Sviluppato da un'azienda spagnola Arriva la pillola che aumenta le chance di una gravidanza: «I primi risultati sono promettenti»

hm, ats

24.7.2024 - 16:00

La procreazione assistita è un processo che richiede vari delicati passaggi.
La procreazione assistita è un processo che richiede vari delicati passaggi.
Keystone

Un trattamento medico in corso di sviluppo potrebbe aumentare sensibilmente le possibilità di dare alla luce un bambino nell'ambito della fecondazione in vitro (FIV).

Keystone-SDA, hm, ats

«I primi risultati sono promettenti e se saranno confermati, sarà fantastico», commenta Dorothea Wunder, specialista in medicina riproduttiva all'ospedale cantonale di Friburgo, in dichiarazioni riportate oggi da 24 Heures.

Il farmaco, che non è ormonale, viene assunto per via orale. Sviluppato da un'azienda biotecnologica spagnola, utilizza una molecola chiamata OXO-001 e agisce sull'endometrio, il rivestimento dell'utero che ospita l'embrione.

I risultati di uno studio clinico di fase II (progettato per testare la sicurezza e l'efficacia del prodotto) sono stati pubblicati il 10 luglio sulla rivista Human Reproduction, riferisce il quotidiano. Hanno partecipato 96 donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni: 42 hanno ricevuto un placebo e 54 OXO-001. Il trattamento è iniziato un ciclo mestruale prima del trasferimento dell'embrione ed è proseguito cinque settimane dopo il trasferimento.

Il tasso di gravidanze biochimiche (gravidanze rilevate molto precocemente) è stato del 75,9% nel gruppo trattato, rispetto al 52,4% del gruppo placebo. Cinque settimane dopo il trasferimento degli embrioni, la probabilità di rimanere incinta era del 50,0%, rispetto al 37,5%. E alla fine, la probabilità di dare alla luce un bambino vivo è aumentata dal 35,7% al 42,6%.

I possibili effetti collaterali

La frequenza degli effetti collaterali da lievi a moderati è stata simile in entrambi i gruppi: si trattava principalmente di mal di testa, nausea, vomito e vertigini. I ricercatori affermano che «non sono stati osservati cambiamenti rilevanti nelle analisi di laboratorio».

A 6 mesi i bambini hanno mostrato un buon sviluppo, senza alcuna differenza rispetto al placebo. «Ciò che è notevole è che il trattamento, anche se assunto per un periodo relativamente breve, sembra avere effetti a lungo termine», commenta Wunder.

Negli ultimi anni – ricorda il giornale – la procreazione medicalmente assistita si è evoluta e i tassi di successo della FIV sono aumentati. In particolare sono stati compiuti progressi nella raccolta degli ovociti, nella coltura e nella selezione degli embrioni. Sono stati invece compiuti meno passi avanti nello sviluppo della gravidanza dopo il trasferimento degli embrioni.

Ed è qui che potrebbe intervenire il nuovo preparato. «Non sostituirà i trattamenti ormonali, ma dovrebbe aiutare l'embrione a impiantarsi», riassume l'esperta. «Si tratta di una fase cruciale, per la quale al momento abbiamo poche soluzioni».

Necessarie ulteriori ricerche

La dottoressa sottolinea peraltro che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare le speranze suscitate da OXO-001. In particolare lo studio appena pubblicato ha coinvolto un piccolo numero di pazienti. «In un gruppo ridotto c'è sempre il rischio che il caso giochi un ruolo».

Un altro inconveniente è che la ricerca non ha incluso donne di età superiore ai 40 anni. «I rischi naturali di aborto aumentano con l'età e le possibilità di gravidanza diminuiscono», osserva Wunder. «Includendo partecipanti più anziane, i risultati sarebbero stati meno buoni». Le coppie ricorrono alla FIV sempre più tardi, quindi questo aspetto va considerato.

«Se le cose andranno bene e rapidamente, tra circa un anno potremmo avere i risultati di uno studio di fase III» (cioè di fase finale prima della commercializzazione, in cui vengono inclusi più pazienti), prosegue la specialista. «I primi dati dovrebbero incoraggiare ulteriori ricerche. E l'interesse è ancora maggiore perché l'azienda che riuscirà a commercializzare un prodotto del genere potrà sperare in ricavi consistenti».

Quest'ultima osservazione potrebbe rivelarsi ancora più vera se per il medicamento si presenteranno altri sbocchi. Sul quotidiano britannico Guardian il professor Richard Anderson dell'Università di Edimburgo si è chiesto per esempio sei il farmaco non possa aiutare anche il concepimento naturale.