«La moglie» presto in libreria Anne-Sophie Subilia: «Ho scritto questo libro con molto amore»

sifo, ats

18.10.2023 - 16:06

La scrittrice svizzero-belga Anne-Sophie Subilia ha ricevuto un Premio svizzero di letteratura per «L'épouse» (Zoé, 2022) alle Giornate letterarie di Soletta lo scorso mese di maggio (immagine d'archivio).
La scrittrice svizzero-belga Anne-Sophie Subilia ha ricevuto un Premio svizzero di letteratura per «L'épouse» (Zoé, 2022) alle Giornate letterarie di Soletta lo scorso mese di maggio (immagine d'archivio).
Keystone

Esce lunedì nelle librerie della Svizzera italiana «La moglie», dell'autrice svizzero-belga Anne-Sophie Subilia, che con la versione originale in francese si è aggiudicata un Premio svizzero di letteratura. Keystone-ATS l'ha intervistata.

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La storia è ambientata nel 1974 a Gaza, dove Vivian, un delegato svizzero del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), si trova in missione accompagnato dalla moglie inglese Piper.

Nel corso del romanzo la protagonista cerca di emanciparsi e di trovare un'utilità in questo nuovo e particolare contesto di vita.

Ispirato alla storia dei genitori

Anne-Sophie Subilia si è ispirata al passato dei suoi genitori, che proprio nel 1974 hanno soggiornato a Gaza, dove il padre è stato delegato del CICR per un anno e mezzo. «È la posizione di accompagnatrice di mia mamma che mi ha ispirata in seguito» spiega Subilia.

«Non è stato premeditato scrivere su Gaza», dice, «sono stati piuttosto i racconti di mia madre di quando era in questa casa nella periferia della città di Gaza ad avere un impatto molto forte su di me quando ho iniziato a scrivere la storia tre anni fa».

Quando però Subilia inizia a stilare il racconto questo si discosta dalla figura della madre. «Era già un'eroina diversa», spiega. La scrittrice ha preso spunto anche dalle fotografie in bianco e nero riportate dai suoi genitori.

Il contesto della storia la rende politica; per verificare i fatti l'autrice si è documentata, oltre che con le testimonianze fotografiche dei genitori, con libri e archivi televisivi e radiofonici dell'epoca. «Per fortuna la mia editrice conosce molto bene la regione e ha letto il manoscritto con il suo sguardo di conoscitrice», precisa.

Conflitto israelo-palestinese in sottofondo

A cinquant'anni dallo scoppio della Guerra del Kippur, il 6 ottobre 1973, la situazione della Striscia di Gaza e del Medio Oriente è balzata agli onori della cronaca con l'attacco del gruppo radicale palestinese Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre e la conseguente dichiarazione di guerra da parte di quest'ultimo.

L'uscita del libro in italiano, edito da Gabriele Capelli, coincide – tristemente – con il conflitto in corso. Alla luce dell'attualità «la posta in gioco è molto diversa» rispetto agli anni '70, spiega Subilia, «Hamas non esisteva cinquant'anni fa».

«Il dramma sta nel fatto che più il tempo passa più accadono cose terribili e diventa più complicato da ambedue le parti perdonare e considerare la pace», prosegue. «Al momento provo soprattutto un dolore immenso», dice l'autrice.

Nel libro, il conflitto israelo-palestinese è presente in sottofondo: vivendo a Gaza, che a quel tempo era sotto occupazione israeliana, la coppia subisce ad esempio le interruzioni di elettricità o il rastrellamento della spiaggia la sera da parte degli israeliani.

«Gaza cinquant'anni fa era molto differente, non è comparabile», spiega l'autrice, «certo c'erano condizioni difficili come lo esprimo anche nel romanzo. Un contesto duro, ma siamo lungi da quello che succede oggi con l'aumento della colonizzazione e della violenza», aggiunge.

Apparente distanza

Nel libro la protagonista Piper viene chiamata dal narratore «la donna» e «la moglie del delegato». Una scelta stilistica che la scrittrice motiva con il «poter incarnare diverse donne e farne da portavoce».

Una formulazione che «mi permette di mantenere una certa distanza dalla protagonista» e che «rende la narrazione fluida», aggiunge. La denominazione solleva anche la questione dell'emancipazione della protagonista che descritta in questi termini «è sempre strettamente legata al marito», spiega.

Giardino della speranza

La vita quotidiana di Piper è scandita da faccende semplici e dalla sua acuta sensibilità alle cose che la circondano e che accadono, descritte in maniera molto poetica. A starle particolarmente a cuore è Hadj, il giardiniere palestinese che trasformerà il campo di sabbia che ha di fronte a casa in un bellissimo giardino.

«Volevo che Hadj prendesse un po' il ruolo di eroe nella storia», dice l'autrice. «Per me raccontava molto concretamente il potenziale di un luogo di fiorire nonostante le condizioni difficili», spiega.

Sarà proprio lo splendore del giardino e in particolare della parte nascosta creata appositamente per lei da Hadj e dai suoi figli, chiamata «gloriette» (p. 139) e con un albero di frutto della passione, a farla rimanere a Gaza, anche se questo viene suggerito soltanto da qualche indizio. «Se non ci fosse stata l'amicizia e l'affinità fra i due il giardino non sarebbe fiorito nello stesso modo», aggiunge Subilia.

Premio svizzero di letteratura

La traduzione in italiano è di Carlotta Bernardoni-Jaquinta, che Subilia ha potuto incontrare. Autrice e traduttrice saranno alla Casa della Letteratura della Svizzera italiana a Lugano sabato alle 16:30 per presentare il libro in anteprima.

Il Premio svizzero di letteratura 2023 ottenuto per «L'épouse» (titolo originale in francese), «rappresenta qualcosa di molto importante e significativo per me, soprattutto perché si tratta di questo libro, perché l'ho scritto con molto amore», afferma Subilia.

«Ricompensa il lavoro che faccio da una decina di anni», aggiunge la scrittrice, nata a Losanna nel 1982, e laureatasi all'Istituto letterario svizzero di Bienne (BE).

«In tutta modestia se il mio libro permette di parlare un po' in letteratura su questa regione del mondo, e sulla vita di qualche palestinese e la coabitazione fra israeliani e palestinesi è un piccolo contributo alla situazione complessa di questo luogo», conclude.