Nel pieno di CoP27 L'attivista egiziano Alaa sotto alimentazione forzata

SDA

10.11.2022 - 20:45

Laila Soueif, madre dell'attivista pro democrazia in carcere, Alaa Abdel Fattah
Laila Soueif, madre dell'attivista pro democrazia in carcere, Alaa Abdel Fattah
Keystone

L'amministrazione egiziana vuole impedire che il più noto dissidente del Paese, l'attivista Alaa Abdel Fattah, muoia per sciopero della sete nel pieno della Conferenza Onu sul clima che sta catalizzando l'attenzione del mondo sulla sua perla balneare Sharm el-Sheikh.

O almeno questo si intuisce dalle informazioni circa un «trattamento medico» cui è stato sottoposto il detenuto senza però la possibilità per i familiari e il suo legale di controllare come stia dopo quattro giorni senza bere, nove di sciopero della fame totale e oltre sei mesi di sottoalimentazione estrema.

Il tutto in un clima di intimidazione creato da oltre 3.000 arresti compiuti in due settimane in tutto il Paese per scoraggiare manifestazioni in occasione dell'arrivo del presidente americano Joe Biden alla CoP27 nelle prossime ore. Ad accrescerlo è arrivata una denuncia penale contro una delle due sorelle di Alaa, l'attivista Sanaa Seif: un atto, compiuto da un avvocato accanito sostenitore del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che rischia di riportare in galera anche lei.

Peraltro un attivista italiano, Giorgio Caracciolo, vicedirettore per i programmi internazionali di Dignity, è stato respinto all'aeroporto del Cairo nonostante avesse un visto per entrare in Egitto e l'accredito per la Cop27.

«Trattamento medico» vuol dire «alimentazione forzata»

Nel caso di Alaa l'espressione «trattamento medico» vuol dire «alimentazione forzata», ha esplicitato Hossam Bahgat, il fondatore dell'ong per la difesa dei diritti umani Eipr, quella per cui lavora Patrick Zaki, confermando un sospetto che i familiari fanno trapelare da giorni. Anche se serve a salvare una vita, è «trattamento crudele, disumano e degradante», ha denunciato Human Right Watch.

Alaa è il più noto detenuto politico dell'Egitto e un'icona della rivoluzione egiziana del 2011 che destituì il presidente Hosni Mubarak durante la Primavera araba. Dopo quattro casi giudiziari e incarcerazioni iniziate nel 2006, l'attivista è stato condannato a cinque anni di reclusione nel dicembre scorso per «diffusione di notizie false» perpetrata solo condividendo su Facebook un post su presunte brutalità della polizia egiziana, affermano i suoi sostenitori.

Il suo avvocato, il noto esponente della sinistra egiziana Khaled Ali, aveva ottenuto un permesso per visitarlo in carcere ma è stato respinto davanti ai portoni della prigione di Wadi al-Natrun, un centinaio di chilometri a nord del Cairo, per un cavillo burocratico legato alla data di validità del permesso. Mentre in serata il procuratore egiziano si è affrettato a far sapere al mondo che Alaa «è in buona salute e non ha bisogno di essere trasferito in ospedale».