In Svizzera Gli analisti non vedono una recessione

hm, ats

25.5.2022 - 17:00

Non dovrebbe finire tutto in una bolla di sapone.
Non dovrebbe finire tutto in una bolla di sapone.
Keystone

Gli analisti finanziari rimangono poco fiduciosi riguardo alla dinamica dell'economia svizzera, ma è ancora solo una minoranza a vedere all'orizzonte il pericolo di una recessione, malgrado i timori per le conseguenze della guerra in Ucraina e dell'inflazione globale.

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L'indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in maggio a -52,6 punti, si evince dai dati pubblicati oggi. Rispetto ad aprile vi è stato un lieve arretramento di 1,0 punti. L'indicatore è comunque diventato ancora più negativo, segnalando che sono più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un peggioramento della congiuntura di quelli che puntano sull'evoluzione opposta.

L'indice era a +8,3 nel gennaio 2020 e con lo scoppio della pandemia di coronavirus era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio del 2021 era stato toccato il valore record di +72,2 punti e ancora nel febbraio di quest'anno si registravano +9,0 punti. Poi la brusca frenata: quello appena osservato è il livello più basso dal febbraio 2015 (-73,0).

Scendendo nei dettagli, il 36,8% degli interrogati in maggio è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 5,3% si aspetta un miglioramento e il 57,9% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l'indice complessivo: 5,3 meno 57,9 = -52,6). Rispetto ad aprile sono diminuiti sia i pessimisti (-0,2 punti) che, in misura maggiore, gli ottimisti (-1,2 punti), mentre si sono ingrossate le file di coloro che puntano sullo status quo (+1,3 punti).

Peggiore, nel confronto mensile, è anche il giudizio sulla situazione congiunturale attuale, con un indice a 26,3 punti (-12,4 punti). La sfiducia per il futuro elvetico si accompagna a un'analisi analoga per l'Eurozona (-52,6 punti, stesso identico indicatore come per la Confederazione), Stati Uniti (-55,3) e Cina (-21,6).

Rientrando nei confini elvetici rimangono numerosi gli esperti che si aspettano un incremento dell'inflazione (52,6%). Una quota assai inferiore (13,2%) non prevede cambiamenti, ma non pochi (34,2%) scommettono su una contrazione.

I tassi sono attesi in aumento nel corto termine (51,4%), confermando una tendenza che va considerata nuova rispetto al recente passato. Nessuno li pensa in calo, mentre una consistente minoranza (48,6%) vede all'orizzonte ancora stabilità. Sul lungo periodo il 67,6% ipotizza una progressione: assai meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (24,3%) e c'è anche chi prende in conto una flessione (8,1%).

Malgrado le strette monetarie in arrivo e l'offuscamento delle prospettive non è comunque attesa una recessione: uno scenario di tal tipo viene ritenuto probabile in Svizzera in media nella misura del 20% entro la fine del 2022 e del 25% nel 2023 o 2024. Più delicata viene vista la situazione nell'Eurozona: i rispettivi numeri sono 40%, 50% e 35%. Meno esposti a un arretramento dell'economia vengono considerati gli Stati Uniti (23%, 33%, 25%) e la Cina (30%, 30% e 25%): è comunque interessante osservare che per quest'anno e l'anno prossimo gli esperti ritengono una recessione più probabile in Cina che in Svizzera.

Il 32,4% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell'indice di borsa elvetico SMI nei prossimi sei mesi, mentre il 24,3% punta su valori stabili e il 43,2% su una contrazione. Sul fronte valutario, il 45,9% ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 13,5% si aspetta un indebolimento del franco e il 40,5% un rafforzamento. Riguardo alla disoccupazione il 29,7% vede una crescita dei senza lavoro, il 64,9% una stagnazione e il 5,4% un calo.

Al sondaggio, effettuato fra il 12 e il 19 maggio, hanno partecipato 38 analisti.