covid-19Buone notizie dalla pandemia? Sì, ce ne sono
Di Julia Käser
18.2.2021
Il coronavirus tiene il mondo saldamente in pugno. È un susseguirsi di brutte notizie. Ma è stato davvero tutto negativo l’anno scorso? Un tentativo di dimostrare il contrario.
Finora in Svizzera sono morte per coronavirus 8978 persone. Molte altre si sono ammalati gravemente e altre ancora sono in gravi difficoltà finanziarie a causa della pandemia.
Questo stato eccezionale dovuto al covid-19 perdura. Recentemente, varie mutazioni del virus hanno fatto svanire le speranze di un ritorno alla normalità in tempi brevi. Ci sono comunque motivi per guardare al futuro con fiducia? «blue News» fa un tentativo.
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La nostra aria sta migliorando
A causa del lockdown e delle restrizioni ai viaggi, nel 2020 molti aerei sono rimasti a terra e anche il traffico stradale è diminuito. La conseguenza: la nostra Aria è diventata più pulita. A Basilea ad esempio l’inquinamento da biossido di azoto è diminuito significativamente. Anche l’inquinamento da ozono è stato inferiore rispetto agli anni precedenti.
Secondo il Lufthygieneamt beider Basel (Ufficio d’igiene dell’aria di Basilea), questi effetti positivi possono essere attribuiti alla pandemia di coronavirus, ma anche alle condizioni meteorologiche favorevoli.
Effettivamente l’inquinamento dell’aria rappresenta un pericolo per la salute di milioni di persone. Nella sola area UE, l’aria inquinata causa annualmente circa 400’000 morti premature, come risulta da un Rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente.
2
La solidarietà non è mancata
Il Consiglio federale ha fatto più volte appello alla solidarietà della popolazione. L’effetto si è manifestato soprattutto in primavera: sono spuntati gruppi di aiuto di quartiere, si sono formati gruppi su Facebook e si sono tenuti concerti sui balconi.
I giovani si sono dimostrati solidali nei confronti della generazione più anziana e disponibili ad aiutare. Secondo un sondaggio dell’istituto gfs.bern, il 76% degli anziani a partire dai 75 anni ha ricevuto assistenza durante il lockdown di primavera.
3
Gli animali hanno recuperato terreno
Il coronavirus ha rappresentato un periodo di pausa per molte specie animali. Gli uccelli in particolare hanno beneficiato del rallentamento dell’attività umana. Soprattutto il rumore da traffico cronico li stressa particolarmente e può causare difficoltà nella riproduzione e nello sviluppo degli esemplari giovani.
Ma la pausa ha fatto bene anche ad altre specie. Nel 2020 nel Mar Baltico tedesco sono state avvistate numerose giovani foche grigie, come non accadeva da decenni. 100 anni fa la specie era considerata praticamente estinta in Germania. Anche lungo le coste danesi e olandesi il numero di cuccioli di foca grigia è stato particolarmente elevato. Il motivo: a causa della pandemia, le spiagge erano temporaneamente deserte.
Della mancanza di turisti hanno beneficiato anche i pinguini delle Galapagos. Questa specie a rischio d’estinzione dovrebbe essersi ripresa significativamente nell’ultimo anno.
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La vaccinazione continua
Questa notizia ha dato speranza a molti: il 19 dicembre 2020 in Svizzera è stato autorizzato il primo vaccino contro il coronavirus. È così iniziata la più grande campagna di vaccinazione della storia.
Finora è stato vaccinato poco meno del cinque per cento della popolazione. Nel frattempo ci sono stati ritardi nelle forniture ma, secondo l’UFSP, la Confederazione ha recentemente ricevuto 800’000 nuove dosi di vaccino. I rifornimenti dovrebbero essere garantiti: finora sono stati stipulati contratti con cinque diversi produttori di vaccini.
In effetti dallo scoppio della pandemia i ricercatori hanno lavorato a pieno ritmo e hanno sviluppato vaccini efficaci contro il Covid-19 a tempo di record. Un trionfo della scienza.
5
Le elezioni USA
«Prima o poi sparirà» disse una volta l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, del coronavirus. Nel frattempo negli Stati Uniti sono morte più di 465’000 persone a causa dell’infezione e l’economia nazionale è minacciata da una grave crisi.
Per la sua politica sul coronavirus Trump è stato quindi aspramente criticato, anche dai suoi sostenitori. Secondo i sondaggi il 67% degli elettori statunitensi era insoddisfatto della sua politica contro la pandemia. La sua mancata rielezione è dovuta a molte ragioni, ma senz’altro Trump non è riuscito a ispirare fiducia nell’anno della pandemia.
Con Joe Biden, gli Stati Uniti sono rientrati nell’OMS. Anche lui non potrà portare magicamente il paese fuori dalla crisi, ma almeno è visto da molti come un faro di speranza e questo è ciò di cui il mondo ha bisogno in questi tempi.
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Operatori sanitari sotto i riflettori
Gli applausi si sono spenti, ma c’è da sperare che non ci si sia fermati a questo. Già prima della pandemia si era profilata una grave carenza di personale sanitario in vari paesi, anche in Svizzera. Fra i motivi non solo l’invecchiamento della popolazione, ma anche l’alto tasso di abbandono delle professioni infermieristiche.
Già nel 2017 l’Associazione svizzera degli infermieri (ASI) aveva lanciato l’iniziativa per cure infermieristiche forti. Fra l’altro si chiedeva che la Confederazione assicurasse la disponibilità di sufficiente personale specializzato. Uno studio commissionato dalla ASI dimostra che i tagli al personale infermieristico mettono in pericolo vite umane e aumentano i costi degli ospedali.
7
La riscoperta della patria
Invece di volare a Bali durante le vacanze di Natale e di passare l’estate a Tenerife, a causa della pandemia di coronavirus la maggior parte della popolazione svizzera ha trascorso le vacanze in patria. Si è riscoperto soprattutto l’amore per la natura.
Questo non solo ha avvantaggiato il malconcio turismo nazionale ma, secondo un nuovo studio, ha avuto anche altri effetti: la metà della popolazione ha intenzione di trascorrere più vacanze in Svizzera anche in futuro.