«Un giorno storico e triste» UBS compra Credit Suisse per tre miliardi, lo Stato ce ne mette decine

hm, ats

19.3.2023 - 23:45

La ministra delle finanze svizzera Karin Keller-Sutter e Axel Lehmann, presidente del Credit Suisse, si stringono la mano al termine della conferenza stampa a Berna, il 19 marzo 2023
La ministra delle finanze svizzera Karin Keller-Sutter e Axel Lehmann, presidente del Credit Suisse, si stringono la mano al termine della conferenza stampa a Berna, il 19 marzo 2023
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UBS compra Credit Suisse (CS) per tre miliardi di franchi e lo Stato interviene con decine di miliardi, con il diritto d'urgenza e mettendo in pratica fuori uso le regole sulla concorrenza.

Keystone-SDA, hm, ats

Da due banche «too big to fail» nasce un colosso ancora più grande, una sorta di troppo grande per fallire al quadrato. Gli azionisti di CS vedono tre quarti di franco per titolo. Nulla si sa invece ancora riguardo alle conseguenze per i migliaia di dipendenti.

L'annuncio della mega-fusione arriva con una conferenza stampa del Consiglio federale alle 19:30 di domenica, dopo che per due giorni le voci si erano rincorse, con UBS che sembra tirare sul prezzo tanto che a un certo punto si parla addirittura di nazionalizzazione dell'istituto.

Le speculazioni giungono praticamente sempre dai media stranieri, ottimamente informati: quanto sta accadendo in Svizzera è infatti in realtà guardato con estrema attenzione dalle autorità di Stati Uniti e UE, che temono il dilagare di una crisi che ha già visto il fallimento di alcuni istituti americani.

Ecco i miliardi che ci ha messo il contribuente

  • La Confederazione fornirà una garanzia di 9 miliardi di franchi a UBS per ridurre i rischi derivanti dall'acquisizione di alcune attività potenzialmente in perdita.
  • La Banca nazionale svizzera fornirà «sostanziale sostegno di liquidità»: le due banche possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi.
  • La BNS può fornire a Credit Suisse ulteriori 100 miliardi sotto forma di prestito coperto da garanzia federale.
  • La Confederazione ha inoltre deciso di concedere alla BNS una garanzia contro il rischio di insolvenza in relazione ai prestiti di liquidità.

«È la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari»

«È la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari», afferma il presidente della Confederazione Alain Berset, che parla però poco, lasciando spazio ai tecnici.

Ecco quindi il presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan annunciare che il suo istituto garantirà alle due banche liquidità per al massimo 200 miliardi di franchi. Ma non è tutto: per tutelare UBS la Confederazione fornisce inoltre una garanzia di 9 miliardi per far fronte ai rischi di perdita dell'operazione.

«Non si tratta di un salvataggio, ma di un'operazione commerciale»

«Non si tratta di un salvataggio, ma di un'operazione commerciale», chiosa la consigliera federale Karin Keller-Sutter. La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha anche difeso la strategia di non rendere noti ulteriori aiuti negli ultimi giorni dopo il primo prestito di 50 miliardi di franchi concesso dalla BNS mercoledì sera.

La 59enne sostiene che ulteriori annunci avrebbero fatto pensare a una «tattica del salame» che avrebbe aumentato ulteriormente l'incertezza riguardo alla società. Andava assolutamente evitato il fallimento della seconda banca elvetica. Ora il rischio è «gestibile», dice la ministra, aggiungendo che lei stessa è cliente di Credit Suisse, con un conto e un'ipoteca, e che ha anche un conto presso UBS.

Non si è creata una situazione di monopolio?

Ma un'unione fra il numero uno e il numero due della piazza non crea una situazione di monopolio? L'acquisizione non fallirà a causa delle normative sulla concorrenza, taglia corto Marlene Amstad, presidente del consiglio di amministrazione della Finma, l'autorità di vigilanza dei mercati finanziari. L'organismo ha infatti la competenza di scavalcare la legge sulla concorrenza per stabilizzare i mercati, sostiene la funzionaria.

L'intera operazione, per quanto riguarda la Confederazione, si basa inoltre sul diritto di necessità: articoli 184 e 185 della Costituzione federale, precisa Keller-Sutter, normative sulla cui portata peraltro i giuristi svizzeri non hanno opinioni perfettamente concordanti.

«Con questa serie di misure, il Consiglio federale ribadisce la sua disponibilità ad adottare i provvedimenti necessari per tutelare i detentori di depositi e la stabilità della piazza finanziaria svizzera», si legge nella nota diffusa dal governo.

«È un giorno storico e triste»

I banchieri intervengono solo in un secondo tempo. «Date le recenti circostanze straordinarie e inaspettate, la fusione annunciata con UBS rappresenta il miglior risultato possibile», afferma Axel Lehmann, presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse, pure presente alla conferenza stampa indetta dal governo. «È un giorno storico e triste», aggiunge.

Il suo collega di UBS Colm Kelleher, seduto non lontano, non ha invece paura di parlare di salvataggio. «Questa acquisizione è interessante per gli azionisti di UBS ma, diciamolo chiaramente, per quanto riguarda Credit Suisse, si tratta di un salvataggio di emergenza».

«Abbiamo strutturato un'operazione che preserverà il valore rimasto delle attività, limitando al contempo la nostra esposizione. L'acquisizione delle capacità di Credit Suisse nei settori dell'amministrazione patrimoniale e della banca universale svizzera rafforzerà la strategia di UBS volta a far crescere le sue attività a basso contenuto di capitale. La transazione porterà vantaggi ai clienti e creerà valore sostenibile a lungo termine per i nostri investitori», sottolinea il presidente di UBS.

E anche il Ceo Ralph Hamers diffonde una dichiarazione in cui parla di una fusione che rafforzerà la banca. È invece ancora troppo presto per dire se l'acquisizione comporterà un taglio di posti posti di lavoro.

Un'azione UBS ogni 22,48 azioni di CS detenute

Anche gli investitori devono passare alla cassa: concretamente secondo i termini dell'intesa gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione UBS ogni 22,48 azioni CS detenute. Il titolo della seconda banca svizzera viene quindi valorizzato a 0,76 franchi. Per un confronto: venerdì, alla chiusura della borsa di Zurigo, l'azione CS valeva 1,86 franchi, quella di UBS 17,11 franchi. Il rapporto era quindi allora di 1 a 9.

In tarda serata arrivano anche le prime reazioni. L'Associazione svizzera dei banchieri e le banche cantonali approvano l'operazione. Per il copresidente del PS Céderic Wermuth, invece, «dalla crisi finanziaria del 2008 non è cambiato nulla, niente di niente».

L'UDC si chiede: «Come è possibile che ora non vengano applicate le regole too big to fail, create proprio per questo caso?». Che il Consiglio federale abbia ceduto alle pressioni provenienti dall'estero?