Dopo la pandemiaFine del boom delle biciclette in Svizzera, oggi ribassi a raffica
hm, ats
14.6.2023 - 16:00
Il boom vissuto dal mercato della biciclette in Svizzera sulla scia della pandemia è finito: a tre anni dalle prime restrizioni Covid i prezzi stanno scendendo e gli sconti si rincorrono, anche sui modelli attuali, emerge da un'indagine dell'agenzia Awp.
hm, ats
14.06.2023, 16:00
14.06.2023, 16:35
SDA
Durante l'epidemia la bicicletta permetteva di spostarsi senza essere esposti al virus: aria fresca ed esercizio fisico per chi pedalava dalla casa all'ufficio. Chi in quei giorni ha pensato di acquistare un nuovo mezzo ha dovuto però mettere pesantemente mano al portafogli, perché l'impennata della domanda ha superato di gran lunga l'offerta: la Svizzera ha praticamente esaurito le biciclette durante il Covid. Allo stesso tempo, i tempi di consegna si sono allungati e i costi di fornitura sono saliti alle stelle.
Tutto questo appartiene al passato: finiti i tempi d'oro per i rivenditori. Le pastiglie dei freni o i sellini non scarseggiano più. Ciò che le imprese hanno ordinato durante il boom è stato nel frattempo consegnato e i magazzini sono pieni.
Tutto questo sta avendo un impatto sui prezzi di vendita. Sui siti web degli operatori sconti anche considerevoli vengono pubblicizzati come «saldi di mezza stagione», sebbene il periodo migliore per i ciclisti sia appena cominciato. Il calo dei prezzi potrebbe inoltre stupire in tempi di inflazione e di aumento dei costi energetici.
«Questo è dovuto anche al fatto che i rivenditori stavano ancora ordinando in pieno boom, ma le consegne sono arrivate in alcuni casi con notevole ritardo», spiega Martin Platter di Velosuisse, l'associazione che riunisce fabbricanti, importatori, grossisti e commercianti del ramo. L'esperto ricorda peraltro che i prezzi delle biciclette hanno subito un forte aumento nel 2020 e nel 2021. «Ora il livello viene nuovamente corretto al ribasso». Inoltre non tutte le aziende si trovano nella stessa situazione. «I ribassi sono molto individuali e dipendono anche dal produttore», afferma Platter.
Lo squilibrio tra domanda e offerta si esprime anche nei dati di vendita: nel 2020 è stato smerciato oltre mezzo milione di bici, il 15% in più rispetto all'anno precedente. Ma a partire dalla seconda metà dell'anno successivo la tendenza al rialzo si è notevolmente appiattita: le difficoltà di consegna hanno lasciato il segno. Il 2021 si è chiuso quindi con una flessione dell'1,5% e nel 2022 vi è stata un'ulteriore flessione del 2%, stando a Velosuisse.
Il 2023 sarà probabilmente un «anno di consolidamento» secondo Platter, che non vuole ancora fornire una stima dei dati di vendita. «I magazzini sono pieni e allo stesso tempo la meteo non è stata favorevole».
Ciò che appare però già evidente è che le biciclette elettriche continueranno a beneficiare di una forte domanda. Già negli ultimi due anni, il calo delle vendite complessive è stato interamente dovuto alle biciclette non motorizzate. Il rapporto tra veicoli tradizionali ed elettrici di recente si è attestato a 55% contro 45%. «Il 50-50 non è più un'utopia».
Questo significa anche che gli svizzeri spendono molto di più per la loro mobilità a due ruote: mentre il prezzo medio di una nuova bici a trazione muscolare è di 1'300 franchi, quella a batteria arriva infatti facilmente al triplo.
Le misure anti-Covid in Svizzera sono state revocate nel febbraio 2022 e gli ingorghi di vetture sulle strade sono tornati a essere una notizia quotidiana alla radio. Anche il boom delle biciclette è finito. «Siamo tornati al vecchio modus operandi», riassume Platter.
Malgrado ciò lo specialista nota «un livello di ciclisti un po' più alto rispetto a prima della pandemia». Perché «chi ha riscoperto la bicicletta durante il coronavirus vi è rimasto fedele». Ma una cosa essenziale rimarrà vera anche in futuro: il ciclismo rimarrà dipendente dalla meteo. «Non è divertente avere i piedi bagnati», conclude Platter.