Studio La disinformazione in internet non è solo «colpa» di persone malintenzionate

ns, ats

20.5.2021 - 14:54

Sostenitori del governo venezuelano in piazza lo scorso 8 maggio. Spunto della ricerca è stata proprio la riflessione dell'autore principale dello studio sulla propria formazione dell'opinione in merito alle tensioni nel Paese latinoamericano.
Sostenitori del governo venezuelano in piazza lo scorso 8 maggio. Spunto della ricerca è stata proprio la riflessione dell'autore principale dello studio sulla propria formazione dell'opinione in merito alle tensioni nel Paese latinoamericano.
Keystone

La disinformazione all'epoca di internet non è solo effetto di persone malintenzionate, ma anche della varietà delle fonti che, «naturalmente», genera opinioni errate.

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Lo indica uno studio diretto dall'università di Friburgo, che ha fatto appello a metodologie proprie alla fisica dei sistemi complessi.

La ricerca, dal titolo evocatore The fragility of opinion formation in a complex world (La fragilità della formazione dell'opinione in un mondo complesso), è stata recentemente pubblicata sulla rivista Nature Communications Physics.

«Tutto è iniziato da un caso personale», spiega, citato in un comunicato odierno dell'alta scuola friburghese, Matúš Medo, fisico e specialista dei sistemi complessi, primo autore della pubblicazione. «Leggendo informazioni sulla situazione in Venezuela, mi sono chiesto da che parte stare, da quella dei manifestanti o dalla parte del governo?».

Come la maggior parte delle persone, il fisico non ha investito tempo per aggiornarsi veramente sulla storia e i dettagli della situazione. Ha formato la sua opinione basandosi su quella di altri, come ad esempio gli Stati.

Modalità di formazione dell'opinione

Il ricercatore si è però chiesto se questo modo di formarsi un'opinione fosse affidabile. Come fisico, per rispondere alla domanda, ha combinato simulazioni al computer e calcoli teorici. Insieme ai suoi colleghi, ha scoperto che se questo metodo è relativamente affidabile quando il numero di soggetti su cui ci si vuole formare un'opinione è piccolo, diventa instabile quando il loro numero cresce.

In un sistema complesso, con un gran numero di soggetti, un medesimo punto di partenza può portare a conclusioni diametralmente opposte. «Un cittadino onesto, cercando di formarsi un'opinione, può così giungere a una conclusione sbagliata. La cosa peggiore è che poi diventa lui stesso un vettore di disinformazione», si legge nella nota.

Con complessità cresce rischio di polarizzazione

I ricercatori hanno studiato anche la diffusione della disinformazione in sistemi come le reti sociali, in cui una fonte, spesso male intenzionata, semina disinformazione che poi si propaga come un virus.

Ma lo studio identifica in particolare un effetto che può colpire anche un sistema in cui tutti i partecipanti agiscono in buona fede e cercano onestamente di formarsi un'opinione: «una volta che il numero di opinioni è abbastanza elevato, la disinformazione può formarsi e diffondersi naturalmente».

Il sistema tende addirittura a «polarizzarsi» in due gruppi di fonti d'informazione opposte che perdono fiducia l'una nell'altra – un fenomeno ben noto sulle reti sociali, scrive l'università di Friburgo.

Antidoto: più opinioni affidabili

I risultati suggeriscono che «man mano che il mondo diventa più complesso, i nostri meccanismi semplici di formazione delle opinioni possono tradirci e portarci a opinioni errate.

I modelli indicano che questo effetto può essere contrastato investendo uno sforzo per aumentare il numero di opinioni affidabili», afferma Medo, sempre citato nel comunicato.