Giustizia Caso Malters: il tribunale assolve i capi di polizia

ATS

1.7.2019 - 17:52

Tribunale decide sulla capacità di intendere della donna suicida a Malters (LU) (foto d'archivio)
Tribunale decide sulla capacità di intendere della donna suicida a Malters (LU) (foto d'archivio)
Source: KEYSTONE/ALEXANDRA WEY

Il Tribunale cantonale di Lucerna ha assolto lunedì il capo della polizia cantonale e l'ex capo di quella giudiziaria dall'accusa di omicidio colposo nel caso della donna suicidatasi nel marzo del 2016 a Malters, nel Canton Lucerna.

La donna si era tolta la vita dopo essersi asserragliata in casa per impedire ad agenti di trovare la piantagione di canapa del figlio. La decisione conferma il verdetto di prima istanza.

Il presidente della Corte ha comunicato la sentenza verbalmente nel tardo pomeriggio. Come già affermato a giugno del 2017 dal Tribunale distrettuale di Kriens, la donna ha scelto autonomamente riguardo al suicidio, ha detto il presidente, precisando che era in grado di decidere. L'intervento attuato è stato proporzionato e legittimo.

La vicenda

Le forze dell'ordine lucernesi avevano fatto irruzione nell'abitazione situata a una decina di chilometri a ovest di Lucerna il 9 marzo a causa della piantagione. La pensionata era sola in casa e si è sparata durante l'operazione degli agenti, dopo 19 ore di negoziazioni.

Nel giugno del 2017 il capo della polizia cantonale e l'ex comandante di quella giudiziaria, Adi Achermann e Daniel Bussmann, furono assolti in prima istanza dal Tribunale distrettuale di Kriens dall'imputazione di omicidio colposo. Il figlio della donna – che durante l'operazione si trovava in carcere – aveva però presentato ricorso contro la decisione, ritenendo che gli agenti abbiano agito in modo sproporzionato provocando così il suicidio.

Nell'agosto del 2018 i due comandanti dovettero rispondere in secondo grado al Tribunale cantonale. Pochi giorni dopo la prima seduta del processo d'appello, la Corte cantonale riferì di non essere ancora in grado di emettere una sentenza poiché, sulla base degli atti disponibili, non era possibile valutare in modo affidabile se la donna al momento di suicidarsi fosse in grado d'intendere. Una perizia ha chiarito che con ogni probabilità la pensionata soffriva di schizofrenia paranoica.

Nel corso della seconda udienza di appello di oggi, le parti hanno potuto pronunciarsi su tale valutazione

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