SvizzeraIl direttore di Aldi: «Sempre più famiglie devono stringere la cinghia»
hm, ats
24.10.2023 - 15:00
Il ceto medio deve sempre più spesso risparmiare, facendo bene attenzione a dove fa la spesa: è la constatazione di Jérôme Meyer, direttore di Aldi in Svizzera, che fa presente come a suo avviso la sua azienda non faccia la cresta sui prodotti bio.
hm, ats
24.10.2023, 15:00
24.10.2023, 15:39
SDA
«L'inflazione in Svizzera non è ancora stata sconfitta», afferma il 44enne in un'intervista pubblicata oggi dal Blick. «Ma il picco è stato superato e la situazione sul fronte degli ordinativi si sta gradualmente attenuando. Ritengo che il rincaro si stia appiattendo. Allo stesso tempo, vediamo che sempre più famiglie della classe media devono stringere la cinghia e calcolare esattamente dove spendere e dove tagliare. In quest'ambito noi abbassiamo i prezzi, quando possibile, e lo facciamo per primi».
«Quest'anno abbiamo acquisito molti nuovi clienti, soprattutto tra i più giovani, al primo impiego o prima di formare una famiglia», prosegue il dirigente. «Contemporaneamente le vendite dei nostri alimenti bio sono aumentate in modo significativo. Nonostante l'inflazione, possono acquistare da noi senza dover rinunciare a nulla».
Aldi è presente in Svizzera ormai da 18 anni: le prime quattro filiali aprirono il 27 ottobre 2005 nei cantoni di Argovia, San Gallo e Turgovia. I punti vendita sono oggi 239 e sono assai diversi di quanto fossero allora. «Vedete, abbiamo imparato molto: ora Aldi è maggiorenne», commenta il manager. «Nel corso degli anni abbiamo appreso tanto e ci siamo adattati alle esigenze della Svizzera».
«Ad esempio, alle casse: un unicum di Aldi era non avere una conca per la raccolta degli acquisti. Ciò ha causato molte discussioni e non è stato apprezzato. Ora, come tutti gli altri rivenditori, abbiamo un'area di raccolta che permette di riporre gli acquisti senza problemi. All'inizio inoltre vendevamo i nostri prodotti direttamente dalle scatole e dalla palette. Anche questo è impensabile oggi».
Intanto l'assortimento è notevolmente aumentato. «Abbiamo iniziato con un totale di 700 articoli, oggi ne abbiamo 1800. All'inizio non avevamo quasi nessun prodotto svizzero, perché era difficile trovare fornitori locali. Oggi più del 50% del nostro fatturato è costituito da articoli di origine elvetica. C'è stata una vera e propria rivoluzione nel settore dei prodotti freschi: l'assortimento di frutta e verdura contava 30 articoli, oggi ne ha più di 100».
«Questa settimana apriremo la nostra 239esima filiale», prosegue lo specialista con laurea in ingegneria agraria conseguita a Monaco di Baviera. «Il ritmo di espansione sta ora rallentando un po'. Invece di dieci o dodici filiali, stiamo crescendo con quattro o cinque aperture all'anno: a medio termine, ci atteniamo all'obiettivo di 300 negozi per la nostra rete svizzera».
«La maggior parte della nostra espansione fuori dai centri è stata completata e ora stiamo puntando sempre più sulle città. Zurigo e Ginevra hanno ancora un grande potenziale per noi e vogliamo aprire altri negozi a Basilea e Berna». Il 26 ottobre verrà inaugurato un punto vendita a Glatt, il centro commerciale con il più alto fatturato della Svizzera, sull'autostrada A1 a Wallisellen (ZH).
Lo sbarco di Aldi nella Confederazione – e l'arrivo in seguito di Lidl – ha costretto Migros e Coop a reagire sui prezzi, introducendo linee di prodotti a basso prezzo. «La qualità dei nostri prodotti è nettamente superiore a quella delle linee economiche dei grandi distributori», osserva a questo proposito l'intervistato. «E nella fascia di prezzo media siamo ancora più convenienti dei nostri colleghi del commercio al dettaglio».
Anche in materia di prodotti biologici Aldi vuole smarcarsi da Migros e Coop. «Siamo noi a vendere gli articoli biologici al prezzo più basso. Non facciamo la cresta e applichiamo lo stesso margine dei prodotti convenzionali. Il bio non deve essere un lusso: per me è importante che la gente lo sappia».
«I nostri prezzi sono inferiori del 30% rispetto a quelli con la gemma Bio Suisse della concorrenza», insiste Meyer. «Sebbene la nostra gamma di prodotti biologici offra gli stessi standard di quelli con la gemma non siamo autorizzati a portare questo marchio: ce ne siamo fatti una ragione. Tuttavia, con il nostro marchio biologico 'retour aux sources' facciamo un ulteriore passo avanti e offriamo il più alto standard biologico in Svizzera. Abbiamo iniziato con il latte proveniente da allevamenti privi di antibiotici, poi è arrivata la carne, ora il pollame e il pane senza enzimi aggiunti, accanto a frutta e verdura certificate biologiche e coltivate senza l'uso di scarti di macellazione (usato come fertilizzante)», conclude il dirigente che è in forza ad Aldi Svizzera sin dal 2007.