le lezioni cerco di studiare quanto posso prima di andare all'allenamento, anche perché so che dopo sarò troppo stanco per buttarmi su temi impegnativi. Certo, ci sono ancora margini di miglioramento per quel che riguarda la gestione del tempo, lo so (sorride)».
Alcuni tuoi coetanei, sportivi d'élite pure loro, giocano a calcio e a hockey su ghiaccio e pure loro si allenano duramente. La pallanuoto però, a differenza delle due discipline menzionate prima, non promette certo grandi guadagni, in Svizzera nemmeno una carriera da professionista. Chi te lo fa fare?
«Ci ho pensato certo: un calciatore potrebbe guadagnare molto di più, ma se cambiassi non potrei raggiungere il buon livello raggiunto nella pallanuoto. Continuo perché mi piace, mi appassiona e mi permette di rimanere in forma».
Cosa diresti ai genitori, ai bambini che non conoscono la tua disciplina?
«Quando iniziai ero il più piccolo, avevo quasi dieci anni mentre i miei compagni avevano due o tre anni più di me, ora invece vedo bambini di 7-8 anni approcciarsi alla pallanuoto. Lo consiglierei in quanto lo reputo uno sport molto completo, diverso da molte altre discipline».
L'orologio non perdona, l'allenamento attende Ryan che prima di salutare mi ricorda che stanno preparando le finali del campionato svizzero.
In bocca al lupo! Tienici informati
A Kreuzlingen, pochi giorni dopo la nostra intervista i ragazzi della Shark Lugano U-17 vanno in acqua dopo le note dell'inno nazionale: emozionante, motivo di orgoglio per loro e i genitori presenti.
Alcune ore dopo il verdetto è sancito:
Sharks Lugano U-17 Campione svizzero!
Complimenti, perché dopo ore di allenamento estivo in acqua e il palestra, mentre gli amici godevano bellamente delle giornate estive, Ryan e i suoi compagni hanno raggiunto l'obiettivo cercato e minuziosamente preparato.
Incontreremo presto Ryan, fresco campione svizzero con gli Sharks per saperne di più, per conoscere altri aspetti dello sportivo d'élite e per seguire la sua evoluzione come sportivo d'eccellenza della pallanuoto nazionale.