Giustizia Basilea: chiesti 5 anni per suicidio assistito

ATS

4.7.2019 - 11:09

Oggi dopo la requisitoria del pubblico ministero è ancora prevista l'arringa della difesa.
Oggi dopo la requisitoria del pubblico ministero è ancora prevista l'arringa della difesa.
Source: Roger Lange, Keystone-SDA

Il pubblico ministero ha chiesto stamane una condanna a cinque anni di carcere per la dottoressa Erika Preisig, che offre un servizio di assistenza al suicidio nel cantone di Basilea Campagna.

L'accusa è di omicidio intenzionale per aver aiutato a morire una donna in stato depressivo incapace di giudizio. La procuratrice che sostiene l'accusa ha chiesto anche una pena pecuniaria con la condizionale di 100 aliquote da 100 franchi e un divieto di attività nell'ambito dell'assistenza al suicidio.

L'accompagnamento al suicidio in questione era avvenuto nel giugno 2016. La paziente di 67 anni, che viveva in una casa per anziani del cantone renano, si era rivolta alla fondazione Eternal Spirit della 61enne dottoressa, dopo che, tre anni prima, la più nota associazione Exit si era rifiutata di aiutarla a togliersi la vita.

Secondo la procuratrice la donna, che rifiutava tutti i suggerimenti terapeutici e ripeteva il suo desiderio di morire, soffriva di uno stato depressivo recidivo e di disturbi somatici, malattie «puramente psichiche» e non mortali. Inoltre non era capace di discernimento, ha stabilito una perizia commissionata al professor Marc Graf, direttore dell'istituto forense delle Cliniche psichiatriche universitarie (UPK) di Basilea, che ieri in aula ha ribadito la sua tesi.

Sempre ieri, la dottoressa Preisig di è detta convinta di aver agito nel giusto e ha fatto valere la sua esperienza professionale: in 35 anni quale medico di famiglia, ha detto, ha imparato a valutare le incapacità di giudizio. Inoltre ha chiesto il parere di un collega con una formazione psichiatrica, pur non essendo psichiatra.

Ha tuttavia ammesso che «sarebbe forse stato meglio» se non avesse fatto l'accompagnamento senza chiedere la perizia di un professionista, così si sarebbe risparmiata questo processo. Ma trovarne uno è «estremamente difficile», perché tutti gli psichiatri esitano per considerazioni etiche.

Erika Preisig si è detta convinta che se avesse detto di no alla 67 questa si sarebbe tolta la vita in modo più cruento. E ha aggiunto di aver già vissuto casi simili, che l'hanno angustiata in modo estremo. La dottoressa ha spiegato che con la sua organizzazione ha già effettuato circa 400 accompagnamenti al suicidio nel giro di 13 anni.

Il processo è seguito da numeroso pubblico. Oggi dopo la requisitoria del pubblico ministero è ancora prevista l'arringa della difesa. Poi la corte di cinque giudici delibererà a porte chiuse. La sentenza è attesa per martedì prossimo, 9 luglio.

Tornare alla home page