COVID-19 L'OMS: «La variante indiana classificata come preoccupante»

SDA

11.5.2021 - 08:00

La variante indiana del Covid-19, conosciuta come B.1.617, è stata classificata come «preoccupante» dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Intanto è arrivata in Thailandia.

11.5.2021 - 08:00

«Ci sono informazioni secondo cui la B.1.617 è più contagiosa» ed anche alcuni elementi che fanno pensare ad un certo grado di resistenza ai vaccini, «quindi la classifichiamo come una variante preoccupante», ha spiegato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell'Oms per la lotta al Covid-19.

Il ministero indiano della sanità ha comunicato lunedì che nelle ultime 24 ore si contano nel paese 366'161 nuovi casi di covid-19 e 3'754 decessi. Lo riferisce il Guardian.

Si tratta di cifre leggermente in calo rispetto i recenti picchi, ma sono dati ancora allarmanti. Continuano intanto gli appelli affinché si imponga un lockdown nazionale, visto che al momento le misure vengono decise Stato per Stato.

Alcuni esperti e osservatori ritengono che i dati ufficiali siano sottostimati rispetto alla situazione reale.

«Hanno abbassato la guardia troppo presto»

In un'intervista rilasciata sabato all'AFP, la capo scienziata dell'OMS Soumya Swaminathan, una pediatra e ricercatrice indiana, ha affermato che la variante B.1.617, che è stata rilevata per la prima volta in India a ottobre, è stata indiscutibilmente un fattore che ha accelerato l'epidemia, fuori controllo nel paese.

«Ha mutazioni che aumentano le trasmissioni e che possono anche renderlo potenzialmente resistente agli anticorpi che si sono sviluppati attraverso la vaccinazione o la contaminazione naturale», ha spiegato.

Ma la variante da sola non può essere incolpata per il drammatico aumento dei casi in India. Il gigante asiatico sembra aver abbassato la guardia troppo presto, con «grandi raduni di massa», ha osservato l'esperta.

«Molto difficile da fermare, i vaccini non bastano»

In un grande paese come l'India, le contaminazioni possono continuare per mesi. «I primi segnali sono stati persi, fino a quando [le trasmissioni] non hanno raggiunto un punto in cui c'è stato una crescita esponenziale».

Per il momento è molto difficile combattere il virus, «perché la pandemia colpisce migliaia di persone e si sta moltiplicando a un ritmo molto difficile da fermare», ha detto Swaminathan. La vaccinazione da sola non sarebbe sufficiente per riprendere il controllo della situazione, ha avvertito.

L'India, che è il più grande produttore mondiale di vaccini, ha finora somministrato due dosi solo al 2% della sua popolazione di 1,3 miliardi di persone. «Ci vorranno mesi, se non anni, per raggiungere un tasso dal 70 all'80%" della popolazione immunizzata, secondo la ricercatrice.

Nel prossimo futuro, sarà necessario fare affidamento su misure sociali e sanitarie già testate e provate per frenare l'epidemia, ha avvertito. E la portata dell'epidemia in India aumenta il rischio che emergano nuove varianti ancora più pericolose.

«Più il virus si replica, si diffonde e si trasmette, più aumenta il rischio di mutazioni e adattamenti», ha sottolineato la scienziata. «Le varianti che accumulano un gran numero di mutazioni possono eventualmente diventare resistenti ai vaccini che attualmente abbiamo». E allora «Sarà un problema per il mondo intero», ha concluso Soumya Swaminathan.

Arrivata in Thailandia

La variante indiana è intanto arrivata in Thailandia. Lo hanno annunciato le autorità sanitarie del Paese dopo averla trovata in una donna thailandese e in suo figlio rientrati da poco nel Paese dal Pakistan.

Apisamai Srirangsan, vice portavoce del centro di controllo Covid-19 di Bangkok, ha precisato che è stata trovata in una donna incinta di 42 anni arrivata il 24 aprile con tre figli, riporta il Guardian.

Lei e il suo bambino di quattro anni stavano nella stessa stanza in quarantena. Gli altri due figli, di sei e otto anni, sono rimasti in un'altra stanza e sono risultati negativi.

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