Educazione Liceo di Roma senza voti, gli studenti: «Ha aiutato molto»

SDA

19.11.2022 - 17:00

Per gli studenti che lo hanno vissuto il nuovo approccio ha funzionato.
Per gli studenti che lo hanno vissuto il nuovo approccio ha funzionato.
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Gianluca Petrassi studia Economia e management all'università Bocconi di Milano. «L'unico vero choc è stato passare da Roma al clima milanese», racconta con un sorriso. Non sa ancora cosa vuole fare da grande: ha sempre saputo però che avrebbe scelto questa facoltà.

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«E il liceo, in questo, mi ha molto aiutato». Gianluca ha frequentato lo scientifico Morgagni, a Monteverde, a pochi passi da Trastevere a Roma. Il liceo è balzato agli onori delle cronache perché – ormai da sette anni – porta avanti una sperimentazione innovativa: interrogazioni senza voti, pochi compiti a casa, tanto lavoro in gruppo e autovalutazione.

«Siamo stati la prima classe in assoluto», racconta Sofia Schiavone, 20 anni. «Ora all'università mi sta servendo tantissimo: soprattutto il fatto di aver imparato a lavorare in gruppo. E credo mi servirà ancora di più in futuro».

Oggi è una brillante studentessa di Economia e gestione dei servizi alla Cattolica di Roma. «I miei genitori sono molto contenti. Anche perché alle elementari e medie ho vissuto situazioni molto stressanti e questo mi aveva un po' fatto passare la voglia di studiare. Questa sezione mi ha dato molto. Perché non devi studiare per il voto, ma perché è tua responsabilità».

Maggiore serenità

«Secondo noi con questo metodo ragazzi e ragazze sono molto più sereni», spiega Enzo Arte, professore di matematica e fisica e tra i docenti che hanno voluto proporre la sperimentazione sette anni fa a dirigente e consiglio di istituto.

Ci sono sperimentazioni simili in Italia, «ma che mi risulti la nostra dovrebbe essere l'unica in un liceo», spiega il professore. Che ora viene contattato da altre scuole – ma anche da genitori – che vorrebbero replicare l'esperienza del Morgagni.

«Abbiamo seguito quello che dicono pedagogisti, neuroscienziati e psicologi: ovvero che l'educazione tra pari funziona bene. Per questo lasciamo molto spazio in classe per interagire», dice Arte.

Il metodo non prevede solo che non vengano utilizzati voti numerici – anche se poi un voto in pagella per primo e secondo quadrimestre, per legge, ci deve essere «e diventa la sintesi numerica del percorso in classe», raccontano Sofia e Gianluca – ma anche l'utilizzo di valutazioni descrittive.

«In gergo si chiamano 'orientanti' – prosegue Enzo Arte – perché devono orientare ragazzi e ragazze su quello che stanno facendo e su come lavorare meglio».

L'importanza delle autovalutazioni

Un altro aspetto che il docente sottolinea è quello delle autovalutazioni «che ragazzi e ragazze fanno, sempre in maniera descrittiva, e che li rende più consapevoli». Ora sono cinque le classi che al Morgagni applicano questo metodo, e si sta ragionando sull'apertura di una seconda sezione per le tante richieste.

«Il nostro è solo un modello un po' diverso dal tradizionale. Ormai sul territorio ci conoscono», conclude il prof. Ai difensori del modello classico dico che hanno ragione: sta lì da decenni e funziona. Noi semplicemente ne proponiamo un altro che può coesistere».