InvestimentiL'esperto: «Euforia in borsa? Non c'è motivo, non è vera ripresa»
hm, ats
11.11.2022 - 14:00
Torna l'euforia in borsa? Non ce n'è motivo, non si è di fronte a una vera ripresa. È l'opinione di Anastassios Frangulidis, responsabile strategia d'investimento della banca privata Pictet a Zurigo.
hm, ats
11.11.2022, 14:00
11.11.2022, 14:06
SDA
In momenti in cui i mercati finanziari appaiono quasi in preda alla frenesia di acquisti – stamane l'indice SMI elvetico ha superato gli 11'250 punti, ciò non succedeva da inizio giugno, mentre ieri il Nasdaq ha guadagnato oltre il 7% – l'esperto propende per un approccio «calma e gesso». «Non siamo di fronte a una ripresa permanente», spiega in un'intervista al portale Cash.
A suo avviso il motivo principale alla base dell'attuale massimo intermedio è il fatto che le piazze finanziarie erano caratterizzate in settembre da un umore estremamente negativo. Ora c'è stato un piccolo rimbalzo, ma «attualmente non esistono praticamente ragioni di fondo per una ripresa duratura». A causa del pericolo di recessione negli Stati Uniti e in Europa gli investitori rimangono infatti molto prudenti.
Per un vero rilancio, secondo lo specialista, è necessario che vi siano segnali che indichino che la Federal Reserve stia rivedendo la sua linea restrittiva di politica monetaria. Oppure un miglioramento della situazione economica e quindi delle aspettative di guadagno. «Per quest'ultimo punto, molto probabilmente, dovremo aspettare un po' di tempo».
«In media, ci vogliono dai dodici ai diciotto mesi prima che la politica monetaria più restrittiva colpisca davvero i consumi e li renda recessivi», argomenta l'ex capo economista della Zürcher Kantonalbank (ZKB), la banca cantonale di Zurigo.
Mercati sotto pressione fino a primavera
«Inoltre, durante la pandemia le famiglie statunitensi hanno aumentato massicciamente i loro risparmi perché spendevano meno e ricevevano un sostegno dallo stato. Questi risparmi vengono ora erosi. Ciò rende la velocità del rallentamento dei consumi inferiore a quella che sarebbe stata altrimenti».
Secondo Frangulidis l'attuale livello dei corsi tiene conto di un rallentamento congiunturale, ma non di una recessione. «Questo processo è appena iniziato e continuerà per qualche tempo. Mi aspetto che il picco delle revisioni negative degli utili venga raggiunto nel primo trimestre del 2023». Fino ad allora i mercati azionari saranno sotto pressione.
«Il rischio principale è che la politica monetaria rimanga restrittiva più a lungo del previsto», prosegue l'intervistato. «Se, contrariamente alle aspettative, l'inflazione dovesse diminuire meno rapidamente, la Fed sarebbe costretta a rimanere più cauta. In questo caso, il contesto per i mercati finanziari rimarrebbe difficile più a lungo».
In una crisi cambiare strategia non è una buona idea
Però – fa notare il giornalista di Cash – il celebre investitore americano Warren Buffett una volta ha detto che bisogna comprare quando gli altri sono in panico. «L'attuazione di questo consiglio è molto difficile nella realtà», risponde l'esperto con radici greche e studi a Zurigo.
«Un investitore di lungo periodo dovrebbe aver definito una strategia d'investimento basata sulla propria tolleranza e capacità di rischio e non abbandonarla in periodi di alta volatilità e di calo dei prezzi. In caso contrario, si rischia di perdere la successiva ripresa e di non essere più in grado di raggiungere gli obiettivi di investimento fissati per il lungo periodo. Non bisogna apportare modifiche avventate alla strategia in caso di crisi».
Per quanto riguardo i singoli titoli, in un periodo di rallentamento economico stando a Frangulidis vanno privilegiate le aziende in grado di realizzare utili stabili, come le imprese del settore sanitario o i produttori di beni di consumo non ciclici.