Gig economy Si sblocca al Consiglio UE la direttiva sui rider

SDA

11.3.2024 - 20:48

Una manifestazione di rider a Genova nel 2021. (immagine simbolica d'archivio)
Una manifestazione di rider a Genova nel 2021. (immagine simbolica d'archivio)
Keystone

L'Ue è a un passo dalla prima legislazione al mondo per regolare il lavoro della gig economy.

Dopo lo stop a dicembre che ha spinto a cercare un nuovo compromesso con il Parlamento europeo, gli Stati Ue al Consiglio hanno approvato una direttiva per i lavoratori delle piattaforme digitali, come Uber e Deliveroo, indicata spesso come la 'direttiva rider'.

43 milioni di lavoratori

La parola tornerà ora all'Eurocamera, ma la strada della riforma sembra ormai in discesa. Le nuove regole proposte la prima volta nel 2021 dalla Commissione europea riguarderanno secondo le attuali proiezioni oltre 43 milioni di lavoratori già nel 2025, con una crescita impetuosa dunque rispetto ai 28 milioni e poco più stimati solo due anni fa.

Il nuovo compromesso ha diluito la proposta iniziale, dopo l'opposizione a dicembre di Francia, Germania, Estonia e Grecia. E al nuovo voto ora al Consiglio Epsco (che riunisce i ministri responsabili di Occupazione, Politica sociale, Salute e Consumatori) solo Francia e Germania si sono astenute.

L'intesa prevede che saranno solo gli Stati – e non ci sarà più dunque un criterio unico per tutti – a stabilire nei propri sistemi giuridici la presunzione legale di occupazione. La valutazione sarà fatta in base al diritto nazionale e ai contratti collettivi, tenendo anche conto della giurisprudenza Ue.

Consegne, traduzioni e assistenza bambini e anziani

Spetterà invece alla piattaforma digitale confutare la presunzione che ci sia un rapporto di lavoro. La nuova direttiva vieterà poi il monitoraggio o la gestione automatizzato del lavoro, e porrà vincoli al trattamento di tutta una serie di dati personali del lavoratori delle piattaforme, come i dati biometrici, lo stato emotivo o psicologico.

In generale resta l'ambizione iniziale della direttiva di migliorare le condizioni dei lavoratori della gig economy (il modello economico che si basa sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, ndr.) cercando di determinare il corretto status occupazionale. Nuove tutele dunque potranno riguardare i lavoratori impegnati innanzitutto nelle consegne, ma anche nelle traduzioni, nell'immissione dei dati o nell'assistenza di bambini e anziani.

«I sindacati hanno fatto la differenza»

Lavoratori fintamente autonomi che se legati a un rapporto con una piattaforma potranno venir considerati secondo il presupposto che ci sia un rapporto di lavoro.

Nell'Ue operano circa 500 piattaforme digitali per il lavoro, presenti in ogni Paese dell'Unione. Tra il 2016 e il 2020 i ricavi nell'economia delle piattaforme sono cresciuti di quasi cinque volte, passando da 3 miliardi di euro stimati a circa 14 miliardi di euro. «Abbiamo vinto. I sindacati hanno fatto la differenza» ha commentato il segretario della confederazione europea dei sindacati Etuc Ludovic Voet.