L'esperta «Finma non ha osato intervenire con Credit Suisse, come potrà farlo con UBS?»

hm, ats

27.3.2023 - 15:04

La Finma è in grado di preservare il paese dai guai che potrebbero derivare dalla fusione?
La Finma è in grado di preservare il paese dai guai che potrebbero derivare dalla fusione?
Keystone

I responsabili del tracollo di Credit Suisse (CS)? I dirigenti, certo, ma anche l'autorità di vigilanza Finma, che si è limitata a guardare, senza agire. È il giudizio di Monika Roth, giurista ed esperta di conformità alle normative in ambito finanziario.

27.3.2023 - 15:04

Se i funzionari non hanno osato intervenire su CS – si chiede – come potranno ora farlo con UBS, diventato un mostro?

Le cause della débâcle di CS sono da ricercare «in primo luogo nel consiglio di amministrazione di Credit Suisse, ma anche nella Finma, e non solo nelle ultime settimane o giorni, sulla quale non mi permetto ancora di fare una valutazione, perché troppe cose non sono ancora chiare», afferma l'esperta in un'intervista pubblicata oggi, lunedì, da «Tages-Anzeiger» e altre testate affini.

«Ciò che la presidente della Finma Marlene Amstad ha detto nell'ultima NZZ am Sonntag è impressionante: nei procedimenti CS ha attuato solo con resistenza e in ritardo ciò che la Finma le ha imposto. Così facendo la responsabile dell'autorità di vigilanza descrive una mostruosità: CS ha agito con arroganza e la Finma è rimasta a guardare troppo a lungo».

I funzionari bernesi sarebbero dovuti intervenire ben prima

Secondo Roth i funzionari bernesi sarebbero dovuti intervenire ben prima: dopo i miliardi di dollari di multa pagati negli stati Uniti nell'ambito della vertenza fiscale, dopo il caso Mozambico o al più tardi dopo la vicenda Archegos.

«Il rapporto pubblicato su quest'ultimo caso dalla stessa CS è stato devastante. Ho pensato: tutto questo è inimmaginabile. La Finma avrebbe dovuto dire: non soddisfate più i requisiti per la licenza. L'autorità avrebbe imposto la chiusura a una banca più piccola».

Secondo la professoressa siamo di fronte a un fallimento del sistema. «In un primo tempo CS è stato dichiarato too big to fail. A causa dello scenario di orrore che vedeva una banca di importanza sistemica ancora più discussa non si è però fatto ciò che si sarebbe dovuto fare. La paura della paura, per così dire. Per esempio, nessuno ha ordinato a CS di dividere le sue attività per minimizzare il rischio. Nessuno ha isolato l'attività svizzera. Nessuno ha chiesto la sostituzione del consiglio di amministrazione, anche se l'organo di controllo supremo non funzionava».

«L'inazione porta a problemi ancora più gravi»

«Credit Suisse ha persino indebolito il controllo interno», prosegue l'esperta. «Sono a conoscenza di eventi avvenuti durante il periodo del Ceo Tidjane Thiam. Improvvisamente, all'interno della banca vi era solo un tempo limitato per i controlli di conformità per ogni caso, un certo budget di tempo. La Finma avrebbe dovuto intervenire. Con l'elevata fluttuazione di personale nel comparto compliance c'erano chiari segnali di allarme.»

Secondo Roth la Finma non ha sfruttato appieno i suoi margini di manovra. «L'inazione porta a problemi ancora più gravi: o almeno sono diventati ancora più gravi ora che UBS è cresciuta ulteriormente. È stato creato un mostro e già presso CS non hanno osato fare ciò che avrebbero dovuto fare. Non potrà funzionare».

«Ho trovato interessante il fatto che sia stato sottolineato che il capitale proprio e la liquidità di Credit Suisse sarebbero stati sufficienti fino alla fine. Ma il problema era piuttosto che la fiducia e la reputazione erano andate perdute da tempo. Nessuna quantità di capitale proprio o di liquidità può essere d'aiuto in questo senso. Quando si parla di corsa agli sportelli, è ormai troppo tardi. Il comportamento dell'attuale presidente del consiglio di amministrazione, Axel Lehmann, è stato, per dirla in modo gentile, dilettantesco in termini di rafforzamento della fiducia».

«Guardavano alla liquidità. E non agli scandali»

Per spiegare il suo pensiero la professoressa attinge anche alle battute su Dällebach Kari, personaggio molto conosciuto nella Svizzera tedesca (più precisamente è il soprannome di Karl Tellenbach un maestro parrucchiere bernese a cui il regista Kurt Früh ha dedicato l'omonimo film dialettale nel 1970, ndt).

«Una volta Dällebach Kari – non era il più intelligente – stava cercando qualcosa sotto una lanterna. "Cosa stai cercando, Kari?", gli chiese un amico. "Le mie chiavi". L'amico: "Le hai perse qui?". "No", disse Kari, "ma qui c'è luce". Trasferito a CS e Finma: guardavano alla liquidità. E non agli scandali, che non si sono fermati per oltre un decennio e che hanno distrutto radicalmente la reputazione di CS. Ecco perché nessuno si fidava più dell'istituto. Dall'inizio del 2022 mi era chiaro: se la banca non ce la fa ora nel breve termine, non ce la farà mai più. All'inizio di dicembre 2022, ho detto in un'intervista a di SRF: "Per CS bisogna pensare l'impensabile"».

Ora i partiti si stanno muovendo. «Ma non mi aspetto troppo dalla politica», osserva Roth. «Sono loro che hanno plasmato la Finma così com'è oggi. Il consiglio di amministrazione è eletto dal Consiglio federale. Spesso vengono designati presidenti piuttosto morbidi che in precedenza lavoravano per istituzioni subordinate o addirittura per l'Associazione dei banchieri. Per legge, la Finma deve anche svolgere il ruolo di una sorta di "Svizzera Turismo" per la piazza finanziaria. Questo non è affatto compatibile con un ruolo di vigilanza».

«Serve qualcosa di più, ossia responsabilità e obblighi chiari»

«Serve qualcosa di più, ossia responsabilità e obblighi chiari, che gli anglosassoni chiamano statement of responsibilities. Questo rafforza il senso del dovere personale. Le persone che sanno che saranno ritenute responsabili sono più propense a rispettare il loro dovere di responsabilità. Le multe possono essere un deterrente, soprattutto per le persone per le quali il denaro gioca un ruolo importante. Devono essere fatte pagare», sostiene l'ex segretaria giuridica dell'Associazione svizzera dei banchieri.

Secondo la 72enne nella vicenda Credit Suisse non sono totalmente escluse conseguenze penali. «Certo, la cattiva gestione non è illegale, così come la stupidità e l'arroganza. Ma ci sono sicuramente dei punti di partenza per possibili indagini. Non si può escludere che sussista un primo sospetto gestione infedele nel caso di singoli esponenti, ad esempio nella vicenda Archegos, e anche in altri scandali CS. Nel caso Mozambico la Procura federale sta conducendo un'indagine penale», conclude.

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